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Venerdì, 26 Aprile 2024
Omicidi / Zimbabwe

Padre e figlio uccisi in Zimbabwe, dietro la morte l'ombra dei traffici d'avorio

La Procura di Roma ha aperto un'inchiesta sulla morte di Claudio e Massimiliano Chiarelli. Il sospetto: non è stata una tragica fatalità ma un'esecuzione

La morte di Claudio e Massimiliano Chiarelli, padre e figlio di 64 e 28 anni uccisi lo scorso 13 marzo in una sparatoria all'interno del parco di Mana Pools nello Zimbabwe, non sarebbe stata una tragica fatalità. 

Come riportato dal settimanale "Oggi", sulla vicenda, che presenterebbe molti punti oscuri, è stata aperta un'inchiesta dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Roma Barbara Zuin.

LA TRAGEDIA IN ZIMBABWE - La moglie di Claudio e madre di Massimiliano è di origini padovane. Come padovano, di Cadoneghe, è Francesco Marconati, il veterinario che quella domenica pomeriggio si trovava con le due vittime ed è riuscito a scampare miracolosamente alla morte. I Chiarelli vivevano da tempo nel paese africano, dove lavoravano come guide nei safari. 

"UN' ESECUZIONE" - In un primo momento, si era parlato di un errore da parte delle stesse guardie della riserva nella quale padre e figlio erano impegnati in un'operazione contro i cacciatori di frodo: padre e figlio sarebbero stati scambiati proprio per i bracconieri cui stavano dando la caccia. Tuttavia, sin da subito, qualcuno, dagli ambienti vicini alle due vittime, aveva parlato di un'"esecuzione".

PUNTI OSCURI - Dagli esami sui corpi di Claudio e Massimiliano, emergerebbe, infatti, che i due sarebbero stati uccisi da un solo colpo, mortale, rispettivamente alla testa e al collo. Chi ha sparato, inoltre, non sarebbe stato distante 40-50 metri, ma avrebbe fatto fuoco da una distanza ben più ravvicinata. Infine, il luogo della sparatoria, i vestiti indossati dai Chiarelli e la stessa jeep sulla quale viaggiavano sarebbero stati facilmente riconoscibili.

TRAFFICI DI AVORIO - Il caso avrebbe fatto emergere numerose contraddizioni. Dietro la morte di padre e figlio potrebbe esserci traffici illegali di avorio, corni di rinoceronte, e di animali vivi, soprattutto cuccioli di elefante, esportati in Estremo Oriente. I due familiari, impegnati nella lotta al bracconaggio, potrebbero essere stati ritenuti figure scomode.

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