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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Violenza sulle donne, quando le ferite parlano per loro: radiografie in mostra per rompere il silenzio

A Milano la mostra "L'invisibilità non è un super potere", in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

Dita fratturate, gambe spezzate, polsi rotti. Un coltello che penetra tra le costole. Se le donne a volte non parlano, sono le ferite che sono state inferte loro a farlo. La fredda monocromia delle radiografie effettuate in ospedale rivela i contorni dell'orrore della violenza sulle donne. "L'invisibilità non è un superpotere" è il titolo della mostra che l'ASST Santi Paolo e Carlo di Milano e Fondazione Pangea Onlus hanno inaugurato oggi nell'atrio centrale dell'ospedale San Carlo e che sarà esposta fino all'8 dicembre. Realizzata in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne che ricorre il prossimo 25 novembre, la mostra nasce dall’esperienza di CASD Centro Ascolto Soccorso Donna dell’Ospedale San Carlo, della dr.ssa Maria Grazia Vantadori, chirurga nonché referente CASD presso il Pronto Soccorso e componente della Reama – la Rete per l’empowerment e l’auto mutuo aiuto promossa da Fondazione Pangea e dalla fotografa Marzia Bianchi, collaboratrice di Pangea – Reama.

Violenza sulle donne: in mostra a Milano le radiografie delle vittime

Le radiografie effettuate alle donne arrivate nei pronto soccorsi e che hanno dichiarato di aver subito violenza sono state esposte – in totale anonimato – per la prima volta durante la mostra, insieme ad altre immagini realizzate da Bianchi, che si è ispirata alle parole delle donne che sono state accolte dallo sportello antiviolenza online di Reama. L'esposizione "vuole dunque rompere il muro di silenzio che coinvolge le donne che hanno subito violenza: nella mostra sono i loro corpi, le loro lesioni a parlare, intrecciando singole storie in un unico racconto. Le vite delle donne sono diverse eppure lo schema della violenza si ripete, prevalentemente a opera di un compagno, familiare o conoscente", spiega la fotografa.

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"Spesso le donne che giungono in pronto soccorso, non sapendo ancora nominare ciò che loro è accaduto, non dichiarano di aver nell'immediatezza di aver subito violenza. Questo ha un nome: Sindrome di Procne. Però i corpi, le lesioni parlano per loro e raccontano di vertigini di orrore quotidiano. Chi accoglie deve saper decodificare i silenzi, attribuire la giusta dimensione alle lesioni incompatibili con quanto narrato", dice Maria Grazia Vantadori, chirurga referente per il Centro Ascolto e Soccorso Doona - CASD – del Pronto soccorso ASST Santi Paolo Carlo, a cui fa eco il direttore generale della struttura, Matteo Stocco: "La violenza nei confronti delle donne è una grave violazione dei diritti umani ma purtroppo diffusa in tutto il mondo. L'idea che le molestie o le violenze rivolte alle donne siano cosa normale e accettabile è sbagliata e deve cambiare. Spetta a tutti noi dire no, respingere senza esitazione gli atti di violenza o molestia e sostenere le vittime".

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A corredo della mostra di fotografica e di radiografie, anche un’istallazione dell’artista milanese e omonima della fotografa Marzia Bianchi, dal titolo “ Ti vedo attraverso” ed un convegno “Insieme si può”. "Con la rete Reama, nata ormai un anno fa, abbiamo voluto fare un passo in più non solo per creare intorno alle donne che vivono la violenza un circuito di persone, professioniste e realtà in grado di supportarle ma anche per chiedere la reale applicazione della Convenzione di Istanbul che, ad oggi, rappresenta lo strumento più efficace per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne", dice Simona Lanzoni, vice presidente di Fondazione Pangea e coordinatrice della rete Reama.

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