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Venerdì, 26 Aprile 2024
Città Rimini

Partorisce dopo 30 ore di travaglio: neonato nasce morto, chiesta sospensione ostetriche

La gioia è diventata ben presto un calvario che si è concluso con la morte del neonato soffocato nell'utero materno

La nascita del loro primo figlio si è trasformato in una tragedia per una coppia di Rimini. Marito e moglie avevano da tempo deciso che il loro piccolo sarebbe dovuto nascere in casa e, già prima di rimanere incinta, la madre 34enne si era rivolta a due ostetriche, molto note nell'ambiente dei parti casalinghi, avviando allo stesso tempo tutto il percorso burocratico per ottenere le autorizzazioni dell'Ausl.

Ma la gioia è diventata ben presto un calvario durato oltre 30 ore e che si è concluso con la morte del neonato soffocato nell'utero materno. Ora, stando a quanto scrive RiminiToday, le due ostetriche, di 45 e 37 anni, sono iscritte nel registro degli indagati e il pubblico ministero che coordina le indagini, Anna Maria Gallucci, ha ipotizzato il reato di omicidio colposo. Le professioniste, denunciate dalla coppia, sono accusate di aver commesso durante il travaglio una serie di irregolarità e leggerezze.

Cosa è successo 

Per comprendere quanto accaduto è necessario riavvolgere il nastro alla notte del travaglio, avvenuto tra il 3 e il 4 novembre 2022. La madre era in buone condizioni di salute, grazie a una gravidanza che era proseguita con estrema regolarità, tanto che la ginecologa che seguiva la donna aveva rilasciato un nullaosta rilevando come si trattasse di un parto a basso rischio.

Qualcosa però è successo nei giorni precedenti al travaglio. Le due ostetriche avevano rilevato come il feto fosse in una posizione anomala che, a loro detta, non consentiva un parto domiciliare consigliando alla 34enne una serie di esercizi per riallinearlo e che eventualmente sarebbe stata necessaria una manovra chiamata "rebozo". Nella notte in cui il piccolo sembrava pronto a nascere, la donna ha chiamato le due ostetriche, ma solo una delle due è arrivata dopo un paio di ore a casa della partoriente. La mattina del 5 novembre, il marito della donna, preoccupato dalla situazione, ha proposto di trasferire la 34enne in ospedale, incontrando però l'opposizione delle professioniste che insistevano affinché la signora restasse a bagno nella vasca e consigliando alla partoriente di fare esercizi fisici per aiutare il bambino a nascere.

Nel frattempo le ore passavano e, nonostante fosse stato rilevato come l'utero era arrivato alla sua massima dilatazione, il neonato ancora non usciva. Solo alle 6.30 del 6 novembre, a 30 ore dalle prime avvisaglie del parto, la 34enne era stata caricata in auto e portata in pronto soccorso a Rimini, violando il protocollo che indicava come la donna sarebbe dovuta essere stata trasportata in ambulanza del 118. Arrivata in ginecologia, però, i primi accertamenti non avevano trovato segnali del battito cardiaco del bambino e l'ecografia eseguita dalla ginecologa dell'Infermi aveva confermato la tragedia: il piccolo era morto nell'utero della propria mamma.

Quel che non torna nel diario clinico

In seguiti al decesso del piccolo, e l'apertura di un fascicolo d'indagine da parte della Procura, il corpo del neonato era stato sottoposto ad autopsia e sia il medico legale del pubblico ministero, Arianna Giorgetti, che quello nominato dalla coppia, Pier Paolo Balli, hanno evidenziato come il decesso sia stato causato dal soffocamento e non da alcuni giri del cordone ombelicale intorno al collo del feto.

Da qui i numerosi dubbi che il legale della coppia che ha sollevato nella sua denuncia contro le ostetriche proprio in merito alla procedura utilizzata per il parto. Il primo capitolo riguarda il diario clinico che le professioniste avrebbero dovuto tenere scrupolosamente per tracciare tutte le fasi e che sarebbe dovuto venire consegnato ai medici dell'ospedale quando la partoriente era stata portata all'Infermi.

Pare che, nella fretta, l'originale sia stato dimenticato a casa della donna e che le ostetriche ne abbiano redatto un secondo dove però vi sarebbero delle gravi discrasie rispetto all'originale, con fatti salienti che sarebbero stati retrodatati di diverse ore. Orari che, quindi, avrebbero diminuito il periodo del travaglio. Allo stesso tempo, inoltre, viene contestato il metodo di trasporto della 34enne in ospedale portata in auto dal marito e non facendo intervenire un'ambulanza del 118.

Il legale che segue la coppia chiede inoltre la sospensione delle professioniste dalla loro attività.

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