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Sabato, 27 Aprile 2024
L'intervista a Today

Antonella Ruggiero: "Ai giovani cantanti consiglio di avere un piano b. L'autotune? Io non lo ammetterei"

L'intervista alla cantante genovese che ha appena pubblicato il suo nuovo album "Altrevie", un progetto sperimentale realizzato insieme a Roberto Colombo con 12 brani inediti

Antonella Ruggiero è uno dei nomi più solidi della musica italiana. Voce inconfondibile, una carriera lunga 50 anni e un repertorio musicale che ha fatto la storia della canzone nel nostro Paese e non solo. Antonella Ruggiero è stata la voce dei Matia Bazar per 14 anni, per poi passare alla carriera da solista. Ha sperimentato tanto nella musica così come nella vita e oggi, a 71 anni, ha lanciato un nuovo album, Altrevie, un disco innovativo, psichedelico e originalissimo realizzato insieme al musicista e tastierista Roberto Colombo, suo compagno di musica ma anche di vita.

Altrevie è un lavoro sperimentale dove parole, suoni e melodie si fondono per creare un nuovo linguaggio musicale mai sentito prima che affascina e travolge mente e anima. 12 le tracce dell'album e dentro i brani la voce di Antonella Ruggiero, gli arrangiamenti di Roberto Colombo ma anche la voglia di trasmettere emozioni, mettersi alla prova e dimostrare a sé stessi e agli ascoltatori che la musica non ha regole già scritte né confini. Ed è così che Antonella ci ha raccontato il suo nuovo album e la sua idea di musica. 

Cosa dobbiamo aspettarci da "Altrevie" e come è nato questo nuovo progetto musicale? 

A rispondere a questa domanda è Roberto Colombo: "Questo è un progetto che nasce in un momento di pausa dall'attività concertistica quando ho avuto l'idea di utilizzare una tecnica tipica degli anni'80 dove gli strumenti vengono registrati con il nastro che va al contrario. Poi una volta riposizionato il nastro nel modo corretto quello che viene fuori è un suono proveniente da un altro pianeta. Ho preso la voce dal primo lavoro solistico di Antonella del 1996, "Libera" e ho registrato strumenti ma anche la voce di Antonella, poi ho aggiunto nuove linee melodiche. Ho fatto sentire il brano di prova ad Antonella e ne era entusiasta. Così abbiamo continuato". 

Questo album non è composto da canzoni "tradizionali" ma da musica sperimentale. Come dovrebbe avvicinarsi il tuo pubblico a un progetto musicale così particolare?

"Dovrebbe avere voglia e pazienza di ascoltarla questa musica. Non è facile, non è immediata. Può essere affascinante o talvolta respingente se uno si aspetta da me delle canzoni come quelle che è abituato ad ascoltare. Il pubblico dovrebbe avere voglia di mettersi lì con molta calma e capire cosa sta ascoltando". 

Ma facciamo un passo indietro. Inizi la tua carriera con i Matia Bazar con cui resti per 14 anni per poi lasciare il gruppo e intraprendere la carriera da solista. Cosa ti ha spinto a cambiare e quale dei due percorsi è stato più soddisfacente?

"Sono tutte e due importanti. Con i ragazzi ho iniziato a vedere il mondo. Da Genova siamo partiti e andati a Milano con una proposta di canzoni che sono diventate subito successi. Abbiamo viaggiato molto, in quasi tutto il mondo ed è stata un'esperienza quella dei viaggi e dei concerti una grandissima opportunità. Ho sempre voluto viaggiare, anche da bambina, vedere quello che accadeva fuori dalla mia quotidianità". 

Poi ti sei ritirata dalle scene per 7 anni, come mai?

"Mi sono fermata per 7 anni poi perché c'è stato un grandissimo concentrato di concerti, promozione, era diventata una routine e comunque si era concluso dentro di me l'interesse per questo genere di modalità. Per 7 anni non ho fatto concerti, non ho fatto nulla che avesse a che fare con il lavoro musicale. Ho ascoltato musica, ho fatto dei viaggi, mi sono dedicata alla famiglia, alle cose più normali e mi è servito per poi ricominciare con un'energia diversa. Ho ripreso con l'intento di fare musica in una maniera decisamente diversa, ho spaziato dalla musica classica a quella popolare, dai cori della montagna al jazz. Ho fatto tante cose che mi hanno portato a non annoiarmi mai, a non ripetermi mai e questo è fondamentale in tutte le arti, non ti puoi fermare in un unico territorio". 

Non hai avuto paura che il pubblico ti dimenticasse in questi anni di assenza? 

"No mai, neanche per un momento. Ho sempre creduto che un giorno avrei ricominciato e lo avrei fatto esattamente riprendendo il filo da dove lo avevo lasciato, non più con un gruppo ma con altri generi, altri musicisti e altre proposte musicali". 

Hai un'estensione vocale incredibile e una grande tecnica di canto, nella musica contemporanea, invece, si tende a usare sempre più spesso l'autotune che corregge le imperfezioni e le stonature, cosa ne pensi? 

"Io sono nata per cantare quindi non ammetterei nemmeno un aiuto del genere. Chi fa il proprio lavoro perché ha delle doti le esprime se, invece, vuoi forzare, non funziona. Nella musica, sia che si sia cantanti o solisti di qualche strumento, o sei bravo o non lo fai. La professione seria è fatta di realismo. Se sei capace fai una cosa e la fai bene e per anni e anni porti avanti il tuo lavoro con spessore altrimenti ti fermi. 

E cosa pensi dei Talent Show che lanciano i giovani nel mondo della musica creando fenomeni musicali in pochissimo tempo? 

"Non mi interessano questi territori dove vengono presi ragazzi, messi davanti alle telecamere, alle luci, il pubblico. Io posso solo intuire che stress possano vivere. Per potersi esprimere c'è bisogno di tempo, di una serie di cose che non hanno questi giovani che frequentano i talent perché c'è fretta, non si pensa a far maturare questi ragazzi. Provo a volte molta pena e tenerezza per quelli che immaginano di avere un risultato meraviglioso immediato e magari vengono scartati". 

Molti di questi ragazzi, infatti, si sono ritirati dalle scene per problemi di salute mentale. 

"L'essere umano non è una macchina, non lo puoi utilizzare come un robot". 

Che consiglio daresti a un giovane cantante che vuole fare questo mestiere? 

"Che è un percorso molto difficile perché la mia generazione ha visto lavorare i giovani nell'ambito della musica con le prove nelle cantine, si provava a cantare dal vivo davanti a poche persone, piccoli passi che adesso non ci sono più. Se uno vuole fare questo lavoro, deve avere molta pazienza, molta disillusione perché il piano b è sempre una cosa da tenere in considerazione. Se si ha una grande passione è giusto portarla avanti, attraverso la musica si può stare molto bene dentro di sé, poi la carriera è un'altra cosa".

Tu hai fatto tante volte Sanremo? Ci torneresti?

"Penso di no. È giusto che ci vadano i giovani". 

E l'hai visto quest'anno? Chi ti è piaciuto di più? 

"Mi sono interessati molto i ragazzi e le ragazze che hanno portato insieme alla canzone un'idea legata al sociale e questo è importante, non solo cantare una canzone. L'essere umano che va sul palco ha un'idea, una visione del mondo ed è giusto mostrarle. Alcuni sono stati bravi". 

Tu vivi all'estero, a Berlino, perché hai scelto questa città? 

"Vivo un po' in Italia, un po' a Berlino, città che conosco da quando aveva ancora il muro e per me è una città molto affascinante. È una città piena di tracce di storia, è una città assurda, ne ha viste di tutti i colori ed è una città ipercreativa. Da una parte gli orrori della guerra e dall'altra gli artisti che hanno creato cose fantastiche, sia musicali che legate all'arte". 

Torniamo al tuo nuovo album, Altrevie, questo tipo di musica è stata pensata per avere un fine cinematografico? 

"Non è stato pensato con questo fine ma quelle che abbiamo creato sono piccole colonne sonore che possono essere usate per grandi balletti di danza moderna o di sport o documentari legati alla natura. Insomma si presta a tanti panorami creativi che possono associarsi a questo genere di suoni che sono venuti fuori da Altrevie".

Sei soddisfatta del lavoro finale?

"Assolutamente sì".

E un sogno nel cassetto ce l'hai ancora?

"Piano piano i cassetti si sono svuotati". 

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