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Passione, studio e dedizione: Paolo, uno dei ‘Giovani della Filiera’, racconta la sua esperienza

Quello dell’allevatore è un lavoro complesso, che richiede impegno e competenze

Quando si parla di agricoltura e allevamento, spesso la prima impressione che si ha è quella di mansioni antiche, legate alla storia e alla tradizione.
In realtà, si tratta di lavori che hanno subito notevoli cambiamenti ed evoluzioni, specialmente negli ultimi anni.

Diversi fattori, tra cui le esigenze del mercato e le innovazioni tecnologiche, hanno, infatti, influito sul metodo con cui si svolgono determinati compiti.
Quello che non è cambiato è il fatto che, trattandosi di un lavoro che richiede dedizione, è necessaria una buona dose di passione per svolgerlo al meglio.

Tale dedizione è tra i fattori che hanno contribuito a rendere Grana Padano il formaggio a denominazione d’origine protetta più consumato nel mondo che ha, infatti, ottenuto questo significativo risultato grazie al suo gusto unico e riconoscibile, alle eccellenti caratteristiche nutrizionali e, naturalmente, all’impegno di tutti coloro che fanno parte della filiera, tra cui si annoverano molti giovani.

Ed è proprio per puntare l’attenzione su di loro che il Consorzio tutela Grana Padano ha ideato il progetto Giovani della Filiera, progetto che, quest’anno, vede la sua seconda edizione.

Si tratta di un’occasione per conoscere meglio questi ragazze e ragazzi, che hanno il merito di riuscire a far coesistere, in maniera equilibrata, tradizione e innovazione.

Un viaggio che si serve di canali social e digital per trasportarci tra le nuove generazioni di allevatori, casari, esperti e imprenditori che fanno parte della filiera di Grana Padano DOP.

Passione innata

Uno dei ‘Giovani della Filiera’ è Paolo.
Ha 31 anni, è un allevatore e porta avanti una lunga tradizione familiare: la mamma, appassionata di storia, ha infatti recuperato dal catasto dei documenti che attestano la presenza della loro famiglia dal lontano 1790, che già all’epoca si occupava di allevamento.
Come fa notare Paolo, “il fatto di poter contare su una radicata tradizione familiare è uno dei valori aggiunti che fa risaltare il ‘made in Italy’”.

Fin da piccolo, Paolo ha vissuto e respirato la cura, la dedizione e la passione che la sua famiglia metteva nel proprio lavoro.
Suo nonno, suo padre e sua madre gli sono, quindi, stati di ispirazione in egual misura, anche se quell’ambiente e quel lavoro hanno sempre esercitato un grande fascino su di lui.

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Avendolo vissuto fin dalla tenera età, era una cosa naturale per me.
Ho sempre voluto fare questo lavoro, andavo fin da piccolo con papà e nonno in campagna, è sempre stato il mio pallino, la mia passione.
Credo sia un’attrazione sviluppata ancora prima che venissi al mondo, una cosa innata.
Dovevo proprio fare questo
”.

Una salda formazione alla base, nessuna improvvisazione

La profonda conoscenza dell’ambiente e la consapevolezza di quanto fosse complessa la gestione aziendale, ha portato Paolo a voler apprendere tutte le nozioni e le informazioni utili allo scopo.
"Mandare avanti questo tipo di attività è tutt’altro che semplice; con tutte le competenze che servono, se uno non è preparato, l’azienda la chiude nel giro di una settimana.”

Per questo, Paolo ha scelto di frequentare l’Università di Agraria a Piacenza, conseguendo prima una laurea triennale e, in seguito, una magistrale, poi ha fatto l’esame di stato come agronomo.
Il lavoro di allevatore, infatti, è cambiato moltissimo e, oggi, a fronte della preziosa manodopera, si avvale di tecnologie all’avanguardia, utili a migliorare sia i controlli qualitativi che la produzione: per interfacciarsi con tutto, serve, quindi, una solida base.

Spiega Paolo:
Ritengo che, oggi, il lavoro vada fatto avvalendosi di conoscenze scientifiche profonde, per poter fare evolvere l’attività. [...]
Bisogna lavorare con cognizione di causa, non si può improvvisare. Inoltre, mi sento di dire che l'innovazione, in questo settore, pesa molto e ha pesato molto negli anni, quindi è necessario continuare a perpetrarla, portando avanti le aziende guardando al futuro
”.

Far parte della tradizione

Paolo, quindi, con le sue competenze e con i nuovi mezzi a disposizione, prosegue una lunga tradizione, partecipando alla produzione di Grana Padano DOP.
Un percorso impegnativo, ma che offre anche grandi soddisfazioni.
Abbiamo chiesto a Paolo che cosa significhi, per lui, far parte della filiera.

Ci rende orgogliosi produrre Grana Padano perché è la DOP più esportata e consumata al mondo, è un formaggio di una tradizione millenaria che si distingue da tutti gli altri per la propria qualità superiore.
[...] Anche a livello di romanticismo e motivazione, dover produrre un prodotto come Grana Padano DOP spinge a mettere ancora più passione.
Inoltre, è anche un vanto poter dire che ‘faccio il latte per Grana Padano’
”.

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