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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Renzi, Letta e il voto che non c'è: chi fa la staffetta e chi perde le staffe

Renzi presidente del Consiglio al posto di Letta: ancora una volta la soluzione dei partiti per "sbloccare il Paese" non passa per il voto. Conviene al rottamatore? E agli italiani?

ROMA - Matteo Renzi al governo, Enrico Letta chissà dove. La chiamano staffetta. Gli italiani ne hanno bisogno? In che Paese viviamo? "Noi Italia", il rapporto diffuso ieri dall'Istat, ci fotografa come un Paese tristemente vecchio, drammaticamente indebitato, disgraziatamente disoccupato. Tuttavia non questo, ma il cambio al vertice del governo, dato ormai per imminente, occupa i paginoni dei quotidiani e i servizi dei tg. Che sia proprio questa staffetta la panacea di tutti i mali?

Basta farsi un giro su Facebook e Twitter (oppure un viaggio in metropolitana o sull'autobus) per farsi un'idea dell'umore "dell'italiano medio". Lontano dalle pastoie del politichese, chi si sveglia presto per andare al lavoro avverte in questo cambio di guardia "l'ennesimo giochetto di Palazzo", classica manovra all'italiana di una politica a corto di idee che si affida al salvatore della patria di turno, Messia delle riforme sempre sbandierate e mai approvate. Si spostano le pedine senza la legittimazione popolare del voto. Con quest'ultimo che pare essere diventato un lusso tutto italiano, non un diritto. L'italiano "medio" - orrenda definizione! - è stanco, ha perso sogni, speranze e forse pure le staffe.  

Dal vocabolario Treccani: "nell’atletica leggera, la corsa a staffetta, e più comunemente staffetta, è una gara a squadre (dette anch’esse staffette e composte di tre o quattro membri ciascuna) su percorso piano o misto che viene diviso in frazioni: ciascun concorrente deve percorrere una frazione e trasmettere un bastoncino al compagno che subentra. Sulla pista sono tracciate una riga 10 metri prima e una riga 10 metri dopo la linea di partenza di ogni sezione del percorso: tali righe delimitano la zona di passaggio del bastoncino (testimone) che è proibito lanciare al compagno; quando il bastoncino cade a terra deve essere raccolto dal concorrente che lo ha lasciato cadere". Il passaggio di testimone tra Letta e Renzi configura, invece, un avvicendamento tutt'altro che pacifico. Persino Napolitano, tessitore e timoniere nella temperie politica degli ultimi anni, ha gettato la spugna, affidando al Pd "l'ultima parola sul governo". Letta prova a resistere e propone un patto di coalizione, ma il partito sta con Renzi e la riunione della direzione del Pd domani sancirà il passaggio di consegne.

RENZI PREMIER: PRO E CONTRO - Con il premier determinato a giocarsi fino in fondo una partita che sembra già persa, il segretario dem è pronto a "sporcarsi le mani". Renzi potrà costruire (da Roma) e non solo spingere per le riforme e rottamare (da Firenze). Un compito arduo da assolvere con una maggioranza ancora più allargata - e prevedibilmente litigiosa - di quella che sostiene oggi Letta. Il sindaco di Firenze ha impostato la campagna per le primarie sullo slogan del "cambiare verso": si può cambiare davvero verso sedendosi a Palazzo Chigi senza avere la legittimazione del voto popolare, come accaduto ai predecessori Monti e Letta? Vedremo.

BERLUSCONI SE LA RIDE - Nel marasma c'è uno spettatore interessato e pronto a passare all'incasso: Silvio Berlusconi. Perché se cade Letta lui può dire di aver battuto tutti sul tempo, dopo aver sferrato mesi fa il colpo decisivo alle larghe intese, uscendo dalla maggioranza. E perché se entra Renzi e poi non arrivano i risultati, ha "ucciso" l'ennesimo avversario politico standosene fermo ad osservare, a far le carezze a Dudù.

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