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Venerdì, 26 Aprile 2024
Alimentazione

Mangiare pesce fa bene, ma attenzione al mercurio: i consigli per la salute

L’analisi di Altroconsumo sulle specie più consumate in Italia e le raccomandazioni degli esperti, in particolare per bambini e donne in gravidanza

Il pesce è considerato un alimento prezioso che non dovrebbe mai mancare in una dieta equilibrata. Le sue proprietà e i suoi benefici sono noti (ad esempio per quanto riguarda la prevenzione di malattie metaboliche, cardiovascolari e di alcune forme tumorali come il cancro al colon), ma può nascondere anche delle insidie. È il caso già noto del mercurio, un metallo pesante che inquina l'ambiente e che tende ad accumularsi nei pesci e in alcuni molluschi nella forma del metilmercurio, altamente tossica per il sistema nervoso in fase di sviluppo dell'uomo.

L'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha stabilito anni fa le dosi settimane tollerabili (TWI) destinate a proteggere i consumatori dagli effetti avversi dell'assunzione di metilmercurio. 

Pesci e mercurio, l'analisi di Altroconsumo

Predatori e pesci di grossa taglia (come pesce spada e verdesca) tendono ad accumulare alti livelli di mercurio. Altroconsumo ha condotto un'analisi su circa 100 pesci, freschi, conservati e surgelati, delle venti specie più consumate in Italia, per verificare la presenza di questa sostanza e aiutare i consumatori a regolarsi per non superare la soglia di assunzione indicata dall'Efsa. "La possibilità di superare la soglia di sicurezza è reale quando si consumano pesci predatori di grossa taglia, come il pesce spada e la verdesca (un tipo di squalo) ed è molto evidente soprattutto per la fascia di popolazione più vulnerabile, ovvero i bambini e gli adolescenti", spiega Altroconsumo illustrando i risultati della sua analisi condotta in laboratorio. "Con una sola porzione di queste specie, infatti, nel peggiore dei casi si assume più del doppio della dose settimanale accettabile", ricorda, ma ci sono anche diverse altre specie di pesci molto diffuse che "risultano poco contaminate", come ad esempio la trota salmonata, il tonno in scatola, le sardine e lo sgombro.

Che fare, quindi? Il consiglio, conclude Altroconsumo, è di privilegiare i pesci meno soggetti all'inquinamento da mercurio, ossia quali di taglia più piccola o non carnivori, e di variare le specie più più possibile: "I pesci predatori come lo spada non andrebbero consumati più di una volta la settimana".

Per quanto riguarda i bambini e le donne in gravidanza, le raccomandazioni sono più stringenti. Una porzione di tonno già copre il 35% della quota di mercurio per i bambini e quindi non dovrebbero mangiarne più di una volta a settimana. Le donne incinte, come pure quello che hanno programmato una gravidanza o stanno allattando, dovrebbero evitare il consumo di pesci predatori, così come dovrebbero fare anche i bambini, chiarisce Altroconsumo. 

Pesci e mercurio, la tabella con l'analisi di Altroconsumo

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