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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il discorso

Meloni: "Serve una battaglia per difendere la famiglia e Dio, la nostra identità è sotto attacco"

Dal palco del 'Budapest Demographic summit' la premier rispolvera i temi identitari e cita il famoso discorso pronunciato nel 2021 al raduno di Vox. L'Ungheria di Orban? "Sulla natalità è un modello da seguire"

"Il declino della popolazione non è il nostro destino". Lo ha detto la presidente del consiglio Giorgia Meloni che oggi è intervenuta al Budapest Demographic summit per parlare di lotta alla denatalità. La premier ha fatto il suo ingresso nella sala che ospita l'evento accompagnata dalla presidente ungherese Katalin Novak. Quindi ha salutato il primo ministro Viktor Orban. "Stiamo guardando con ammirazione i risultati raggiunti dall'Ungheria" ha detto Meloni, definendo il Paese di Orban "l'esempio perfetto di come le cose possono cambiare se abbiamo la volontà e il coraggio di prendere i provvedimenti necessari. In Ungheria si è riusciti a fermare la tendenza in calo della natalità, sono aumentati i posti di lavoro, e anche l'occupazione femminile".

Meloni ha incentrato il suo intervento sulla difesa dei valori tradizionali. Come ai vecchi tempi, quando andava all'attacco dall'opposizione. E non è un caso che la premier abbia voluto citare il discorso pronunciato nel 2021 al raduno del partito di estrema destra spagnolo Vox. "Con il mio discorso ormai celebre 'sono una donna, una madre, sono cristiana' volevo dire che viviamo in un'era in cui tutto ciò che ci definisce è sotto attacco e questo è pericoloso per la nostra identità nazionale di famiglia e di religione. Senza questa identità siamo solo numeri". Secondo la presidente del consiglio serve dunque "una grande battaglia" per "difendere la famiglia", perché difendere la famiglia significa "difendere Dio, la nostra identità e tutto quello che ha contribuito a costruire la nostra civiltà".

Meloni: "Il futuro è preoccupante, c'è un sentimento nemico della famiglia"

La presidente del consiglio ha assicurato che il tema della famiglia è al centro della sua agenda. E di quella del governo.  "Oggi abbiamo l'opportunità importante di affrontare questioni chiave per l'agenda europea: famiglia e sfide demografiche. Queste sfide fanno parte del cuore della politica del governo italiano, il cui obiettivo è quello di promuovere la famiglia", ha detto la premier. "Il nostro obiettivo primario - ha aggiunto - è quello di avviare un cambiamento sostanziale e culturale" sul tema della natalità.

Non solo. La presidente del Consiglio ha parlato di un "sentimento nemico della famiglia" nella società occidentale. E citando i dati sul calo delle nascite ha proseguito: "Attualmente il futuro proiettato davanti a noi è molto preoccupante. Dobbiamo riflettere su come viene rappresentata oggi la famiglia, la cui immagine si è sfocata" e i cittadini vengono considerati "consumatori".

"Da quando è nata mia figlia sono più forte"

"È possibile - ha aggiunto Meloni - dare alle donne la possibilità di far nascere i bambini senza rinunciare alla carriera e viceversa, la vera libertà è essere in grado di scegliere. Sono diventata più forte quando mia figlia è nata" ha rivelato. "E quando la vedo so che anche quando sono stanca e penso «mi arrendo, non è vita questa»", allora "penso che sto facendo qualcosa per lei. I bambini rendono le donne più forti anche nell'ambiente di lavoro. Non sono un limite. Vogliamo garantire questa libertà".

L'obiettivo del governo "è rimanere in carica per lunghi anni, che è una cosa rara in Italia", ha detto ancora Meloni rimarcando di essere alla guida di un esecutivo "forte e unito". Se l'Ungheria di Orban è un "esempio perfetto" quanto accaduto "nel mondo sovietico è un monito a non ripetere quell'esperimento", ovvero "lo Stato che si sostituisce alle famiglie". La rivoluzione del '56, ha detto la premier, "non era solo contro un potere straniero ma contro chi cercava di distruggere le basi dell'identità delle persone. Nessuna propaganda di oggi può strappare quelle pagine dalla storia. Lo vediamo anche in Ucraina, non possiamo accettare queste cose".

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