rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Il decreto del tribunale

Alviero Martini, il tribunale commissaria l'azienda di moda: "Borse realizzate da operai cinesi sfruttati"

La società (che non è sotto indagine) avrebbe massimizzato i profitti ricorrendo a "opifici cinesi" e "manovalanza in nero e clandestina". La casa di moda ribatte: le attività illecita sarebbero state "introdotte a insaputa della società nella filiera produttiva"

L' azienda di moda Alviero Martini avrebbe massimizzato i profitti usando "opifici cinesi" e "facendo ricorso a manovalanza in nero e clandestina". Questa l'accusa per la quale il tribunale di Milano ha disposto l'amministrazione giudiziaria per la celebre casa di moda, a seguito di un'inchiesta coordinata dalla procura e condotta dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro. 

La casa di moda avrebbe affidato la produzione di borse e accessori a società terze, che a loro volta, pur vigendo il divieto di subappalto, esternalizzavano la produzione a opifici gestiti da cittadini cinesi. La Martini non avrebbe "mai effettuato ispezioni sulla filiera produttiva per appurare le reali condizioni lavorative", mentre negli opifici cinesi, almeno secondo chi indaga, gli operai lavoravano in nero e in condizioni di caporalato.  

Abbattimento dei costi e manovalanza clandestina 

Un sistema, spiegano gli investigatori, che "consente di realizzare una massimizzazione dei profitti inducendo, con il classico sistema 'a strozzo' l'opificio cinese che produce effettivamente i manufatti", ovvero borse ed accessori, "ad abbattere i costi da lavoro facendo ricorso a manovalanza 'in nero' e clandestina, non osservando le norme relative alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro nonché non rispettando i Contratti Collettivi Nazionali Lavoro di settore riguardo retribuzioni della manodopera, orari di lavoro, pause e ferie".

Come spiega Marianna Gulli su MilanoToday, i prodotti uscivano dagli opifici cinesi al prezzo di 20 euro. Poi passavano al subappaltatore che le vendeva a 30 euro agli appaltatori ufficiali. Alviero Martini pagava quelle stesse borse a 50 euro e le metteva in vendita nei negozi al prezzo di 350 euro.

I controlli 

I carabinieri hanno controllato 8 opifici cinesi che sono risultati irregolari. Qui hanno identificato 197 lavoratori, di cui 37 in nero e clandestini. Inoltre, le condizioni di lavoro sono risultate pessime: paga sotto la soglia, orari di lavoro illegali, ambiente di lavoro malsano. Per non parlare delle omissioni in fatto di sicurezza sul lavoro, senza sorveglianza sanitaria, formazione o informazione. Negli opifici sono stati anche trovati dormitori abusive e in condizioni igienico-sanitarie pessime.

Tra le altre cose, lo scorso maggio in una delle aziende di manodopera cinesi, a Trezzano sul Naviglio, un lavoratore in nero è morto schiacciato da un macchinario. Per camuffare il fatto che il dipendente non fosse in regola, l'azienda aveva inviato, subito dopo l’infortunio, il modello telematico di assunzione al centro per l’impiego, a Inps e Inail.

Stando agli atti, i lavoratori percepivano paghe al di sotto della soglia di povertà e alloggiavano in luoghi con "micro camere" "completamente abusive", con "chiazze di muffa" e "impianti elettrici di fortuna",  “concretamente idonei a innescare incendi da sovraccarico e corto circuito”.

I macchinari per la produzione erano completamente privi di dispositivi di sicurezza, gli agenti chimici utilizzati per la produzione non erano conservati in modo da garantire la sicurezza da contaminazioni. Uno degli operai ha messo a verbale: "Percepisco 50 centesimi ogni fibbia rifinita [...] non sono mai stato visitato dal medico dell’azienda"

Sono 10 le denunce per caporalato a titolari di aziende di origine cinese. Ammende pari a oltre 152mila euro e sanzioni amministrative per un totale di 150mila euro. Per sei aziende è stata disposta la sospensione dell’attività.

La risposta dell'azienda

"L’Alviero Martini Spa comunica di essersi messa tempestivamente a disposizione delle autorità preposte, non essendo peraltro indagati né la società né i propri rappresentati, al fine di garantire e implementare da parte di tutti i suoi fornitori, il rispetto delle norme in materia di tutela del lavoro", fa sapere l'azienda ad alcune ore dalla notizia del commissariamento

I vertici dell'azienda hanno poi sottolineato "che tutti i rapporti di fornitura della società sono disciplinati da un preciso codice etico a tutela del lavoro e dei lavoratori al cui rispetto ogni fornitore è vincolato. Laddove emergessero attività illecite effettuate da soggetti terzi, introdotte a insaputa della società nella filiera produttiva, assolutamente contrari ai valori aziendali, si riserva di intervenire nei modi e nelle sedi più opportune, al fine di tutelare i lavoratori in primis e l’azienda stessa", si legge. 

 Alviero Martini, l’azienda: "Sub-fornitori non autorizzati illegittimamente inseriti nella filiera"

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Alviero Martini, il tribunale commissaria l'azienda di moda: "Borse realizzate da operai cinesi sfruttati"

Today è in caricamento