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Domenica, 28 Aprile 2024
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Report "demolisce" il ponte sullo Stretto di Salvini, ma è polemica

La trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci manda in onda un servizio dal titolo "L’uomo del ponte" in cui smonta l’opera. Dura replica della pagina pagina "Ponte sullo Stretto di Messina": nel servizio "disinformazione antiscientifica"

"Dopo cinquant’anni di chiacchiere, il consiglio dei ministri approva il ponte che unisce la Sicilia al resto d’Italia e all’Europa". Inizia con questa frase del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il servizio di "Report" dal titolo "L’uomo del ponte" che si occupa di tutte le criticità e dei "lati oscuri" dell’opera faraonica già inseguita da Silvio Berlusconi e oggi bandiera del vicepremier e leader leghista.

Su occupazione ed emissioni di CO2 i conti non tornano

La trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci punta subito i riflettori sui dati utilizzati dal ministro per sponsorizzare la grande opera, in particolare quelli sull’occupazione e sulle emissioni di CO2: secondo Salvini, il ponte sullo Stretto darà lavoro a centomila persone e farà risparmiare 140mila tonnellate di emissioni di CO2.

Da dove arrivano questi dati? In realtà, spiega il servizio, non esiste alcuno studio di un’università, ma a dare i numeri sarebbero stati Giovanni Mollica, vicino al Rotary Club di Messina e un’associazione che promuove la costruzione del ponte. Inoltre, spiega ancora Report, Mollica è stato consulenza di Eurolink e ha collaborato quindi con il consorzio incaricato alla costruzione dell’opera. Non proprio una voce "disinteressata", insomma.

I rischi per il cambiamento climatico

Un altro tema affrontato dal programma condotto da Ranucci ha risvolti decisamente più inquietanti: il ponte sullo Stretto è un’opera sicura? Secondo alcuni esperti interpellati, il progetto non terrebbe conto dei cambiamenti climatici e in particolare si baserebbe su dati relativi all’aerodinamica per il vento che oggi non sarebbero più così attendibili, soprattutto se dovessero verificarsi eventi estremi come quelli a cui ormai assistiamo continuamente. In parole povere, il nemico più pericoloso di un'infrastruttura di questo tipo, il vento, non è più prevedibile come prima. In questo contesto, una nomina che fa riflettere è quella di Alberto Prestininzi, coordinatore del comitato tecnico scientifico voluto da Salvini e ordinario di Ingegneria all’università "La Sapienza": è tra i firmatari di un appello dal titolo "L’emergenza climatica non esiste". C'è da sperare che abbia ragione.

Ombre su Pietro Ciucci

C’è poi una questione prettamente politica. Per gestire l’opera, il vicepremier ha voluto Pietro Ciucci, un sempreverde già in campo dai tempi dell’Iri a guida Romano Prodi e che fino al 2013 era amministratore delegato della Società Stretto di Messina voluta da Silvio Berlusconi. Report ricorda che Ciucci, dal 2006, è stato anche direttore generale dell’Anas e durante la sua gestione sono crollati tre viadotti, in particolare quello sulla Palermo-Agrigento, inaugurato senza collaudo e venuto giù nel dicembre del 2014. In quell’occasione la procura di Palermo aprì un fascicolo in cui finirono tredici persone, tra cui lo stesso Ciucci, ma la prescrizione è ormai quasi certa.

La dura replica della pagina "Ponte sullo Stretto di Messina": Da Report "disinformazione antiscientifica"

A contestare punto per punto i contenuti del servizio di Report è stata la pagina Facebook "Ponte sullo stretto di Messina", animata da un gruppo di docenti universitari e architetti, da anni molto attiva nel sostenere la tesi che la grande opera sia necessaria e che la sua realizzazione non presenti impedimenti di carattere tecnico. "Sono state condivise molte informazioni sbagliate – si legge nel lungo post – che hanno creato disinformazione antiscientifica e dubbi immotivati negli spettatori. Secondo Report, la Stretto di Messina 'non ha fatto nulla'. Si tratta di una menzogna che non tiene minimamente conto del fatto che la SdM, coinvolgendo i più grandi esperti mondiali in ponti sospesi di grande luce ha permesso di arrivare al progetto definitivo dell'opera. Sono stati necessari vent'anni di lavoro e lo sviluppo di nuove tecnologie che oggi rappresentano il gold standard a livello mondiale".

"Si è tenuto conto di eventi estremi"

La pagina contesta anche le valutazioni sugli effetti climatici estremi e sui terremoti: "Secondo Report - si legge ancora nel post - la progettazione non ha tenuto conto del vento e di eventi estremi. Menzogna clamorosa. Proprio il vento è stato uno dei più grandi focus in fase di progettazione. L'impalcato del ponte di Messina è stato progettato per essere stabile anche in caso di eventi estremi inverosimili per non dire impossibili, come tempeste da primato che soffiano a 300 km/h. Nello Stretto di Messina, non si è mai raggiunta nemmeno la metà di questa velocità". Quanto al rischio sismico, la pagina specifica che "i ponti sospesi di grande luce sono le strutture umane più sicure in caso di sisma. Anche devastante. Sono quelle che assorbono meno input sismico e che reagiscono in modo più disconnesso durante un terremoto".

"Opera super controllata"

Per i sostenitori dell’opera, chi parla di possibili infiltrazioni mafiose fa un'affermazione è pericolosissima: "Non creare le opere per paura della criminalità organizzata è il metodo migliore per portare allo scatafascio il territorio e annientare il futuro della popolazione. Per il ponte di Messina, parliamo di un progetto internazionale identificato come strategico dall'Unione Europea che sarà realizzato con riflettori perennemente puntati da qualsiasi direzione e controlli speciali. Se c’è un progetto dove è rischioso e difficile infiltrarsi è proprio questo".

"Il progetto non è obsoleto"

"Una menzogna a dir poco diffamatoria": così è bollata la tesi avanzata dalla trasmissione di Sigfrido Ranucci che definisce obsoleto il progetto: "Il progetto - spiega ancora la pagina - rappresenta ancora oggi il gold standard mondiale in materia di ponti sospesi di grande luce con impalcato di terza generazione, la più recente". Una progettazione "già in stato avanzatissimo, come confermato dalla società statunitense Parsons, una delle realtà più importanti al mondo in ambito".

"Le emissioni di CO2 saranno ridotte"

Altro appunto riguarda le emissioni di CO2: "Come sa qualsiasi esperto in ambito - si legge sul post - un collegamento stabile è sempre meno inquinante di un collegamento non stabile (in questo caso marittimo, il più inquinante che ci sia sulle brevi distanze). La cosa è aggravata dal fatto che i traghetti costringono i veicoli a incolonnarsi nei centri urbani, dove le emissioni di particolato cancerogeno toccano livelli allarmanti. E, ovviamente, dall’impossibilità tecnica di istituire un servizio ferroviario a basso impatto ambientale".

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