L’inferno di Sandro, il disabile "prigioniero" da più di un anno nella sua casa popolare
La mamma di Sandro, la signora Elena, ha scritto all'Aler e al comune di Corsico senza ricevere risposta. Ma l'ente assicura a MilanoToday: "Lunedì prossimo andiamo da lei"
MILANO - Il dolore per una situazione che va avanti da tanto, troppo, tempo. La frustrazione per tutte le sue richieste d’aiuto cadute nel vuoto. E il desiderio di cambiare un destino che appare già scritto, giorno dopo giorno sempre di più. C’è un misto di desolazione e di rabbia, ma mai di rassegnazione, nelle parole di mamma Elena, una donna che nonostante i suoi settantacinque anni e i suoi tanti acciacchi non ha intenzione di smettere di lottare e di battersi per i diritti di quel figlio a cui il destino ha già riservato parecchi tiri mancini.
Sandro, il ragazzone di Elena, ha cinquanta anni ed è “invalido al 100%, permanente e non deambulante”, dicono con freddezza le carte dei medici. Tradotto: Sandro è costretto su una sedia a rotelle e non può muoversi senza la sua sedia a rotelle o, almeno, senza un deambulatore che lo aiuti a tenersi in piedi. Eppure, mamma e figlio da venti anni vivono in una casa ad un piano rialzato del condominio Aler di via Curiel 28 a Corsico. Una casa che adesso, ora più che mai, per il cinquantenne è diventata una prigione. Dalla porta di casa alla strada, infatti, ci sono sette gradini che per Sandro sono un ostacolo impossibile da superare. Fino a quando mamma Elena ne ha avuto la forza si è caricata suo figlio sulle spalle e lo ha portato in strada. Ma ora, racconta, “io non ce la faccio più e mio figlio è da quasi un anno prigioniero in casa sua”.
La donna, come raccontato da lei stessa a MilanoToday, un mese fa - ormai esausta - ha preso carta e penna e ha scritto a chi di dovere. Ha inviato una raccomandata con ricevuta di ritorno - già arrivata - all’Aler e all’amministratrice di condominio e una mail al comune di Corsico e a due assessori. Semplice, quasi scontato, il testo del messaggio. “Abbiamo potuto acquistare una carrozzina elettrica che potrebbe dare a mio figlio una completa autonomia anche negli spostamenti fuori casa - scrive la donna -. Ma quei sette scalini gli impediscono di usarla, visto anche il peso della carrozzina. L'unica soluzione è l'installazione di un montacarichi esterno che dal balcone porti mio figlio e la carrozzina al piano del marciapiede”.
Le scale del condominio, infatti, sono troppo strette per permettere il passaggio della carrozzina e l’unica soluzione praticabile è passare dall’esterno. Tra Aler e l’amministratrice di condominio, però, è nato un rimbalzo di responsabilità, che non ha fatto altro che prolungare l’agonia di Sandro. “Vi ho contattato telefonicamente e ho ricevuto informazioni discordanti - si legge nella lettera di Elena -. Gli uffici Aler mi hanno detto di rivolgermi all'amministratrice di condominio, l'amministratrice mi ha riferito che a lei spetta dare l'autorizzazione mentre i lavori sarebbero di competenza di Aler. È evidente che questo rimpallo non può portare a una soluzione del problema di mio figlio”.
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