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Venerdì, 26 Aprile 2024
Scienze

Pfizer: la prima dose di vaccino protegge più del previsto?

Così sembra suggerire uno studio condotto sugli operatori sanitari dall'ospedale israeliano Sheba Medical Center. Ma serve cautela

Il vaccino Pfizer-BioNTech potrebbe avere un’efficacia fino all’85% già dopo la prima dose nel proteggere dai sintomi dell’infezione. È quanto suggerisce uno studio condotto dallo Sheba Medical Center, il più grande ospedale israeliano, e condotto su 9.109 operatori sanitari. Secondo gli autori della ricerca, la protezione offerta dal vaccino già dopo una singola dose sarebbe del 75% (intervallo di confidenza 72-84) nel prevenire le infezioni asintomatiche nel periodo di tempo che va dal 15° al 28° giorno dopo la somministrazione. L’efficacia del farmaco Pfizer sarebbe ancora più alta per le infezioni sintomatiche: 85% (71- 92).

Unvaccinated Vaccinated
1–14 days after first dose 15–28 days after first dose
All SARS-CoV-2 positive
Number of cases 89 55 26
Number of exposure days 120 575 100 433 88 126
Rate per 10 000 person-days 7·4 5·5 3·0
Rate reduction compared with unvaccinated (95% CI) .. 26% (−4 to 47) 60% (38 to 74)
Adjusted rate reduction compared with unvaccinated (95% CI)

.. 30% (2 to 50) 75% (72 to 84)
Symptomatic COVID-19
Number of cases 60 28 11
Number of exposure days 120 575 100 433 88 126
Rate per 10 000 person-days 5·0 2·8 1·2
Rate reduction compared with unvaccinated (95% CI) .. 44% (12 to 64) 75% (52 to 87)
Adjusted rate reduction compared with unvaccinated (95% CI)

.. 47% (17 to 66) 85% (71 to 92)

Viene così "ridotta in modo molto molto significativa" la possibilità di contagio, ha affermato Gili Regev-Yochay, direttrice dell'Unità di epidemiologia delle malattie infettive dello Sheba Medical Center, citato dal Times of Israel. In alcuni Paesi si sta prendendo in considerazione la possibilità di ritardare la somministrazione della seconda dose in modo da poter vaccinare un numero maggiore di persone. "Questa ricerca sostiene la decisione del governo britannico di iniziare a inoculare ai suoi cittadini una singola dose di vaccino", ha affermato Arnon Afek, direttore generale dello Sheba Medical Center.

Ma serve cautela: nello studio, pubblicato su Lancet, si legge infatti che “i dati sull'efficacia del vaccino nella prevenzione dell'infezione asintomatica da SARS-CoV-2 sono scarsi e i nostri risultati sulla riduzione del tasso di infezioni da SARS-CoV-2, che includono gli operatori sanitari asintomatici, necessitano di un'ulteriore convalida”. Gli stessi autori dello studio spiegano che il numero dei casi asintomatici potrebbe in effetti essere stato sottomastimato. Inoltre, il calo delle infezioni osservato tra gli operatori sanitari potrebbe essere condizionato dal rischio più elevato di esposizione a Sars-Cov-2 e/o a ceppi più virulenti o infettivi del virus.

I dati dei trial clinici di Pfizer-BioNTec avevano documentato un’efficacia del 52% a 15 giorni dalla prima inoculazione. Reuters scrive che l’azienda farmaceutica per ora non ha voluto commentare i dati della ricerca israeliana e questo dovrebbe indurci ancora di più alla prudenza.

Il vaccino Moderna e le varianti del coronavirus

Intanto le case farmaceutiche stanno studiando le contromisure contro le varianti del coronavirus.   Secondo Noubar Afeyan, cofondatore e presidente di Moderna, "per sviluppare un vaccino diretto contro una variante del coronavirus" all’azienda statunitense serviverebbero appena due settimane.  "Dopo il sequenziamento di Sars-CoV-2, a gennaio 2020, abbiamo messo a punto il vaccino in due settimane. - ha spiegato in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ - Un risultato senza precedenti. A fronte della comparsa di una nuova variante del virus, può essere modificato negli stessi tempi, due settimane o anche meno. Ci stiamo già lavorando e sta per partire lo studio sui volontari. Diverso è il discorso relativo ai tempi di approvazione: serve un certo numero di casi di infezioni da variante per poter svolgere i test". 

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