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Venerdì, 26 Aprile 2024
La Libia non un luogo sicuro

Migliaia di migranti continuano ad essere riportati indietro dalla guardia costiera libica

Secondo l'Oim, quasi un migrante su due partito dalla Libia è stato intercettato e riportato indietro, con il rischio di subire nuove violenze e violazioni dei diritti umani. Numeri in crescita rispetto agli anni passati quando al Viminale c'erano Salvini e Minniti

Dall'inizio dell'anno sono più di 26mila i migranti intercettati nel Mediterraneo dalla Guardia Costiera libica e riportati indietro, con il rischio di subire nuove violenze e violazioni dei diritti umani. È l'allarme lanciato dall'Oim, l'organizzazione mondiale delle migrazioni, che sottolinea come rispetto al 2020 il numero delle persone riportate in Libia sia quasi raddoppiato: in tutto lo scorso anno furono 11.981. Lungo la rotta del Mediterraneo centrale inoltre dal 1 gennaio ad oggi sono morte 493 persone e 686 risultano disperse. A inizio ottobre, l'Oim aveva calcolato che dal 1 gennaio al 30 settembre quasi un migrante su due partito dalla Libia per affrontare la traversata nel Mediterraneo era stato intercettato e riportati indietro. Un numero, secondo il ricercatore dell'Ispi Matteo Villa, più che raddoppiato durante la gestione della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese rispetto a quando al Viminale c'erano Matteo Salvini (giugno 2018 – settembre 2019) e Marco Minniti (dal dicembre 2016), che firmò i primi accordi con la Libia.

Ad oggi in Italia sono sbarcati più di 50mila migranti, il doppio rispetto a quello dello stesso periodo del 2020. Mancano ancora due mesi alla fine del 2021, ma i numeri di quest'anno hanno già ampiamente superato la cifra toccata in tutto quello precedente, quando erano stati 34.154. Nel 2019 i migranti sbarcati in Italia erano stati 11.471.

La Libia non è un luogo sicuro

Oggi la gip di Agrigento ha archiviato le indagini sulla Watch 3 che il 9 maggio 2019 soccorse in acque Sar libiche trenta persone, tra cui due donne incinte, una bambina di due anni e diversi minori non accompagnati. Il comandante non solo non commise alcun reato, secondo la gip, ma "aveva l'obbligo di prestare soccorso e assistenza alle persone presenti a bordo del gommone e di provvedere al successivo trasporto in luogo sicuro di sbarco alla luce di quanto sancito dalle disposizioni normative nazionali e internazionali". L'indagine era stata aperta con l'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Una settimana fa il Tribunale di Napoli ha condannato il comandante della nave Asso28 a un anno di reclusione per aver accettato di consegnare a Tripoli 101 migranti che aveva soccorso; tra di loro c'erano anche diversi minori e alcuni donne incinte. Una sentenza storica, perché è la prima volta che in Europa si arriva a un verdetto del genere.

Assolto dall'accusa di abuso d'ufficio, il comandante della Asso28 – un rimorchiatore di supporto alle piattaforme petrolifere a largo della Libia - è stato ritenuto colpevole di aver abbondonato i richiedenti asilo a uno stato, la Libia appunto, che l'Onu non riconosce come porto sicuro. Il fatto risale all'estate del 2018. La nave della Ong Open Arms captò e registrò alcuni audio di conversazioni tra la Asso28 e la piattaforma di una partecipata dell'Eni, che misero in luce alcune anomalie sulla gestione del caso e furono in seguito acquisite dalla Procura di Napoli. Le motivazioni della sentenza saranno rese note tra tre mesi.

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