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Domenica, 28 Aprile 2024
L'intervista

"La protesta dei trattori è contro le destre, la transizione ecologica non c'entra"

Benedetta Scuderi, candidata italiana al congresso dei Verdi Europei a Lione, spiega, a Today.it, quale sarà la nuova strategia dei partiti ambientalisti a Bruxelles

Sembra passato un secolo dal 2019 e da quell'ondata verde che attraversò tutto il nord Europa facendo salire gli ambientalisti nei piani alti di Bruxelles. Oggi ad attenderli c'è una difficile campagna elettorale e un vento sovranista che soffia in tutto il continente, un vento che vuole mettere in discussione l'agenda verde e che sta fomentando le proteste degli agricoltori. Anche per questo, nel manifesto del congresso di European Greens di Lione, si è scelto di percorrere la strada del Green Social Deal, un'evoluzione del Green Deal che vuole rispondere in maniera più concreta alle richieste del mondo produttivo che teme di essere penalizzato dalla transizione ecologica.

La risposta dell'Europa agli agricoltori: "Paghe più giuste, ma Green Deal è vitale" 

A guidare la campagne elettorale dei Verdi Europei saranno due "veterani": la tedesca Terry Reintke e l'olandese Bas Eickhout. Dietro di loro, la l'italiana Benedetta Scuderi, 32 anni, co-portavoce della Federation of Young European Greens, che sarà tra i candidati di punta della lista dell'Alleanza Verdi Sinistra alle elezioni del prossimo giugno. Una proposta giovane e di rottura, che non ha sfigurato al Centro Congressi di Lione, ed è stata forse penalizzata dall'esigenza di serrare i ranghi in vista di un prossimo Europarlamento in cui i numeri potrebbero richiedere di giocare d'esperienza. 

"Abbiamo fatto una campagna meravigliosa – spiega Scuderi a Today.it – ottenendo un grandissimo risultato per una persona come me che stava sfidando due europarlamentari bravissimi. Siamo gli unici che ci presentiamo con due candidati e poi convergiamo su di loro, a differenza di altri che schierano nomi di bandiera e poi convergono su altri. Dobbiamo partire da qui. La cosa che ci sta dando energia, che mi sta dando energia, è vedere tutti questi volti giovani, tutte queste giovani donne, queste persone LGBT, che sono qui con noi.

Dal dalle ceneri del Green Deal nasce il Green Social Deal, una transizione più pragmatica. Un cambiamento figlio della necessità di parlare a tutti?

"La nostra campagna sarà basata su due principi fondamentali: giustizia sociale e giustizia climatica, che devono andare di pari passo. Vogliamo ricreare un Green Social Deal che guardi effettivamente alle problematiche sociali da un punto di vista verde. Perché tutte le grandissime disuguaglianze che abbiamo nei nostri Paesi, a cominciare dalla disoccupazione giovanile, devono essere viste sotto una lente verde. La transizione ecologica può e deve essere un traino per creare delle politiche sociali e per avere un'economia più giusta, un mondo del lavoro più giusto, un sistema socio-economico più giusto. Questo è quello per cui noi lotteremo".

candidati

C'è però qualche differenza di vedute anche tra voi: i "pragmatici" tedeschi, ad esempio, vorrebbero allungare i tempi della neutralità climatica dal 2040 al 2045.

"Sì, ci sono delle normali differenze di vedute, cosa che accade in tutte le famiglie europee. In parte dipende anche dal fatto che alcuni sono partiti di governo e altri no. Quando noi verdi partecipiamo ai governi siamo sempre all'interno di coalizioni che richiedono compromessi con altri e quindi può diventare difficile conciliare tutti gli obiettivi di un manifesto europeo con quella che è l'agenda politica dei vari Paesi. Rispetto al passato dobbiamo affiancare gli obiettivi a delle timeline: se l'obiettivo, ad esempio, è lo stop alla plastica monouso, i Paesi devono muoversi per aiutare le imprese a convertire la produzione con tempi certi, non  abolirla con un decreto il mese prima della scadenza facendo fallire le aziende. Idem per altre questioni come le Ztl: non si può aspettare che città come Roma vadano in procedura di infrazione per la qualità dell'aria per metterle, quando si sapeva da dieci anni che andavano fatte e non si è fatto nulla per potenziare i mezzi pubblici. È chiaro che poi i cittadini vedono la transizione green come qualcosa che li danneggia. Dal 2020 sappiamo che nel 2035 ci sarà lo stop alla produzione di automobili a combustione fossile, ci sono stati dati 15 anni per accompagnare questo passaggio".

Siete un po' divisi anche sulle grandi questioni internazionali, dalla Nato all'invio di armi all'Ucraina, fino alla condanna delle stragi di civili a Gaza.

"Se andate in qualsiasi famiglia politica troverete le stesse discussioni, da questo punto di vista non siamo speciali. D'altronde in Europa ognuno ha la sua storia. Abbiamo dei partiti verdi che vengono da Paesi dell'Est che hanno rapporti difficilissimi con la Russia, mentre altri hanno una tradizione più pacifista, perché non sentono la minaccia alle porte. È per questo che spingiamo tutti per avere un'Europa sempre più politica, che preveda anche un meccanismo di difesa comune che faccia sentire tutti al sicuro".

Terry Reintke e Bas Eickhout

Gli agricoltori protestano contro l'Europa e in particolare contro la politica agricola comune. Le destre hanno fatto passare il messaggio che la transizione green li penalizzi. 

"Gli agricoltori non stanno contrastando le politiche ambientali, ma le politiche della destra, sia a livello nazionale che in Europa. Ci stanno dicendo che non riescono più a lavorare e noi non ci gireremo dall'altra parte, perché stiamo andando incontro a un peggioramento della situazione. Già dalla prossima estate, in Italia, il cambiamento climatico porterà nuove ondate di siccità; gli agricoltori avranno difficoltà, dovranno sopportare l'aumento dei costi dovuti al caro energia, dovranno assicurare i terreni per via degli eventi estremi, che nei prossimi anni diventeranno molto più frequenti. È la destra che ha approvato una Pac (Politica Agricola Comune, ndr) che danneggia i piccoli e i medi agricoltori, che sono quelli che stanno protestando: sono loro che non ricevono abbastanza sussidi dall'Europa, perché i sussidi sono destinati soprattutto all'agricoltura industriale e alle grandi multinazionali. È la destra che protegge le multinazionali in Italia e in Europa il problema di questi agricoltori, non certo noi che vogliamo dar loro risposte e nel Parlamento europeo abbiamo contrastato con tutte le nostre forze la Politica Agricola Comune".

Se è come dice, come mai se la prendono con l'Europa e non contro le destre?

"La destra sta strumentalizzando la protesta, facendo una sorta di black washing. Mettono in risalto un punto contestato, ovvero la norma della Pac che sancisce l’obbligo di lasciare incolto il 4 per cento dei terreni per stimolare la biodiversità; ma per gli agricoltori quello è solo l'ultimo dei problemi. La principale ragione della protesta è di natura economica: i produttori si sentono schiacciati dalla grande distribuzione che lascia loro le briciole. Il governo Meloni che in Italia ha tolto lo sconto Irpef ai piccoli imprenditori agricoli; è la destra che favorisce da sempre le grandi multinazionali della big farming a cui i piccoli sono costretti a vendere i prodotti a prezzo ribassato per non fallire; è sempre il governo Meloni che ha abolito il fondo per il clima".

Se si trovasse di fronte a quei trattori, su cosa prometterebbe una svolta?

"Noi non possiamo, come Commissione Europea, chiedere ai nostri produttori di rispettare degli standard che portano all'aumento dei costi di produzione e di vendita, quando poi importiamo da altri Paesi che non rispettando quegli standard possono abbattere i prezzi, danneggiando la nostra economia interna e mettendo a rischio anche la nostra salute. Oltretutto, non serve a nulla applicare delle politiche ambientali solo in Europa quando il problema è globale: bisogna imporre a tutti quelli che vogliono vendere le merci da noi di applicare quegli standard. E poi vogliamo che la grande distribuzione paghi il giusto e che non decida il prezzo del prodotto: per farlo bisogna moltiplicare il luoghi dove c'è un contatto diretto con l'agricoltore da parte della comunità, che permetta a quel produttore di non essere costretto  a finire nella morsa della grande distribuzione che lo costringe a pagare extra profitti, logistica, impatto ambientale. In Italia coltiviamo ovunque: avvicinare di più il produttore al consumatore non è utopia, si può fare".

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