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Lunedì, 29 Aprile 2024
Lo scandalo / Palermo

"Teneva per sè cibo e tablet destinati agli studenti": arrestata preside antimafia premiata da Mattarella

Ai domiciliari Daniela Lo Verde, dirigente della scuola Falcone di Palermo, e il suo vice. Entrambi sono accusati di peculato e corruzione. La dirigente era stata nominata Cavaliere della Repubblica

Avrebbero attestato il falso, come la presenza degli studenti in alcune attività extracurricolari, per ricevere finanziamenti Pon che diversamente non avrebbero ottenuto e avrebbero preso accordi con una sola azienda per le forniture di materiale tecnologico. Scattata all’alba l’operazione dei carabinieri “La coscienza di Zen-O” che ha portato agli arresti domiciliari la preside della scuola Falcone dello Zen di Palermo, Daniela Lo Verde, il vicepreside Daniele Agosta e una terza persona. Sono accusati di peculato e corruzione.

Birra e origano comprati con i soldi della scuola finivano nella cucina della preside

La terza persona coinvolta è Alessandra Conigliaro, dipendente del negozio R-Store di Palermo che alla preside avrebbe regalato tablet e cellulari in cambio della fornitura alla scuola, in aggiudicazione diretta e in esclusiva, del materiale elettronico. In particolare la preside avrebbe messo in condizione la dipendente, pure lei ai domiciliari, di fare preventivi su misura a discapito di altre aziende sempre per acquisiti realizzati nell'ambito di progetti finanziati dal Pon o da enti pubblici.

A condurre le indagini, tra febbraio 2022 e aprile 2023, la sezione Eppo del Nucleo investigativo di Palermo sotto il coordinamento dei procuratori europei delegati Calogero Ferrara e Amelia Luise dell’European public prosecutor’s office. “I dirigenti scolastici - si legge in una nota - in forza del loro ruolo di pubblico ufficiale, in maniera spregiudicata, avrebbero attestato falsamente la presenza degli alunni all’interno della scuola anche in orari extracurricolari per giustificare l’esistenza di progetti Pon di fatti mai realizzati o realizzati solo in parte”.

Gli accertamenti avrebbero evidenziato una gestione dell’istituto “meramente personale anche riguardo alle procedure di acquisto e fornitura di generi alimentari per il servizio mensa della scuola. È stato documentato - spiegano gli investigatori - come all’interno dell’ufficio di presidenza era custodita una cospicua quantità di generi alimentari nonché costosi dispositivi informatici destinati agli studenti che sarebbero stati costantemente prelevati dalla preside e dal suo vice per proprie ed esclusive necessità”.

L’altro aspetto emerso dalle indagini riguarda il canale preferenziale che, secondo l’accusa, sarebbe stato aperto stabilmente con una sola azienda “in forza di un rapporto correttivo volto all’affidamento di ulteriori e importanti commesse in cambio di molteplici illecite dazioni di strumenti di ultima generazione. Le condotte dei pubblici ufficiale - si legge ancora - risultano gravi alla luce della loro completa adesione a logiche di condotta utilitaristica, della strumentalizzazione dell’azienda amministrativa e della vocazione a ritenere la pubblica amministrazione come un pozzo dal quale attingere”.

Ad aggravare il quadro, come emerge dal provvedimento cautelare firmato dal gip di Palermo, la preside Lo Verde ha sempre “alimentato la propria immagine pubblica di promotrice della legalità nonostante il quotidiano agire illegale e la costante attenzione ai risvolti economici della sua azione amministrativa, di fatto abbandonando l’esercizio del suo ruolo tipizzato di controllo e di gestione finalizzato al buon andamento dell’istituto comprensivo Giovanni Falcone”, una realtà importante per un quartiere difficile come lo Zen. Nel 2020 la preside era stata nominata dal Presidente Sergio Mattarella Cavaliere della Repubblica.

L'inchiesta nasce dalla denuncia ai carabinieri di un'ex insegnante dell'istituto che ha raccontato agli inquirenti di una "gestione dispotica della cosa pubblica da parte dell'indagata", scrive il gip che ha disposto i domiciliari per la donna, gestione che era impossibile contrastare salvo correre il rischio di ritorsioni.
L'insegnante ha descritto la dirigente come "avvezza alla violazione delle regole": da quelle sull'emergenza sanitaria a quelle dei finanziamenti europei. La docente ha anche rivelato che spesso le fatture per gli acquisiti, ad esempio per la palestra, venivano gonfiate e che solo una parte dei soldi veniva spesa per strumenti didattici, mentre il resto del denaro veniva investito in abbigliamento e scarpe per la dirigenza della scuola. Le dichiarazioni dell'ex maestra, confermate ai carabinieri da altri insegnanti, hanno fatto partire le intercettazioni.

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