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Sabato, 27 Aprile 2024
La proposta / Francia

Presto le "discriminazioni sui capelli" potrebbero essere punite per legge

La proposta serve a "ricordare che in nessun caso un datore di lavoro dovrebbe obbligare un dipendente a cambiare il tipo di capelli", sostiene il parlamentare francese Olivier Serva

"Come donna nera originaria della Repubblica di Guinea sono qui con le mie trecce e le mie parrucche. Quando ho fatto domanda per certi lavori mi è stato suggerito di lisciarmi i capelli", ha raccontato in aula Fanta Berete, deputata della maggioranza di governo francese. La sua esperienza condensa quella di milioni di donne di origini africane che fin da bambine, ogni giorno per anni, subiscono pressioni per dissimulare, domare e nascondere la natura dei propri capelli.

Uno studio del 2023 ha dimostrato che 2 donne nere su 3 negli Stati Uniti cambiano i capelli per un colloquio di lavoro e che i capelli delle donne nere hanno una probabilità più che doppia di essere percepiti come poco professionali. Per riconoscere questo tipo di esperienze e quelle di molte altre persone - con dreadlocks, capelli rossi, o calvizie - in Francia è in fase di discussione una legge sull'argomento. Il testo chiede che le discriminazioni relative al "taglio, al colore, alla lunghezza o alla consistenza dei capelli" siano incluse nell'elenco delle discriminazioni punibili con la condanna nel codice del lavoro, penale e civile come per altre forme discriminatorie.

L'Italia è sempre più razzista

Il disegno di legge è stato presentato dal Olivier Serva, deputato del gruppo indipendente Liot (Libertà, Indipendenti, Territori e Territori d'Oltremare, Guadalupe) ed è già stato approvato dalla camera con 44 voti a favore e due contrari. Ora passerà al senato, dove però il suo futuro è incerto. Qui il centrodestra è infatti in maggioranza ed è probabile che farà muro contro la proposta. "Dovremmo aspettarci domani una proposta di legge sulla discriminazione dei calvi, che credo siano sottorappresentati nelle pubblicità degli shampoo?", ironizza Fabien Di Filipo, deputato del partito conservatore Les Republicains,

In generale, chi si oppone alla legge sostiene che la questione sia superflua in quanto le discriminazioni sono già punite per legge, e che il governo dovrebbe lavorare su temi percepiti come "più importanti e più seri". Anche la ministra francese per l'Uguaglianza, Aurore Bergé, si dice contraria: "L'iniziativa ha il merito di evidenziare questa discriminazione", sostiene.

Nessun datore di lavoro può chiedere a un dipendente di cambiare capigliatura

Se è vero che la discriminazione legata all'aspetto fisico è già considerata illegale, Olivier Serva sostiene che l'adozione di questa legge consentirebbe "a tutte le vittime di discriminazione dei capelli di affidarsi all'arsenale legislativo e di ricordare che in nessun caso un datore di lavoro dovrebbe obbligare un dipendente a cambiare il tipo di capelli".

Il parlamentare cita ad esempio il caso di uno steward di Air France la cui causa è dovuta arrivare fino alla corte di Cassazione per dimostrare di essere stato discriminato a causa dei suoi capelli intrecciati. Una procedura legale durata 10 anni. Serva ha poi spiegato di aver guardato agli Stati Uniti, dove diversi Stati hanno già legiferato proprio su questa forma di discriminazione. 

"Ma, a differenza della legislazione americana - osserva Daphné Bédinadé, ricercatrice in etnologia e antropologia sociale citata da Le Monde -  il testo esaminato dall'Assemblea nazionale non menziona un aspetto razzista in questa forma di discriminazione. Questa distinzione la dice lunga sul contesto francese", prosegue la ricercatrice, citata da LeMonde. "Il razzismo nel testo non è mai esplicito. Tuttavia, parlare solo di discriminazione dei capelli significa nascondere i problemi delle persone che hanno i capelli altamente discriminati, cioè essenzialmente le donne nere".

"Le acconciature afro sono percepite come eccentriche, poco professionali, perfino sporche", aggiunge la scrittrice Douce Dibondo. L'ingiunzione di lisciare e domare i capelli è radicata in una percezione coloniale razzista dei corpi neri", dice la scrittrice. Per il gruppo indipendente Liot, la legge servirebbe tuttavia a riconoscere e tutelare un vasto ventaglio di esperienze, comprese quelle di donne con i capelli rossi o biondi, "che spesso subiscono commenti sessisti".

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