rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
IL CASO / Italia

Ilaria Cucchi: "Da cittadina chiedo un mea culpa allo Stato"

La sorella di Stefano Cucchi, all'indomani della sentenza che ha assolto infermieri e agenti per la morte del fratello, afferma: "Questo processo è stato un massacro"

"Stefano è stato lasciato morire in condizioni terribili fra dolori atroci che posso solo lontanamente immaginare, in solitudine, come un cane, come se non avesse nessuno, come se non contasse. In quel momento la sua vita è stata archiviata. Due giorni fa con la sentenza hanno provato anche ad archiviare la sua morte": dopo la sentenza di primo grado, che ha condannato sei medici per omicidio colposo e assolto infermieri e agenti per la morte di Stefano Cucchi, la sorella Ilaria, a TmNews, spiega perché la battaglia della famiglia per arrivare alla verità continua. E racconta chi era davvero il 31enne romano, morto 6 giorni dopo il suo arresto, nel reparto protetto dell'ospedale Pertini di Roma: "Un ragazzo normale che voleva essere come tutti, che aveva avuto un percorso in alcuni momenti tormentato, che però aveva avuto la forza di superare, poi ha commesso uno sbaglio e per quello sbaglio è stato arrestato e chiamato giustamente a rispondere, ma ne ha risposto con la vita". Ora Ilaria "da cittadina italiana, rispettosa delle istituzioni e della giustizia", chiede "allo Stato di fare un mea culpa" e "non dimenticare che si sta parlando della vita di un essere umano".

GUARDA IL VIDEO DELL'INTERVISTA

"Questa sentenza ci dice che mio fratello è morto di malasanità, ma ci restituisce solo una parte della verità. E se è vero che Stefano non sarebbe mai finito nel reparto detentivo del Pertini se non ci fosse stato quel terribile pestaggio, è vero anche che quei medici se si vogliono definire tali, avrebbero dovuto salvargli la vita, invece di voltarsi dall'altra parte. Bastava poco per salvare la vita a mio fratello e nemmeno quel poco è stato fatto", sottolinea Ilaria. In attesa delle decisioni della procura sull'appello, la famiglia Cucchi, annuncia che comunque impugnerà la sentenza: "In questo processo i veri perdenti non siamo noi, perché c'è una grande coscienza popolare, la gente ora sa e noi in qualche modo abbiamo raggiunto lo scopo di restituire dignità a mio fratello. I veri perdenti sono i pubblici ministeri. Noi andremo avanti, in tutti i modi in cui la legge ce lo consente, faremo tutto ciò che si può fare. Mi auguro lo facciano anche loro."

Quello che è successo ha cambiato anche la vita di Ilaria, "oggi che conosco io non posso fare finta di niente, il mio dramma è stato terribile. In realtà io ancora devo iniziare ad elaborare il lutto e quando lo farò credo che sarà una delle cose più difficili della mia vita, mio fratello è ancora fisicamente qui con me, finchè avrò questa battaglia da portare avanti".

Il processo "è stato un massacro", un processo "a mio fratello e alla mia famiglia", ma chi era Stefano? "Era un ragazzo fantastico, suona scontato perché era mio fratello, ma lui lo era davvero: era sempre presente, attento anche alla mia felicità ed era un ragazzo allegro e questo lo dicono tutti quelli che lo hanno conosciuto, è una persona che tutti ricordano con grande affetto", racconta la sorella. "E - aggiunge - molto più semplicemente Stefano era un ragazzo normale che aveva avuto un percorso in alcuni momenti tormentato che però aveva avuto la forza di superare, forte dell'unione della famiglia e del fatto che in qualche modo poi ne saremmo usciti insieme". E "peccato che alla fine nessuno gliene ha dato modo, ci hanno tenuto fuori da quello che gli stava capitando".

Stefano è morto 6 giorni dopo il suo arresto ma "era un ragazzo che fino a un'ora prima del suo arresto conduceva una vita normale, lavorava, si allenava. Colui che nelle perizie viene descritto come un 'morto che cammina', 'un ragazzo sull'orlo del baratro', era invece un ragazzo che fino ad un'ora dall'arresto si allenava, in palestra, perché il suo sogno era entrare nei pesi minimi della boxe, perché lui così piccolino e magrolino voleva dimostrare di essere come gli altri e ce la stava mettendo tutta. Poi ha commesso uno sbaglio e per quello sbaglio è stato arrestato ed è stato chiamato a risponderne, come giustamente doveva succedere, però lui ne ha risposto con la vita, per colpa del pregiudizio".

Ilaria ripercorre quello che è accaduto, quei giorni d'ottobre del 2009, gli ultimi giorni di vita del fratello: "Probabilmente lui è stato vittima di un feroce pestaggio, che ora si vuol sminuire, proprio nei sotteranei di quel tribunale, dove si fa la giustizia e poi è stato rinchiuso in un ospedale lager, tenuto lontano dagli occhi di tutti e soprattutto dai nostri occhi. Non solo, è stato abbandonato e lasciato morire da medici, che per quanto mi riguarda non dovrebbero più indossare un camice, ed è stato lasciato morire in condizioni terribili, fra dolori atroci, che posso solo lontanamente immaginare, e soprattutto con una sensazione di solitudine, come un cane, come se non avesse una famiglia, come se non avesse degli affetti, come se non avesse un vissuto, come se non contasse niente. In quel momento la vita di Stefano è stata archiviata. Con la sentenza hanno provato anche ad archiviare la sua morte".

Ora Ilaria chiede solo una cosa: "Io chiederei da cittadina italiana, da cittadina rispettosa delle istituzioni dello Stato e della giustizia, chiederei allo Stato di fare un mea culpa, di ammettere le responsabilità al proprio interno, anche se questo costa molto, anche se questo costa mettere in discussione tutto un intero sistema. Chiederei allo Stato di non dimenticare, che si sta parlando della vita di un essere umano, della vita di un cittadino italiano".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ilaria Cucchi: "Da cittadina chiedo un mea culpa allo Stato"

Today è in caricamento