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Domenica, 28 Aprile 2024
la lettera

Barbara Palombelli: “Luigi Tenco morì giocando con una pistola”. Arriva la dura replica della famiglia dell’artista

I famigliari del cantautore hanno risposto alla giornalista che, durante il suo monologo al Festival di Sanremo, ha fatto riferimento alla sua tragica morte

Nel monologo che Barbara Palombelli ha portato sul palco dell’Ariston nella serata di venerdì 5 marzo non è passato sotto traccia il riferimento a Luigi Tenco, cantautore che morì proprio a Sanremo durante l’edizione del Festival della canzone italiana del 1967.

“Noi ragazzi negli anni ’60 cercavamo le emozioni. Pensate che Luigi Tenco, giocando con una pistola, proprio qui ha trovato la morte” ha affermato la giornalista in un passaggio del suo discorso: “Chiesi a Gino Paoli, molti anni dopo, cosa accadde veramente qui a Sanremo quell'anno. E mi disse: ‘Noi non avevamo le droghe, ci dovevamo caricare di emozioni e allora camminavamo sui cornicioni, guidavamo a fari spenti e io ho una pallottola nel cuore. Anch'io giocavo con le pistole come Luigi'. Ringrazio Gino e un grandissimo abbraccio a Luigi”.

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La famiglia di Luigi Tenco replica a Barbara Palombelli

Il riferimento alla tragica morte di Luigi Tenco così esposto da Barbara Palombelli non è stato affatto gradito dalla famiglia dell’artista che oggi ha manifestato tutto il suo rammarico in una lettera aperta rivolta alla giornalista. “Le Sue parole, passando per il racconto diseducativo di una Sua bravata adolescenziale, sono risultate come una forzatura per arrivare a parlare in modo inopportuno di Luigi Tenco”, si legge nel testo della missiva indirizzato alla giornalista che - affermano i famigliari del cantante - “ha banalizzato un fatto grave come quello che accadde a Luigi Tenco”.

Di seguito il testo integrale della lettera della famiglia Tenco a Barbara Palombelli.

 “Signora Barbara Palombelli,

diversi telespettatori ci hanno segnalato il Suo monologo di venerdì 5 marzo u.s., andato in onda su Rai1all'interno del Festival di Sanremo, attraverso cui ha diffuso notizie improbabili sulla vita di Luigi Tenco. Quindi, portati a vedere un'altra volta un programma che non ci entusiasma proprio perché rappresenta una manifestazione i cui rumors giornalistici pilotati del 1967 non si fecero scrupoli a relegare l'umanità di Luigi Tenco nell'ingiusta etichetta del ragazzo depresso, condizionando persino le sue numerose opere musicali per diversi decenni, con profonda amarezza abbiamo constatato quanto ancora perduri un certo tipo di superficialità giornalistica. Le Sue parole, passando per il racconto diseducativo di una Sua bravata adolescenziale, sono risultate come una forzatura per arrivare a parlare in modo inopportuno di Luigi Tenco: "pensate che Luigi Tenco proprio qui (al Festival) giocando con una pistola ha trovato la morte". A ciò si aggiunga il fatto che questa ed altre Sue gravi affermazioni sarebbero frutto di un'intervista con Gino Paoli che, come è noto a tutti e diversamente da Luigi Tenco, ha certamente cercato la morte per suicidio ma senza riuscirci (fortunatamente). Questo chiacchiericcio, pregno di ignoranza sull'argomento da una parte e di incoerenza dall'altra parte, non rende merito alla categoria dei giornalisti a cui apparterrebbe e nemmeno al servizio televisivo pubblico che ha deciso di farLa esibire su Rai1, ma soprattutto non può essere considerato un criterio onesto alla base di affermazioni lesive come quelle che ha fatto nel Suo show del 5 marzo davanti a milioni di telespettatori dove, oltre a diffondere notizie false, ha banalizzato un fatto grave come quello che accadde a Luigi Tenco.

Voglia, dunque, accettare il nostro totale fastidio e rifiuto al Suo "grandissimo abbraccio a Luigi" che ci è sembrato strumentale e irrispettoso dei valori umani ed artistici del nostro amato Luigi. Famiglia Tenco"

“Chiediamo scusa alla famiglia Tenco”

"Non possiamo fare altro che chiedere scusa alla famiglia di Luigi Tenco e auspicare che venga riservato uno spazio opportuno e congruo su Rai1 per poter serenamente rettificare quanto esposto durante la serata del 5 marzo davanti alla platea del Festival di Sanremo 2021”: lo scrivono in una nota i consiglierei Rai Rita Borioni e Riccardo Laganà, dopo il "fastidio e rifiuto" espressi dalla famiglia Tenco verso le parole della giornalista Barbara Palombelli sul palco dell'Ariston ('pensate che Luigi Tenco proprio qui giocando con una pistola ha trovato la morte', ndr). "Fuori e dentro il Cda - ricordano Laganà e Borioni - avevamo già espresso il nostro disappunto per lo spazio concesso a volti del giornalismo Mediaset al Festival di Sanremo 2021. Al contrario, dare spazio ai volti della Rai, in periodo di necessario contenimento dei costi, poteva essere un modo per mostrare concretamente la stima dell'azienda nei confronti di tanti giornalisti del servizio pubblico, uomini e donne, che con tanta dedizione hanno servito e informato il paese rischiando in prima persona durante la pandemia. Purtroppo anche stavolta i nostri dubbi e le perplessità si sono mostrati fondati".

"Tra discutibili palloncini in platea e monologhi forzati, sembra essere sfuggito, qui e lì, il controllo editoriale da parte dei vertici aziendali - denunciano Laganà e Borioni - E infatti è arrivata puntuale la legittima protesta dei familiari di Luigi Tenco tramite una lettera aperta nella quale stigmatizzano il monologo della Palombelli andato in onda il 5 marzo che, affermano, ha diffuso in mondovisione 'notizie improbabili sulla vita di Luigi Tenco'. Infine i due consiglieri chiedono "sin da ora che la direzione artistica della prossima edizione di Sanremo venga affidata ad un interno Rai affinché possano essere salvaguardati al meglio gli autentici valori del servizio pubblico radio televisivo".

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