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Sabato, 27 Aprile 2024
"Brutale violenza di genere" / Milano

"Carol Maltesi uccisa perché donna indipendente": le motivazioni dell'ergastolo a Davide Fontana

I giudici della Corte d'Assise d'appello di Milano hanno pubblicato le motivazioni della sentenza con cui hanno condannato all'ergastolo il bancario di 45 anni, che nel gennaio del 2022 uccise l'ex fidanzata 26enne

"Uccisa soltanto perché era una donna che cercava la sua indipendenza, sia economica che personale". L'omicidio di Carol Maltesi fa parte di una serie di delitti uniti da un costante filo rosso, "un denominatore comune di delitti omologhi e della stessa indole: perché non era un uomo ma una donna". A scriverlo sono i giudici della Corte d'Assise d'appello di Milano, nel documento in cui elencano le motivazioni alla base della sentenza con cui, il 21 febbraio, hanno portato da 30 anni all'ergastolo la condanna per Davide Fontana, bancario 45enne che l'11 gennaio 2022 uccise l'ex fidanzata 26enne a Rescaldina. I giudici, nel decidere l'aumento della pena, hanno riconosciuto le aggravanti della premeditazione e della crudeltà.

L'omicidio di Carol Maltesi

Aggravanti escluse in primo grado ma riconosciute in appello dai giudici Caputo e Anelli che, accogliendo quanto richiesto dal sostituto pg Massimo Gaballo, hanno tramutato la condanna a 30 anni in ergastolo.  Il bancario, reo confesso, uccise l'ex fidanzata nella sua abitazione a Rescaldina, nel Milanese, colpendola con 13 martellate alla testa e poi sgozzandola. Dopo il delitto, fece a pezzi il corpo e per oltre due mesi ne conservò i resti in un congelatore. Non riuscendo a liberarsene bruciandoli, decise di abbandonarli dentro ad alcuni sacchi in una discarica a cielo aperto nel Bresciano. Venne arrestato a fine marzo di due anni fa. La 26enne si occupava della realizzazione di contenuti per la piattaforma Onlyfans. Il giorno dell'omicidio, lei e il bancario si erano incontrati proprio per girare insieme un video, nel quale lei doveva apparire legata e con un cappuccio sulla testa, e che era stato commissionato da Fontana tramite un profilo falso.

"Una brutale violenza di genere"

Come si legge nelle motivazioni, proprio organizzando le riprese di quel filmato Fontana riuscì a mettere in moto il suo piano omicida: "Ebbe l'opportunità per l'attuazione del delitto che aveva preordinato, dopo  aver "carpito" alla vittima il consenso "di porsi in una condizione di passività assoluta, inerme, in balia dell'altrui violenza senza poter reagire, difendersi, urlare, chiedere soccorso". Fontana, come spiegato nelle 95 pagine redatte dai giudici, portò avanti la "cinica estensione di uno studiato 'contrappasso'", con un "ultimo, osceno, 'set cinematografico', un'ultima uscita di scena simbolicamente punitiva per avere la vittima cercato nella carriera di attrice-porno la sua indipendenza, economica e personale".

La Corte non ha riconosciuto le attenuanti generiche come equivalenti alle aggravanti, come avvenuto invece in primo grado, cosa che avrebbe portato comunque sotto l'ergastolo la pena per Fontana, autore di delitto che i giudici hanno definito "una brutale violenza di genere". "Invece di lasciare "andare la donna o di impegnarsi a coltivare e a valorizzare il legame con lei - concludono i giudici - il bancario ha scatenato la sua furia omicida verso un fin troppo facile ed inerme bersaglio".

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