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Martedì, 30 Aprile 2024
Il caso

Marco Di Nunzio, l’imprenditore che reclama 26 milioni dell’eredità di Berlusconi

La strana storia del "testamento colombiano" del Cavaliere, che per la famiglia e i legali dell'ex premier sarebbe un clamoroso falso

Silvio Berlusconi non riesce a riposare in pace, neanche dopo il trapasso. In questo caso, a tenere l’ex Cavaliere al centro della scena, non è la "povera" (si fa per dire…) Marta Fascina, che - narrano le cronache - vivrebbe immersa nel dolore, nel silenzio di Villa San Martino ad Arcore, in compagnia del cagnolino Dudù (battendo il record di assenze nell’aula di Montecitorio da quando l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ndr), ma un altro tormentone, quello del presunto testamento impugnato da tal Marco Di Nunzio, un imprenditore che vive in Colombia e che sostiene di essere tra gli eredi del defunto leader di Forza Italia, per via di un atto non olografo che sarebbe stato sottoscritto dall'ex premier a Cartagena, poco più di due anni fa.

La procura di Milano indaga per falso

Secondo quanto scritto nel presunto testamento colombiano, Di Nunzio sarebbe beneficiario del 2 per cento delle azioni Fininvest, un tesoretto pari a circa 26 milioni di euro, venti dei quali sarebbero destinati a promuovere il partito Forza Italia. All’imprenditore residente in Colombia dovrebbero andare, secondo il testamento, anche tutte le azioni della società proprietaria delle ville ad Antigua e la nave 'Principessa VaiVia'.

Il pm Roberta Amadeo e il procuratore Marcello Viola, titolari del fascicolo, hanno chiesto, tramite rogatoria, di ricevere i documenti notarili per procedere a verifiche sull'autenticità di quanto sostenuto dall'imprenditore che è riuscito a far registrate il testamento da un notaio a Napoli, dopo un tentativo fallito a Milano. In una "diffida" testamentaria contenuta in una pec, Di Nunzio avrebbe allegato gli atti firmati dal notaio e chiesto di sapere quando ci sarà la lettura pubblica del testamento in Italia. Documenti che i legali della famiglia Berlusconi, che sono in contatto con la procura di Milano, considerano un clamoroso falso.

I giudici avrebbero iscritto Marco di Nunzio nel registro degli indagati per aver falsificato l’atto testamentario e starebbero valutando anche di contestargli i reati di truffa e tentata estorsione: gli eredi del Cav avrebbero in mano prove certe che dimostrerebbero che il 21 settembre del 2021, giorno in cui sarebbe stato firmato il presunto testamento, l’ex Presidente del Consiglio non era in Colombia.

Avv. Grimaldi: "Chiederemo il sequestro del 2% delle azioni Fininvest"

Le mosse della procura non sembrano però intimorire più di tanto l’imprenditore e il suo legale, che tirano dritto come Don Chisciotte contro i mulini a vento: "I difensori degli eredi Berlusconi hanno informato i giornalisti di Report circa la pendenza di un procedimento penale. Controlleremo lo stato del procedimento e il contenuto del fascicolo, al fine di comprendere su quali basi si possa discutere di presunta falsità, senza aver prima incaricato un esperto perito calligrafico e considerando l'autentica della sottoscrizione rilasciata dal notaio colombiano depositario del testamento". Così l'avvocato Erich Grimaldi, difensore e procuratore generale di Marco Di Nunzio. "La posizione ostile degli eredi - continua - ci indurrà, nei prossimi giorni, a depositare innanzi al Tribunale civile di Milano un ricorso per chiedere il sequestro giudiziario del 2% delle azioni Fininvest che, da legato testamentario, dovevano entrare nell'immediata disponibilità del Di Nunzio, come richiesto nell'atto di diffida vanamente recapitato agli eredi".

Marco Di Nunzio, dal "Movimento Bunga Bunga" al testamento colombiano

Ma chi è Marco Di Nunzio e perché Berlusconi lo avrebbe messo tra gli eredi? Leggendo le informazioni che si trovano in rete, la vicenda si fa avvincente come la trama di un cinepanettone. Cinquantacinque anni, originario di Torino, avrebbe lavorato come imprenditore e manager per alcuni cantieri navali, prima di trasferirsi, appunto, in Colombia, dove risulterebbe essere consigliere della sezione locale del "Comites", il comitato degli italiani all’estero.

Da quel poco che sarebbe trapelato dalle carte, l’imprenditore affermerebbe di essere un figlio segreto di Berlusconi (non si capisce se naturale o adottivo, ndr) e questo giustificherebbe - a suo dire - l’ingente lascito da parte dell’ex premier. Che sia vero o meno il legame di parentela, Di Nunzio deve sentirsi da sempre un figlio d’arte, perché negli anni prova, con discutibili risultati, a percorrere la strada segnata dal "papà": Nel 2010 si candida alle comunali in Sestriere con la Fiamma Tricolore, ma non viene eletto. Nel 2011, mostrando un’invidiabile perseveranza, si presenta alle elezioni comunali di Torino, omaggiando il "papà" con la lista "Movimento Bunga Bunga", che però viene bocciata per irregolarità nella raccolta delle firme.

Movimento Bunga Bunga

Ci riprova poco dopo partecipando alle elezioni del comune di Borgomasino con la lista "Movimento Bunga Bunga - Forza Juve" e nel 2013, sempre con la medesima lista (questa volta senza riferimenti calcistici, ndr) in Lombardia. I tentativi finiscono qui, anche perché nel 2016 il Tribunale di Torino lo condanna a diciotto mesi di reclusione (pena sospesa, ndr) per altre irregolarità nella raccolta delle firme allegate alla lista. Poco dopo si trasferisce in Sudamerica e di lui si perdono le tracce.

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