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Lunedì, 29 Aprile 2024
Diabete

Diabete, insulina una volta a settimana grazie a una terapia rivoluzionaria

Si chiama icodec ed offre la stessa efficacia (se non migliore) nel controllo della glicemia delle insuline già in uso

Il diabete è una patologia cronica dovuta a una disfunzione a carico dell’insulina (l’ormone che trasporta lo zucchero dal sangue alle cellule) che non viene più prodotta in quantità sufficienti dal pancreas. Questo causa un accumulo di glucosio e i suoi livelli nel sangue aumentano (iperglicemia). La malattia colpisce circa 500 milioni di persone in tutto il mondo e 3,5 milioni solo in Italia, un trend in aumento negli ultimi decenni. Cresce, secondo i dati OMS, soprattutto il diabete di Tipo 2, che rappresenta circa il 90% dei casi, fortemente legato all’eccesso di peso causato da un’iperalimentazione e dalla scarsa attività fisica.

Oggi, il diabete non è ancora una malattia dalla quale si può guarire, ma è trattabile sia con una terapia farmacologica sia adottando un’alimentazione sana e stili di vita. La scelta del trattamento più opportuno dipende dalla forma da cui si è affetti. Nel caso di pazienti diabetici di Tipo 1, all’esercizio fisico e una corretta alimentazione si associa una rigorosa terapia insulinica. Nel caso dei diabetici di Tipo 2, la normalizzazione dei valori della glicemia può essere raggiunta nella gran parte dei casi riducendo l’apporto calorico e praticando attività fisica. Tuttavia, la terapia insulinica anche in questi casi può risultare indispensabile, solo temporaneamente o in via definitiva. Una buona notizia per questi pazienti arriva da una nuova formulazione di insulina (icodec) che può essere somministrata una volta a settimana anziché una volta al giorno, offrendo la stessa efficacia, se non migliore, nel controllo della glicemia delle insuline già in uso. A confermare questi risultati due studi pubblicati su Jama e sul New England Journal of Medicine.

I tipi di diabete

Il diabete si distingue principalmente in due gruppi: di Tipo 1, con origine autoimmune, più raro (5-10% dei diabetici), che colpisce in genere prima dei 30 anni e determina una ridotta o assente produzione di insulina per la distruzione delle cellule pancreatiche ad opera di autoanticorpi; e di Tipo 2, molto più comune (85-90% dei diabetici), che colpisce in genere persone oltre i 50 anni, e si accompagna spesso a una tendenza al sovrappeso. "A questi – spiega a Today il Prof. Eugenio M. De Feo, ex Direttore del Centro Diabetologico dell'ospedale Cardarelli di Napoli, e consulente scientifico della FAND (Associazione Italiana di Diabetologia) - si aggiunge poi il diabete LADA (Late Autoimmune Diabetes of Adults), anche detto diabete Tipo 1,5, un diabete autoimmune ma che si manifesta con caratteristiche un pò diverse dal Tipo 1 e soprattutto in età adulta. Non ci sono ancora ampi studi su questa forma di diabete, ma si stima che il LADA colpisca il 5-7% dei pazienti inizialmente diagnosticati come affetti da diabete di Tipo 2".

Lo Studio 1

Gli scienziati hanno condotto prima uno studio randomizzato e in doppio cieco (né i pazienti né gli sperimentatori sanno quale trattamento sarà somministrato al paziente) su 588 pazienti, e poi un altro su un migliaio di pazienti, sempre randomizzato ma in aperto. I pazienti coinvolti in entrambi non avevano mai ricevuto insulina in precedenza. Nel primo studio i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi: al primo è stata somministrata insulina icodec (settimanale) e all’altro insulina degludec (quotidiana). Dopo circa sei mesi dall'inizio del trattamento i ricercatori hanno analizzato i livelli di emoglobina glicosilata (HbA1c) - un tipo di emoglobina che rileva i livelli di glicemia degli ultimi 3 mesi nelle persone con diabete o a rischio -, e visto che il livello medio di HbA1c nel gruppo che aveva assunto icodec era sceso dall'8,6% al 7 %, mentre nell’altro gruppo era sceso dall'8,5% al 7,2%. "Inoltre - hanno affermato gli autori - non sono emerse differenze tra i gruppi icodec e degludec per la variazione della glicemia plasmatica a digiuno dal basale alla settimana 26".

Lo Studio 2

Nel secondo studio, i ricercatori hanno somministrato a un migliaio di pazienti insulina icodec una volta alla settimana o glargine U100 (un altro tipo di insulina giornaliera) una volta al giorno, e osservato una riduzione sensibilmente superiore nel gruppo settimanale (da 8,50% a 6,93%), rispetto al gruppo quotidiano (da 8,44% a 7,12%). "Il controllo glicemico era significativamente migliore con l'insulina icodec una volta alla settimana che con l'insulina glargine U100 una volta al giorno", hanno affermato i ricercatori.

Articolo: Consumare patate aumenta il rischio di diabete? 

I vantaggi dell’insulina icodec

Icodec può migliorare l'aderenza al trattamento, riducendo il numero di iniezioni di insulina basale da 365 a 52 all'anno, rappresentando un grande vantaggio per i diabetici di tipo 2, che sono spesso soggetti anziani, con più patologie, e che devono assumere diverse terapie quotidiane. Un altro vantaggio della nuova formulazione è la possibilità di ridurre l'impegno richiesto agli operatori sanitari che si occupano di diabetici che richiedono insulina, specie per quelli ricoverati nelle strutture sanitarie residenziali a lungo termine.

"Tuttavia - hanno precisato i ricercatori -, quando si considera il trattamento con l’icodec nella pratica clinica, il piccolo beneficio glicemico aggiuntivo e la convenienza della somministrazione una volta alla settimana devono essere valutati rispetto al piccolo rischio assoluto di ipoglicemia". Sì perché la somministrazione settimanale ha comportato un piccolo aumento del rischio di ipoglicemie, pur rimanendo i casi di abbassamento eccessivo della glicemia molto bassi (meno di 1 episodio all'anno per paziente).

L’approvazione degli Enti regolatori

I risultati di questi studi sono straordinari, come ha confermato anche Roberto Trevisan, professore di Endocrinologia all'Università di Milano-Bicocca e direttore della Diabetologia dell'ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, unico ricercatore italiano che ha partecipato allo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine: “Questa nuova molecola ha il potenziale di semplificare la terapia del diabete che richiede terapia insulinica, eliminando per i pazienti il disagio della iniezione giornaliera ed aumentando così la aderenza alla terapia insulinica. Un vero cambio epocale e un deciso miglioramento della qualità di vita dei pazienti diabetici". La nuova molecola è ora in attesa dell’approvazione da parte degli Enti regolatori del farmaco (FDA, EMA e AIFA).

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