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Sabato, 27 Aprile 2024

Antonio Piccirilli

Giornalista

Il decreto sul super green pass e tutti gli errori del governo

Il governo sembra aver smarrito la rotta. L'ultimo decreto approvato in consiglio dei ministri estende gli ambiti di applicazione del super green pass e cambia le regole sulla quarantena, ma rimanda a data da destinarsi la spinosa questione dell'obbligo vaccinale e soprattutto non semplifica un quadro legislativo che invece appare sempre più disordinato.

La premessa da fare è che in una situazione in continua evoluzione come quella attuale dare poche regole che siano valide nel tempo è un'impresa (forse) impossibile. Ma allo stesso tempo riesce difficile immaginare un quadro più caotico di quello messo in piedi dall'esecutivo (con la collaborazione decisiva dei partiti di maggioranza).

Uno dei problemi che salta agli occhi è che le regole introdotte con il green pass e il pass vaccinale si sono sommate a quelle già in vigore per le zone a colori. Col risultato che le differenze tra le varie fasce di rischio sono sempre più sfumate ed è spesso difficile capire cosa si può fare e cosa no in una determinata zona.

La tabella con cui il governo ha di recente provato a fare chiarezza sulle attività consentite è lunga ben 9 pagine. Nel frattempo le regole sono cambiate ancora. Ad oggi per chi è vaccinato non esiste praticamente nessuna differenza tra zona bianca, gialla o arancione, mentre diventano sempre di meno le attività che si possono svolgere con il green pass base. Da qui la domanda: ha ancora un fondamento dividere il Paese in 4 fasce di rischio? Alla luce di quanto previsto dagli ultimi due decreti non sembrerebbe così.

Sull'obbligo vaccinale la maggioranza nicchia

Il governo ha ricevuto qualche critica anche per aver insistito sul "super green pass" (con le relative complicazioni) senza fare il passo successivo introducendo l'obbligo vaccinale almeno per i lavoratori. Contro questa ipotesi, non è un segreto, si sono schierati Lega e M5s, ma sappiamo anche che nel recente passato il presidente del consiglio non ha avuto problemi ad imporsi sulle forze di maggioranza. Perché ora (è successo anche con la legge di bilancio) ha ceduto alle pressioni dei partiti?

Una delle ipotesi è che le forze politiche stiano cercando di riguadagnare spazio e visibilità e dunque siano meno inclini al compromesso, ma dietro l'arrendevolezza dell'esecutivo potrebbe esserci anche la complicata partita per il Quirinale che vede proprio Draghi come uno dei papabili per il Colle.

No allo smart working, sì alla mascherina all'aperto

Un'altra considerazione andrebbe fatta sullo smart working che il governo ha prima abolito e mai più reintrodotto nonostante il numero delle diagnosi sia ormai fuori controllo. Il ministro Renato Brunetta ha fatto sapere via twitter che "per la Pa non ci sarà il ritorno allo smart working d'emergenza", ma anche nel settore privato il telelavoro resterà un miraggio. Qualcuno l'ha ribattezzata "economia del tramezzino", sta di fatto che nella maggioranza nessuno si è preso la briga di motivare la contrarietà al lavoro da remoto.

Per rendere più sicuri gli spostamenti (ma non la permanenza negli uffici…) l'esecutivo ha reso obbligatorio il green pass (ora anche il pass sanitario) e la Ffp2 sui mezzi pubblici. Ammesso che queste misure siano sufficienti a contenere le infezioni resta il problema dei controlli che come sappiamo sono carenti (eufemismo). Di contro è stato reintrodotto l'obbligo di mascherina all'aperto, una misura sulla cui efficacia molti esperti nutrono dubbi e che peraltro già lo scorso anno (entrò in vigore l'8 ottobre del 2020) non produsse risultati apprezzabili sulla mitigazione dei contagi. 

Omicron ha cambiato le regole del gioco

Infine non si può tacere che alcune delle misure decise ieri avranno effetto solo dal prossimo 10 gennaio. Con una variante che cresce a ritmi vertiginosi si tratta di un lasso di tempo infinito. Fatte queste considerazioni va anche detto che negli altri Paesi le cose non vanno granché meglio. Nel Regno Unito ieri sono stati registrati 189mila casi, in Francia oltre 200mila per due giorni consecutivi.

Diciamoci le cose come stanno: fermare Omicron non è un obiettivo alla nostra portata, ma qualcosa per rallentarne la corsa (e contenere i ricoveri) dovrà pure essere fatta. Finché il virus dominante era Delta le misure prese dalla maggioranza (spesso in anticipo rispetto ad altri Paesi) sono tutto sommato riuscite a scongiurare il peggio. Ora però siamo in una nuova fase. Omicron ha riscritto le regole del gioco, ma governo e forze politiche non sembrano averlo capito. 

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