rotate-mobile
Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Dalla Grecia contro "questa Europa": ecco l'anti Renzi

Per Der Spiegel è "il nemico numero uno dell'Ue". Ma in Italia il leader di Syriza rischia di diventare l'ultima spiaggia sulla quale provare a far approdare la sinistra alla deriva: da Civati a Fassina, da Ferrero ai vendoliani "di sinistra" il rischio è un Ingroia bis

Alexis Tsipras - dalla Grecia con furore - non ha ancora quarant’anni ma ha un curriculum politico bello pieno: è il leader di Syriza, partito della ‘sinistra radicale’ – come dicono i commentatori bravi – che sta sbancando nell’elettorato greco; da vicepresidente è candidato, per il Partito della Sinistra Europea, alla presidenza della Commissione europea.

Anche Matteo Renzi-  da Rignano sull’Arno sempre con furore - di sei mesi più giovane, ha uno storico decisamente denso: sindaco di Firenze, segretario del Pd, pronto a traslocare a Palazzo Chigi al posto ‘dell’amico’ Letta (questione di ore, al netto dei ribaltoni dell’ultimo minuto). C’è chi la chiama staffetta, definizione scomoda visto il sincronismo del gesto, chi , come ‘Enrico’ , manovra-spallata di palazzo.

Ora, cosa c’entra Tsipras con Renzi? Nulla e tanto, insieme. A tenerli legati, da un filo invisibile, non è il giovanilismo (roba per altro particolare: solo in Italia, per quel che riguarda la classe dirigente, si è giovani a 40 anni) ma il futuro della sinistra. Europea, ma soprattutto italiana.

Da qui in poi, per procedere, è necessario fare un passo indietro e riassumere brevemente perchè il greco sta facendo fibrillare il Continente. Il Der Spiegel, quotidiano tedesco di riferimento, lo ha definito il “nemico numero uno dell’Europa”, eppure Tsipras da mesi va dicendo che ha un unico obiettivo: lavorare per l’Europa. Un’altra Europa, non quella dei “banchieri”, ma dei “cittadini”. L’idea è quella che l’Unione riparta dagli europei e non dalle politiche dell’austerity, del 3% del debito, dei mercati. Un’analisi lacrime e sangue sperimentata in casa, nel dramma di una Grecia che ha perso il 25% del Pil in cinque anni dopo la cura Bruxelles (e tedesca). Per questo Tsipras punta deciso ad una nuova negoziazione del debito nei singoli stati europei; proponendo in questo che il 60% del debito dei paesi maggiormente in crisi sia condonato. Come dire, per far ripartire la macchina Europa, tutta, c’è da rimettere al centro della questione la solidarietà.

Teoria che troppo peregrina non è, come prima di lui hanno detto i due Nobel per l’economia Stiglitz e Krugman: “La politica del rigore e dei tagli – riassumendo la loro tesi dal Sole 24 Ore – deprime sempre di più i diritti fondamentali dei cittadini più poveri, quali quelli al lavoro, all'istruzione e alla sanità e rende impossibile la ripresa delle economie, condannandole a depressioni senza termini”.

Sarà che la logica del rigore - e dello stringere la cinghia - rapportata ai grandi asset finanziari cominci a stare davvero stretta non è una novità. Come no è una novità che le logiche della Troika contribuiscano a dinamiche di abbandono e quindi di allontanamento (che non vuol dire essere anti europeisti, come spesso viene tradotto). Sta di fatto che la lista Tsipras sta bucando a sinistra. Tanto che un manipolo di intellettuali – tra cui Andrea Camilleri, Luciano Gallino, Barbara Spinelli, Marco Revelli e Guido Viale, insieme al direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais – hanno sposato la causa appoggiando la candidatura del greco. Una lista civica a sostegno di un leader ‘straniero’, che ha già raccolto circa 20mila firme.

Detto questo, che c’entra Renzi? Come ha ricordato Barbara Spinelli, Bobbio diceva, “per difendere il tema della disuguaglianza non c’è che la sinistra”. È su questo tema che si è sempre giocato il grosso della partita a sinistra. Grosso della sinistra, perché i numeri fanno volume, che sta con il sindaco di Firenze. Fenomeno certificato dalle primarie e dall’ascesa irrefrenabile di ‘Matteo’. Tuttavia, Renzi, più che uomo della sinistra, è uomo concreto, del fare. Ed è proprio in questo e su questo fare che si annidano le spaccature, i problemi. Di merito, soprattutto. Sempre a sinistra.

Ora, senza entrare nel merito, per l'appunto, della dicotomia filosofica e politica tra la sinistra blairiana e quella radicale, in Italia, l’avvento di Tsipras ha posto un tema politico. Un problema che potrebbe sfociare in una soluzione 'geografica'. La questione è tutta dentro il Pd. Quello di Renzi e dei renziani, il nuovo apparato dem; quello dei Fassina e dei Civati. Insieme, dentro ad involucro troppo grande, talmente dilatato da non comprendersi.

Non pare un caso che Stefanno Fassina, poco dopo quel “chi?”, abbia teso una mano al leader di Syriza. La sua idea, come ha scritto sul Manifesto, quella di “costruire, sulla base di punti condivisi, un Manifesto per un’altra Europa; un percorso comune tra i candidati al parlamento europeo della lista Tsipras e i candidati del Pd impegnati per la svolta”. Come dire, in ottica europea: il Pd appoggerà la candidatura del Pse, quella dell’attuale presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, tuttavia l'ex viceministro si augura un dialogo “senza ambiguità, costruttivo” per “iniziative unitarie a Strasburgo, dopo il 25 maggio”.

Prima di Fassina, attraverso “una riflessione aperta a tutto il centrosinistra”, è stato Pippo Civati ad aprire il fronte greco. Civati sostiene che il Pd deve “cambiare linea rispetto alle politiche europee” e che “il fenomeno Tsipras, anziché limitarsi a rappresentare la sinistra del Gue in Europa, debba contaminare il dibattito di tutta la nostra parte. Secondo l’ex candito alla segreteria dem, del resto, “gran parte di quello che Tsipras ha dettosono mesi che lo dice anche Romano Prodi, spiegando che la politica tedesco-tedesca dell’Europa è insostenibile”.

Un pezzo di intellighenzia di sinistra (a cui si potrebbe aggiungere Rodotà), più Fassina e Civati. E ci potrebbe stare Ingroia e Ferrero. Con Vendola che ci sta pensando anche se Sel sta vivendo una fase alla bagnomaria, a sinistra di Renzi (e forse, da domani al governo con Renzi, ecco la madre e il padre di tutte le perplessità) alla destra del greco. E se la svolta centrista di ‘Matteo’ aprisse, in Italia, la fase della pace a sinistra? All’epoca dei comuni, quando il Medioevo era agli sgoccioli, il Podestà, come simbolo di garanzia, veniva sempre da fuori. Che la sinistra, per ricomporsi, abbia trovato la risposta in Tsipras? A breve, la risposta.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dalla Grecia contro "questa Europa": ecco l'anti Renzi

Today è in caricamento