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Sabato, 27 Aprile 2024
Agroalimentare

Il rapporto Ismea-Qualivita certifica il boom della Dop economy italiana

Malgrado la crisi energetica e climatica, il settore supera i 20 miliardi di fatturato nel 2023, il 6,4 per cento in più rispetto allo scorso anno

In una sala gremita all’Hotel Quirinale a Roma è stato presentato a roma il XXI rapporto Ismea-qualivita, l'indagine annuale che analizza i valori economici e produttivi della qualità delle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane dop igp stg. La dop economy del Belpaese, sfidando la crisi energetica e la crisi climatica, continua a crescere e segna numeri da record. Il settore, nel 2022, ha superato la soglia dei 20 miliardi di euro di valore, registrando il 6,4 per cento in più rispetto allo scorso anno.

Ismea, export agroalimentare sfonda i 60 miliardi di euro e segna un nuovo record

Zaganelli: "I marchi valorizzano i territori"

"I 20 miliardi di valore all’origine – ha detto la Dg di Ismea, Maria Chiara Zaganelli – sono distribuiti su tutto il territorio nazionale, per il secondo anno consecutivo in crescita su 18 regioni su 20. Il 100 per cento delle province sono coinvolte nel circuito delle Dop economy, espressione del valore di filiere non delocalizzazioni, che rappresentano un patrimonio collettivo diffuso. Incrociando i dati Ig con un altro osservatorio che come Ismea curiamo, rileviamo come il 32 per cento delle 25 mila aziende agrituristiche Italiane è inserito dal circuito delle Ig, a dimostrazione che la presenza di un marchio comunitario è un elemento di valorizzazione economica del territorio, anche nelle zone montane e collinari interne più fragili e a rischio spopolamento".

"Le criticità – spiega invece il commissario straordinario di Ismea, Livio Proietti – rimangono invece le solite, ossia la tutela dei marchi e delle denominazioni e il contrasto all’italian sounding. Il ministero si sta muovendo bene a tal proposito e la legge in Ue sulla protezione delle Ig per l’Italia è fondamentale. Noi abbiamo una piccola superficie ma la più alta concentrazione di tutele nel campo agroalimentare e agroindustriale. Si tratta dunque di un settore strategico che traina l’economia nazionale".

I dati pubblicati nel rapporto Ismea-Qualivita 2023

I prodotti dop e Igp rappresentano oggi il 20 per cento del fatturato complessivo dell’industria agroalimentare italiana. Il comparto cibo sfiora i 9 miliardi di entrate su base annua (+ 9 per cento rispetto al 2022), mentre il vino supera gli 11 miliardi ( + 5 per cento). Sono 296 i consorzi di tutela autorizzati dal ministero dell’Agricoltura e 195 le imprese delle filiere cibo e vino, con 580 mila lavoratori nella fase agricola e 310 mila nella fase di trasformazione.

890 mila occupati nel settore

"In questa 21ma edizione del rapporto – continua Maria Chiara Zaganelli – abbiamo stimato l’impatto sull’occupazione delle filiere IG. Sono 890 mila i contratti di lavoro che complessivamente girano attorno a questo settore, tra la fase agricola e la fase di trasformazione. Si tratta di una prima elaborazione resa possibile incrociando diverse banche dati anche fuori dall’istituto, che fa apprezzare come la DOP economy non sviluppi soltanto un valore economico ma anche, grazie al forte legame con il territorio, un valore sociale".

Lollobrigida: "Siamo la nazione della qualità, non della quantità"

"Noi siamo la nazione della qualità non della quantità e quello delle indicazioni geografiche è un valore intrinseco nei nostri produttori e vogliamo difenderle creando sinergie e rafforzando il vero sistema Paese in tutto il mondo", ha detto il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, intervenendo a chiusura dell’evento.

Francesco Lollobrigida, ministro dell'Agricoltura e della Sovranità Alimentare

"Il sistema italia – ha spiegato ancora il ministro – è un sistema vincente quando si confronta e agisce compatto. la valorizzazione del settore agroalimentare ed il recente perfezionamento del regolamento europeo ne è la prova, nell'interesse delle nostre imprese e del benessere collettivo. Il nostro impegno è attuare anche una visione strategica che impedisca la proliferazione dei marchi di qualità pubblici e l'affermazione di etichette scorrette che disorientano il consumatore".

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