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Martedì, 30 Aprile 2024

La 'ndrangheta aveva un piano per uccidere Giulio Cavalli: "Deve sembrare un incidente"

Giulio Cavalli, attore ed ex consigliere regionale alla Regione Lombardia, racconta cosa passa per la sua mente in questi difficili giorni

Il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura racconta il progetto della 'ndrangheta per fare fuori l'attore lodigiano Giulio Cavalli, attore ed ex consigliere regionale alla Regione Lombardia.

L'indicazione arrivò nel 2011 da emissari dei clan De Stefano-Tegano. All'epoca Cavalli era già sotto scorta perché portava con successo nei teatri d’Italia il suo impegno civile contro le mafie.

La criminalità organizzata mal digeriva i suoi spettacoli, come "Do ut Des", dove ridicolizza i riti mafiosi. Lo spettacolo era stato realizzato grazie alla collaborazione con il comune di Lodi e quello di Gela (guidato allora da Rosario Crocetta)

 “In pratica – ha detto l’ex boss – bisognava trovare qualcuno di basso livello che rubasse un camion, nella fuga poi si provocava l’incidente mortale, quindi il tizio si sarebbe dato alla fuga, solo in un secondo tempo sarebbe stato ucciso e seppellito”. Un omicidio fatto passare per tragica fatalità. “Mai e poi mai si doveva sapere che dietro c’era la ‘ndrangheta”. Perché Cavalli sarebbe diventato un martire. E, invece, “quel Cavalli lì, mi dissero, è solo uno scassa minchia”.

E' Cavalli stesso su L'Espresso a raccontare cosa ha provato e cosa passa per la sua mente negli ultimi difficili giorni.

Sono anni che so che qualcuno mi vuole male, anzi, sono anni che so bene che qualcuno mi vedrebbe volentieri morto. Lo so io, lo sanno quelli che mi accompagnano con la pistola in tasca e non avrebbero mai pensato di farlo in un impolverato camerino teatrale e lo sanno quelli che ci vivono, bene o male, con me.

"Dietro la delegittimazione - racconta sempre Cavalli -  che avrebbe dovuto ammazzarmi prima di ammazzarmi c'è un vizio sociale, mica solo mafioso, e per questo alle mafie funziona perfettamente. L'ho vissuta in tutti questi miei ultimi anni, la delegittimazione, ogni mattina, che ti arriva insieme alla colazione, nel ruolo del minacciato: esposto al cannibalismo perché dovrebbe fare parte dei giochi, mi dicono"

Poi c'è l'omicidio travestito da incidente. E anche a questo siamo abituati, no? Al Paese dei morti che sono stati suicidati e subito alla svelta tutti a chiudere il caso: come si impacchettano le verità qui da noi, nemmeno al ristorante con il pesce. L'omicidio è una conferma. Conferma dolorosa, sì, ma stava nell'aria.

Fonte: L'Espresso →
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