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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Macerata

Pamela Mastropietro, perché la battaglia della famiglia continua

La famiglia della ragazza chiede che sia fatta piena luce. Dopo l'ergastolo a Oseghale, dicono no all'archiviazione per uno degli altri due inizialmente coinvolti nelle indagini

Dopo la condanna all'ergastolo di Innocent Oseghale per aver violentato, ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro, la battaglia della famiglia della ragazza per fare piena luce sulla morte della 18enne non si ferma. I familiari dicono no all'archiviazione per uno degli altri due nigeriani inizialmente coinvolti nelle indagini ma per i quali la procura non ha trovato elementi.

Pamela Mastropietro, perché la battaglia della famiglia continua

La difesa della famiglia Mastropietro, a quanto riporta Adnkronos, ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione nei confronti di Lucky Desmond. I legali della famiglia Mastropietro chiedono di proseguire le indagini su Desmond anche sulla base delle parole dell'ex collaboratore di giustizia Vincenzo Marino, teste dell'accusa al processo, che lo collocavaproprio nella casa di via Spalato almeno fino a un certo punto di quella tragica giornata, sulla base degli esami delle celle telefoniche e di altri due testimoni, uno dei quali ritenuto però inattendibile dalla procura.

Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro e legale della famiglia, ha scritto un post su Facebook in cui si rivolge direttamente alla nipote: "Sono passati 16 mesi, da quel giorno, in cui, saputa la notizia del ritrovamento del tuo cadavere martoriato, ti ho promesso Giustizia. Con la sentenza del 29 maggio scorso, la Corte di Assise di Macerata ha condannato il tuo carnefice all'ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi, unitamente ad altre pene accessorie, tra cui la decadenza dalla potestà genitoriale".

"Questa dura condanna non ti riporterà certo in vita, su questa terra, ma simbolicamente ti restituisce quella dignità che alcuni ti avevano voluto negare, per coprire il marcio che, dietro la tua orrenda e demoniaca fine, c'è. Si tratta - continua Verni - di una battaglia vinta, non certo della guerra: ne sono consapevole, ne siamo consapevoli. Ma è un importante segnale che ci dà nuova linfa per continuare le nostre lotte, tra cui quella sulla mafia nigeriana. Tu hai vinto. L'Italia ha vinto. La civiltà ha vinto. Ed io, nel mio piccolo, spero di aver contribuito un po' a questo, e di aver mantenuto fede a quella promessa che, da uomo, da zio, da tuo padrino di battesimo e da avvocato, ebbi a farti quel 3 febbraio dello scorso anno. Giustizia, per ora, è fatta. E la battaglia continua. Io non mollo. Noi non molliamo. L'Italia per bene non molla".

Pamela Mastropietro, scritta oltraggiosa sulla targa ricordo lasciata dalla mamma

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Alessandra Verni, la madre, di Pamela Mastropietro, la giovane uccisa a Macerata, in occasione della trasmissione tv in onda su Rai1 "Porta a Porta" condotta da Bruno Vespa, 20 febbraio 2018. ANSA/ANGELO CARCONI

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