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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Campania e Lombardia nell'incubo: i pericoli per il Lazio

Nella regione del Nord i numeri dell'emergenza tornano a crescere. Quella del Sud ha il record di positivi in un giorno. E si teme per i pendolari che arrivano a Roma e i pericoli di nuovi contagi

Campania e Lombardia tornano (o entrano) nell'incubo dell'emergenza coronavirus. La regione del Nord vede che i numeri dell'emergenza coronavirus tornano a galoppare: ueri 683 casi, 163 in più del giorno prima, il 15% a livello nazionale. Quella del Sud ha il record di nuovi positivi in un giorno: 758, di cui 448 concentrati nella sola provincia di Napoli. E raggiunge quei numeri eseguendo un numero assai inferiore di tamponi (9.925) rispetto alle altre regioni. E che preoccupa il Lazio, che ogni giorno vede arrivare almeno 10mila persone dalla Campania per ragioni di lavoro. 

Campania e Lombardia nell'incubo: i pericoli per il Lazio

Andiamo con ordine. Ieri in un'intervista il consigliere del ministero della Salute Walter Ricciardi ha spiegato che Lombardia e Campania rischiano di diventare zone arancioni con il divieto di uscire dai confini territoriali o di finire addirittura in lockdown, magari locali per piccoli cluster, tipo il campus dell’Università Bocconi a Milano dove da ieri ci sono 180 studenti in quarantena.

La Stampa spiega oggi che l'ipotesi è vista con terrore dai rappresentanti delle attività produttive, dopo i danni all'economia di marzo: il segretario generale della Cna Lombardia Stefano Binda, a capo di 23 mila imprese artigiane con 35 mila addetti, dice che un lockdown "non è economicamente sostenibile. Così come credo che il divieto di circolazione sia possibile, esclusivamente per le persone e non per le merci, solo a livello di nazioni. Se proprio si deve perché aumentano troppo i contagi, meglio parlare di microlockdown settoriali. Se serve chiudere pub e discoteche se ne può discutere, ma ci vuole un piano concreto di aiuti economici. Ad esempio con un confronto reale tra Stato e Regioni sull’utilizzo dei 209 miliardi del Recovery Fund. Al momento le preoccupazioni sono sui controlli che ci aspettiamo più rigorosi e sulla criticità dei vaccini antinfluenzali".

Il quotidiano aggiunge che sono pronti a tutto invece ad Alzano Lombardo, l’altro comune della Valseriana bergamasca dove il virus ha fatto strage. Il sindaco Camillo Bertocchi è invece ottimista: "Su quasi 14 mila abitanti oggi abbiamo solo 3 positivi. Mai un numero così basso. Qui la mascherina la portano tutti anche quando non era obbligatoria. Non so se abbiamo imparato la lezione ma facciamo quello che c’è da fare". 

Nuovo Dpcm 15 ottobre: le chiusure locali e le restrizioni in arrivo su feste, locali, negozi e palestre

La sanità quasi al collasso in Campania

In Campania invece le terapie intensive per i pazienti Covid-19 per ora vedono occupati 55 letti su 108 disponibili: meno della metà risultano ancora liberi ma se necessario, spiega la Regione, i malati verrebbero smistati nelle terapie intensive "sempllci" che attualmente dispongono di altri 488 posti letto. Le degenze ordinarie invece sono quasi al punto di non ritorno: 550 posti letto occupati su 665. Anche in questo caso il piano d'emergenza prevede che siano predisposti altri posti letto attingendo daglli altri reparti. Ma quanto potrebbe reggere una situazione del genere in caso di ulteriore crescita? 

Repubblica spiega che la situazione della Campania è quella di una regione al top, la prima in Italia per numero di positivi, che rischia di precipitare verso l’ingovernabilità assistenziale sul fronte ospedaliero. E allora, lo spauracchio di un serio lockdown non sarebbe solo un’ipotesi.

«Se dovessimo trovarci in estrema difficoltà — spiega un anestesista in rigoroso anonimato dopo il diktat imposto dalla Regione che ha messo il bavaglio a medici e manager — il presidente De Luca si è dichiarato pronto a trasformare alcuni ospedali in strutture targate solo Covid Center. Fortunatamente oggi la patologia coinvolge meno l’intero organismo e risponde meglio alle cure. Grazie a trattamenti precoci, si riesce per ora a evitare che molti pazienti finiscano in Rianimazione. Ma non basta: le Terapie subintensive sono già in affanno: poche le strutture dove vengono assistiti i pazienti in insufficienza respiratoria non acuta, quelli che necessitano di ventilazione non invasiva, come il “casco cPap con ossigeno ad alti flussi”»

La paura per la Campania porta però ripercussioni anche per il Lazio. Perché ci sono 10mila persone che ogni giorno prendono il treno per venire a lavorare nel Lazio e molti di questi sono insegnanti: il rischio è che si attui una situazione simile a quella dei turisti di ritorno dalla Sardegna alla fine dell'estate. Il Messaggero racconta oggi che per questo al ministero della Salute cresce l’allarme.

L’indice di trasmissibilità Rt rappresenta infatti il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto, dopo l’applicazione delle misure di contenimento. Dunque permette di valutare l’efficacia dei provvedimenti adottati per limitare la diffusione del Covid. E con l’indice prossimo alla soglia di allerta fissata dal Comitato tecnico scientifico (Cts) a 1,5, va da sé che il governo dovrà valutare nuovi interventi da qui al 15 ottobre, data di scadenza del Dpcm del 7 settembre appena prorogato con appena due novità: l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto (con l’eccezione se si è da soli o con conviventi) e in luoghi chiusi inpresenza di altre persone e il divieto per le Regioni di procedere a ordinanze più permissive senza il via libera del ministro della Salute, Roberto Speranza.

Intanto ieri a Latina è arrivato il primo mini-lockdown. Il governatore Nicola Zingaretti ha firmato l'ordinanza che impone per 14 giorni le restrizioni e che prevede un massimo di 20 persone a feste e cerimonie religiose, di 4 persone per ogni tavolo in ristoranti e locali, la chiusura a mezzanotte di pub, bar e ristoranti, e il divieto di assembramenti nelle aree antistanti l’accesso di scuole, banche, uffici postali e altri uffici pubblici, oltre che nei luoghi pubblici come piazze, parchi e spiagge. Vengono bloccate anche le visite ai parenti ricoverati nelle strutture sanitarie e sociosanitarie e finisce contingentato il numero di persone che possono frequentare  contemporaneamente palestre, scuole di ballo e altre attività di natura sportiva e invito alle aziende a favorire lo smart working.

Il mini-lockdown di Latina

Ieri nel Lazio sono stati registrati 359 nuovi contagi, dei quali 144 a Roma e 29 a Latina, 6 decessi e 81 guariti. Nell’Asl di Frosinone sono stati individuati 40 casi, in quella di Viterbo 18 a Rieti 14. Sotto pressione sono finiti gli stessi drive-in dove fare i tamponi, in cui si registrano lunghe code. Ma la paura è sempre la stessa: ovvero che sia tutto troppo poco e troppo tardi.  E Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza, lancia l'allarme: "Gli ospedali si stanno di nuovo riempiendo. Le strutture Covid in questo momento in Campania e nel Lazio sono quasi piene. Mi preoccupano non tanto le terapie intensive di cui si parla, ma le sub-intensive dove ci sono pazienti infettivi che devono essere curati in un certo modo. E i posti si stanno già saturando adesso figuriamoci quando arriverà l'influenza". 

Intanto il comitato delle vittime di coronavirus Noi Denunceremo fa sapere che depositerà in procura a Bergamo altre 150 denunce (per un totale di quasi 300) il prossimo giovedì 15 Ottobre alle ore 9.30. "Abbiamo lasciato parlare per un po' esponenti del Governo e di Regione Lombardia - dice il presidente Fusco -. Dopo trentaseimila morti ufficiali ed altre migliaia ufficiose che non rientrano nella conta perchè morte soffocate nel letto di casa o in qualche RSA senza un tampone mentre gli ospedali esplodevano, non solo non abbiamo assistito ad alcun rappresentante delle istituzioni che si sia fatto spontaneamente da parte, ma sia il Presidente del Consiglio che il Presidente di Regione Lombardia hanno iniziato una campagna mediatica regionale, nazionale ed internazionale che ne esaltasse le gesta in quei drammatici mesi. Al Ministero della Salute sono cosi convinti che sia andato tutto bene da avere consentito che il Direttore generale per la prevenzione si dedicasse ad altri incarichi dagli inizi di maggio, in piena pandemia, e nel modo più discreto possibile" ha detto Fusco.

"Ci siamo letti migliaia di pagine di documenti - continua la legale del comitato Consuelo Locati - e recentemente trovato conferma in un articolo scritto per mano del consulente del Governo, Walter Ricciardi, che hanno dovuto sigillare un intero Paese perchè non avevano nessuna idea se quello che stesse succedendo in Lombardia si stesse verificando nel resto d'Italia. Hanno dovuto chiudere tutto il Paese "alla cieca" perchè nel pieno dell'emergenza il sistema di sorveglianza epidemiologica presentava fortissime criticità. E presentava fortissime criticità perchè non esistevano un piano pandemico nazionale e piani pandemici attuativi regionali aggiornati, e non erano mai state fatte le relative esercitazioni". 

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