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Sabato, 27 Aprile 2024
Tecnologia

I computer saranno sempre più simili al cervello umano

I dispositivi del futuro, grazie a speciali magneti, adatteranno anche le proprietà computazionali per funzionare in modo ottimale in vari compiti

I computer del futuro saranno distante anni luce rispetto a quelli ai quali siamo abituati al giorno d'oggi. Utilizzando dei particolari magneti 'intrecciati', infatti, potrebbe aprirsi la strada verso un tipo di pc molto più simile al cervello umano, in grado di imparare più velocemente e con un dispendio di energia molto inferiore. A proporre la nuova soluzione è il gruppo di ricerca internazionale guidato da Oscar Lee dell'Imperial College di Londra in un articolo pubblicato su 'Nature Materials'.

Il ripensamento 'umano' delle macchine

I computer, nonostante si pensa il contrario, sono molto differenti rispetto al cervello umano, non solo per i materiali, ma anche per la struttura attorno alla quale sono organizzati. Da anni, tuttavia, con la nascita della cosiddetta ingegneria neuromorfica, si lavora al completo ripensamento delle macchine, replicando i neuroni umani oppure i modi in cui le reti neurali sono strutturate.

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Un importante passo in avanti arriva ora dai ricercatori guidati da Lee, che hanno sfruttato le proprietà dei magneti chirali, una sorta di rotazione specifica, per realizzare nuovi dispositivi più efficienti per i computer del futuro. Oltre a richiedere meno energia per il funzionamento, i nuovi computer "adattano anche le loro proprietà computazionali per funzionare in modo ottimale in vari compiti, proprio come il nostro cervello", ha spiegato Lee.

Tra i piàù grandi limiti dell'informatica tradizionale ci sono i grandi consumi per eseguire operazioni complesse: ciò dipende dal al fatto che l’archiviazione dei dati e la loro elaborazione avviene in due 'luoghi' separati. Trasportare i dati ogni volta che devono essere elaborati è un’attività che richiede tempo e soprattutto energia. Per questo da anni si lavoro allo sviluppo di nuove architetture, in particolare ai cosiddetti computer ‘a serbatoio’, detti comunemente ‘reservoir computing’. Computer teoricamente molto più adatti di quelli tradizionali soprattutto per le reti di apprendimenti automatiche e che ora potrebbero trovare più facile diffusione grazie alle nuove soluzioni proposte nello studio pubblicato su Nature Materials.

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