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Sabato, 27 Aprile 2024
Il caso / Pavia

Jeffrey Baby trovato impiccato: "Dubbi che si sia suicidato"

Si indaga sulla morte del trapper di 26 anni, vero nome Jordan Tinti, avvenuta in carcere a Pavia. È stata disposta l'autopsia sul corpo. Le parole dell'avvocato

Andrà fatta chiarezza. La procura di Pavia disporrà l'autopsia nelle indagini aperte sulla morte di Jordan Tinti, il trapper di Bernareggio (Monza-Brianza) famoso con il nome d'arte di Jordan Jeffrey Baby, trovato impiccato martedì mattina (12 marzo) in una cella del carcere di Torre del Gallo a Pavia, dove stava scontando una pena di 4 anni e 4 mesi di reclusione per rapina aggravata dall'odio razziale.

Il legale del giovane, l'avvocato Federico Edoardo Pisani, che rappresenta ora anche il padre, giovedì incontrerà il pm titolare dell'inchiesta, Alberto Palermo. L'avvocato e il papà del 26enne hanno chiesto "giustizia" e vogliono "sapere cosa è successo", anche perché, secondo il legale, ci sono pure "fondati dubbi che si sia trattato di un atto volontario". "Non so neanche se hanno trovato una corda o altro, a me hanno solo detto ieri che è stato trovato appeso in cella", ha chiarito. E se di suicidio si è trattato, ha spiegato ancora il legale, "bisogna chiedersi perché Jordan era ancora in carcere a Pavia, dopo che aveva denunciato di aver subìto là maltrattamenti e abusi sessuali da altri detenuti".

Per i maltrattamenti, ha chiarito il legale, è imputato un altro trapper, lo stesso condannato in primo grado con la vittima a Monza per rapina aggravata dall'odio razziale. L'artista accusato dall'avvocato, che nel primo periodo di detenzione era in carcere con Jordan, per quei presunti maltrattamenti sarà processato a partire da venerdì prossimo a Pavia. "Il padre di Jordan sarà parte civile nel processo", ha annunciato l'avvocato. Tinti aveva anche denunciato di essere stato vittima di violenza sessuale da parte di un altro detenuto. "Ci siamo opposti alla richiesta di archiviazione della procura", ha detto il difensore. A novembre, poi, il magistrato di sorveglianza, subito dopo che la pena era diventata definitiva, aveva concesso al 26enne l'affidamento terapeutico in una comunità, dopo che la difesa aveva evidenziato "gravi pregiudizi" per lui a stare ancora in carcere perché aveva necessità di curarsi dalla tossicodipendenza e aveva subìto violenze e maltrattamenti. Il 2 marzo, però, il provvedimento provvisorio di affidamento è stato sospeso, perché "nella sua stanza hanno trovato un cellulare e sigarette" e il 26enne era tornato in carcere. 

"Qui il tema è che lui è stato rimesso in carcere malgrado fosse già stato certificato che c'erano dei gravi pregiudizi - ha aggiunto Pisani - e anche che è stato rimesso di nuovo in carcere a Pavia, dove aveva denunciato di aver subito abusi e sappiamo come funziona la vita nelle carceri". Lui, ha aggiunto l'avvocato, "piangeva in carcere, era terrorizzato". Attendeva l'udienza fissata per il 19 marzo, quando la sorveglianza di Milano avrebbe dovuto decidere se confermare l'affidamento terapeutico o revocarlo, dopo la sospensione. Gli restavano "meno di 2 anni da scontare" e sulla sua denuncia "per gli abusi subiti c'era stata richiesta di archiviazione perché, secondo la Procura, non aveva subito riferito l'accaduto all'operatore presente".

Il trapper era stato arrestato nel mese di agosto del 2022 insieme a un altro trapper con l'accusa di aver rapinato un nigeriano di 42 anni alla stazione ferroviaria di Carnate (Monza e Brianza). Urlandogli "ti vogliamo ammazzare perché sei nero" e minacciandolo con due coltelli, Jeffrey Baby e il complice avevano rapinato il 42enne dello zaino e della bicicletta. Poi avevano lanciato lo zaino sui binari del treno e tagliato con i coltelli le ruote della bicicletta, filmando il gesto con i cellulari. Infine avevano preso un treno in direzione Milano. Dopo un periodo di detenzione a Monza, il trapper era stato trasferito a Pavia per aver ricevuto minacce. 

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