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Sabato, 27 Aprile 2024
La polemica / Roma

Bambino di sei anni sospeso perché "iperattivo", a scuola arrivano gli ispettori

L'alunno ha sei anni e un disturbo dell'attenzione. La famiglia ha fatto ricorso al Tar che ha ordinato il reintegro in classe, cosa che non è avvenuta subito

La sorte di un bambino che frequenta una scuola elementare a Ladispoli (Roma) è al centro di una querelle tra famiglia e istituto e di mezzo adesso ci sono anche il Tar e il ministero dell'Istruzione. Il piccolo è stato sospeso per 21 giorni perché "iperattivo" e i genitori si sono rivolti al Tar, che ha ordinato il reintegro. Nonostante la pronuncia del tribunale amministrativo però al bambino è stato ugualmente negato il ritorno in classe. La situazione si è sbloccata solo dopo gli appelli della famiglia e l'intervento del ministro Valditara.

La definizione di bambino "iperattivo" non è una sintesi giornalistica. Il piccolo ha sei anni e medici ospedalieri hanno certificato "un disturbo del deficit di attenzione con iperattività". Per questo, nelle ore scolastiche, deve essere assistito da personale specializzato. 

I genitori il 26 febbraio ricevono una comunicazione da parte della scuola: il Consiglio d'istituto ha deliberato la sospensione "dal 28 febbraio al 21 marzo". Il 28 febbraio il legale della famiglia, Daniele Leppe, deposita ricorso cautelare al Tar definendo "illegittima" la sospensione perché "non si è tenuta in alcuna considerazione la patologia di cui soffre il bambino, che è la causa della condotta tenuta in classe, e non è stato rispettato alcun principio di proporzionalità, visto che l'allontanamento scolastico oltre i 15 giorni non è stato preceduto da altra precedente infrazione disciplinare". Il legale sottolinea poi che l'alunno "non ha mai posto in essere manifestazioni aggressive nei confronti di altri bambini o degli adulti tali da giustificare misure estreme per non porre in pericolo l'altrui incolumità". Il Tribunale amministrativo del Lazio emette il 1° marzo un decreto cautelare: sospende il provvedimento e ordina alla scuola di far rientrare l'alunno affiancato da un insegnante di sostegno. Nonostante la pronuncia del Tar al bimbo continua a essere negato l'ingresso a scuola, così la famiglia chiama i carabinieri. 

Il caso arriva dritto all'attenzione del ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, che dispone un'ispezione per comprendere come mai il decreto del Tar del Lazio non è stato attuato. 

Dopo tanta attenzione il bimbo è stato riammesso a scuola, dove comunque ci sarà il controllo ministeriale. "Sono a disposizione della chiarezza e della verità. Per questo sono contento della presenza degli ispettori. Tutti noi siamo certi di avere fatto il meglio proprio per il bimbo", dice all'Ansa Riccardo Agresti, il preside della scuola. Il dirigente spiega di non conoscere il pronunciamento del tribunale e che "una volta letta la decisione del Tar ho dato disposizioni di non impedire l'accesso".

Agresti però non risparmia accuse alla famiglia del bambino: "ritiene la scuola un babysitteraggio e se ne infischia del fatto che altri 21 bambini non stanno imparando a leggere e scrivere a causa della situazione della classe. Avendo letto qualcosa - non ho avuto tempo di leggere tutto, men che meno le offese sui social - occorre chiarire che il bimbo ha 2 ore di Oepac (l'assistente comunale alla comunicazione) e che la classe ha 11 ore di docente di sostegno (come previsto dall'Atp di Roma per i comma 1) cui si aggiunge una ulteriore ora che la docente preferisce svolgere in classe - spiega il preside -. Per vie traverse sappiamo che il bimbo ora ha una certificazione che illustra una situazione ben peggiore del comma 1, ma questa documentazione non è mai stata consegnata alla scuola".

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