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Venerdì, 26 Aprile 2024
Sonno e memoria

Come nascono i ricordi e la memoria

Riattivando i ricordi mentre dormiamo il cervello consolida le memorie, e determina quali dettagli della giornata ricorderemo, e quali sono invece destinati ad essere dimenticati

Durante il giorno il nostro cervello registra costantemente eventi e informazioni con cui veniamo in contatto. Alcune di queste le ricorderemo per anni, decenni, o anche per tutta la vita. Altre invece sono destinate, inevitabilmente e rapidamente, all’oblio. Cosa determina il destino di un potenziale ricordo? Un fenomeno definito consolidamento, che trasforma la memoria a breve termine in memoria a lungo termine, legato tra le altre cose anche a quello che ci accade durante il sonno: rivivere un’esperienza mentre dormiamo aiuta infatti a fissarla indelebilmente nella nostra memoria. A rivelarlo è uno studio appena pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences dai ricercatori della Northwestern University e del centro epilessia dell’Università di Chicago. 

Che il sonno svolga un ruolo importante nel consolidamento della memoria, a dire la verità, viene ipotizzato da tempo. La ricerca però ha permesso di ottenere nuovi indizi preziosi studiando, per la prima volta, l’attività cerebrale dei dormienti direttamente dall’interno del cranio. Lo studio ha infatti coinvolto cinque pazienti epilettici, a cui erano stati impiantati degli elettrodi nel cervello per identificare quali fossero le migliori opzioni terapeutiche per il loro disturbo. Approfittando della presenza dei sensori, i ricercatori hanno chiesto ai cinque volontari per partecipare in un test di apprendimento, così da studiare con precisione l’attività elettrica del loro cervello durante la notte, e poi verificare l’indomani quante delle informazioni apprese fossero diventate ricordi stabili. 

Durante la fase di apprendimento i cinque volontari hanno memorizzato la posizione di diversi oggetti all’interno di una simulazione computerizzata, e ad ogni oggetto è stato associato un suono, così da collegare il ricordo ad uno stimolo uditivo. Nel corso della notte i ricercatori hanno quindi riprodotto metà dei suoni appresi nella fase precedente, ad un volume troppo basso per svegliare i partecipanti, ma sufficiente perché venisse captato dal loro cervello, monitorando nel frattempo l'attività dell'ippocampo (un'area fondamentale per la memoria) e delle zone limitrofe grazie agli elettrodi. L’indomani, infine, è stato chiesto loro di ripetere il test, per verificare di quali dei 30 oggetti virtuali ricordassero ancora la posizione. 

Risultato: gli oggetti associati a suoni riascoltati nel corso della notte sono stati ricordati con più precisione da tutti i cinque volontari. Studiando i tracciati cerebrali registrati durante la notte i ricercatori hanno trovato inoltre dei pattern di oscillazione delle onde cerebrali molto precisi, in corrispondenza dei momenti in cui erano stati riprodotti i suoni collegati alle memorie apprese prima di andare a dormire. Gli aumenti dell'attività elettrica del cervello coinvolgevano l'ippocampo e l'adiacente corteccia mediale temporale, e sono risultati proporzionali al miglioramento ottenuto nel test mnemonico al risveglio.

Secondo gli autori dello studio, i dati raccolti suggeriscono con forza che il sonno sia un momento estremamente importante per il consolidamento dei ricordi, e che questo avvenga, in particolare, riattivando, o rivivendo, le memorie immagazzinate durante il giorno (un processo che probabilmente è anche alla base dei nostri sogni). 

“Spesso cosa ricorderemo e cosa dimenticheremo può sembrare casuale: può capitare di ricordare dettagli assolutamente irrilevanti, e di dimenticare invece le cose che avremmo voluto ricordarci”, spiega Ken Paller, direttore del programma di neuroscienze cognitive della Northwestern University, e coordinatore della ricerca. “La nuova risposta a questo mistero che arriva dal nostro studio è che le memorie vengono rivisitate quando dormiamo, anche se ci svegliamo senza sapere che questo sia avvenuto”. 

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