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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il pericolo PFAS

PFAS: cosa sono, dove si trovano e quali tumori possono causare

Una nuova ricerca ha dimostrato che l'esposizione continua a queste sostanze chimiche aumenta il rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro, come quello alla pelle, al seno, alle ovaie e all'utero

Qualche giorno fa l'Aea (Agenzia Europea per l'Ambiente) ha lanciato un allarme sul bisfenolo A (BPA), una additivo utilizzato nella produzione di imballaggi in plastica e resina che si trova praticamente ovunque: dai contenitori alimentari in plastica e metallo alle bottiglie d’acqua, fino ai tubi dell’acqua potabile. Secondo l'ente, la sostanza è presente "ben al di sopra dei livelli accettabili di sicurezza sanitaria" e "rappresenta un potenziale rischio per la salute di milioni di persone". Preoccupazione confermata anche dall'Echa (Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche), che classifica il BPA come tossico per la riproduzione. Ad essere sotto stretta indagine non è solo il bisfenolo A ma anche le PFAS (sostanze per- e poli-fluoroalchiliche), una classe di circa 14.000 composti chimici che si trovano in centinaia di prodotti di uso quotidiano: dai contenitori per alimenti ai prodotti per l’igiene personale, dai cosmetici alle pentole antiaderenti, dagli indumenti impermeabili ai tappeti e tessuti antimacchia, fino all’acqua potabile. Sono noti come "prodotti chimici per sempre" perché non si degradano naturalmente nell'ambiente e possono essere rilevati in acqua, aria, pioggia, alimenti (come pesci e uova sode) ed anche nell'organismo degli esseri umani.

Secondo una nuova ricerca, condotta dai ricercatori dell’UC San Francisco (UCSF), dell’Università della California del Sud (USC) e dell’Università del Michigan, l’esposizione a queste sostanze aumenterebbe il rischio di sviluppare alcuni tipi di cancro soprattutto nelle donne, come quello alle ovaie, all'utero, alla pelle e al seno. La correlazione è stata identificata anche con alcuni fenoli, tra cui il bisfenolo A (BPA). "Questi risultati evidenziano la necessità di considerare le PFAS e i fenoli come intere classi di fattori di rischio ambientale per il rischio di cancro nelle donne", ha affermato Max Aung, autore senior dello studio che ha condotto la ricerca. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Exposure Science and Environmental Epidemiology.

Lo studio

I ricercatori, coordinati dal professor Max T. Aung, professore di Scienze della popolazione e della Sanità pubblica presso l’USC, hanno esaminato i dati di campioni di sangue e urina di oltre 10.000 persone nel National Health and Nutrition Examination Survey (un programma di ricerca condotto dal National Center for Health Statistics per valutare la salute e lo stato nutrizionale di adulti e bambini negli Stati Uniti), e incrociato l'incidenza di vari tumori nei partecipanti con le concentrazioni di PFAS e fenoli nel loro organismo. Dall’analisi è emersa una forte correlazione tra alti livelli di queste sostanze e cancro, ma soprattutto nelle donne. Un dato che non ha sorpreso particolarmente poiché le PFAS e il BPA sono interferenti endocrini, cioè alterano la normale funzionalità degli ormoni, e le donne sono particolarmente esposte al rischio di sviluppare tumori "ormonali", come ad esempio il cancro al seno.

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Quali tumori causano queste sostanze

Dall’indagine è emerso che le donne maggiormente esposte al PFDE (un composto PFAS a catena lunga) avevano il doppio delle probabilità di avere una diagnosi di melanoma, mentre le donne maggiormente esposte ad altri due composti PFAS a catena lunga, PFNA e PFUA, avevano un rischio quasi doppio per la stessa neoplasia. Lo studio ha anche mostrato un legame tra l’esposizione al PFNA e la probabilità di avere una diagnosi di cancro all’utero. Mentre le donne maggiormente esposte ai fenoli, come il BPA (utilizzato nella plastica) e il 2,5-diclorofenolo (una sostanza chimica utilizzata nei coloranti e trovata come sottoprodotto nel trattamento delle acque reflue), avevano probabilità più elevate di avere una diagnosi di cancro all’ovaio. Infine, le donne esposte alle sostanze MPAH o BPF avevano probabilità più elevate di avere una diagnosi di tumore al seno.

"Queste sostanze chimiche PFAS - ha dichiarato la professoressa Amber Cathey, scienziata presso l'Università del Michigan e tra i principali autori dell'indagine - sembrano interrompere la funzione ormonale nelle donne, che è un potenziale meccanismo che aumenta le probabilità di tumori legati agli ormoni nelle donne". A tal proposito ha sottolineato Tracey J. Woodruff, professoressa dell’UCSF e direttrice del Programma sulla salute riproduttiva e l’ambiente, che ha sostenuto lo studio: "Poiché le PFAS sono onnipresenti e presenti in innumerevoli prodotti, un modo per ridurre le esposizioni è che l’EPA regoli le PFAS come una singola classe di sostanze chimiche, anziché considerarle una alla volta".

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Gli altri danni che causano le PFAS

Numerosi studi hanno riscontrato che le PFAS vengono assorbiti in modo particolarmente veloce dall’organismo, e possono accumularsi e depositarsi nel plasma, nel fegato e nei reni del corpo umano, causando importanti danni alla salute. Non solo tumori ‘ormonali’, possono essere causa anche di disfunzioni del sistema immunitario e malattie alla tiroide; di tumori al rene o ai testicoli; di malattie metaboliche, come obesità e diabete di tipo 2; di infertilità e patologie gestazionali, come effetti sullo sviluppo o ritardi nei bambini, basso peso alla nascita e pubertà accelerata; e dell’aumento della pressione sanguigna nelle donne in gravidanza.

Sono numerosi i gruppi di ricerca che nel mondo stanno svolgendo indagini per studiare la correlazione diretta tra contaminazione da PFAS e comparsa di gravi malattie. Tuttavia, prima che una sostanza possa essere vietata, vanno fornite laboriose prove sulla sua pericolosità per l’ambiente e la salute. A rendere ancora più complicata la situazione nel caso delle PFAS, è il fatto che alcune di queste sostanze sono componenti essenziali di prodotti indispensabili come schiume antincendio, indumenti protettivi e dispositivi medici che non possono essere sostituiti facilmente. La loro utilità viene per questo valutata alla luce del danno che comportano, un processo che richiede anni.

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