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Sabato, 27 Aprile 2024
Duplice infanticidio / Bergamo

Monia Bortolotti e l'omicidio dei figli neonati Alice e Mattia: l'ultima bugia sull'amica e l'episodio sospetto notato in ospedale

Emergono nuovi dettagli sul duplice infanticidio di Pedrengo. Il giorno del decesso del piccolo Mattia, aveva detto che un'amica le avrebbe fatto visita. Non era vero, forse voleva restare da sola in casa. E durante il ricovero in ospedale un'infermiera era intervenuta per uno strano comportamento

Pedrengo, provincia di Bergamo, è sotto shock per le ultime rivelazioni. Monia Bortolotti, 27 anni, è una giovane madre arrestata con l'accusa di duplice infanticidio. I fatti risalgono al 2021 e al 2022: prima era morta Alice, la figlia di 4 mesi, il 15 novembre 2021, un anno dopo il figlio di due mesi, il 25 ottobre 2022. Dapprima si era pensato a morti per cause naturali, nel primo caso "morte in culla" a causa di alcune tracce di rigurgito nei polmoni, ma poi sono aumentati i sospetti, soprattutto dopo il decesso del secondo figlio, Mattia: le analogie con la precedente prematura morte della sorella hanno dato il là alle indagini (qui la ricostruzione in ordine cronologico della vicenda). La donna è sospettata di averli soffocati entrambi, nel caso del piccolo Mattia "un'asfissia meccanica acuta da compressione del torace".

Monia Bortolotti: la bugia sull'amica nel giorno della tragedia

Secondo quanto rivela oggi il Corriere della Sera, il giorno in cui il piccolo Mattia morì, a fine ottobre 2022, Monia era da sola in casa, ma lo era all'insaputa dei familiari che sempre le stavano vicini e la sostenevano. Il suo compagno e il padre adottivo non la lasciavano mai sola da quando il bimbo era stato dimesso dall'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dopo un ricovero durato più di un mese. Temevano non reggesse lo stress, era passato solo un anno dalla tragedia della primogenita Alice. Ma in quel giorno di ottobre, Monia, detta Mia, aveva assicurato che la stava per andare a trovare un'amica. Il problema è che non solo quell'amica non si è mai presentata, ma nessuno avrebbe nemmeno trovato tracce di un appuntamento fissato o disdetto, o di un contatto telefonico, o di un messaggio in chat. L'ipotesi, atroce, è che quel giorno la donna volesse rimanere da sola. E che riuscì nel suo intento.

L'episodio sospetto durante il ricovero in ospedale

Ma torniamo al lungo ricovero in ospedale con il secondo figlio nato da poco. Il 14 settembre 2022, 50 giorni prima della morte, il piccolo Mattia aveva già rischiato di soffocare ed era stato quindi ricoverato: un'apnea dopo la poppata secondo la madre, forse un tentativo di schiacciarlo per gli inquirenti. "E forse non il primo - scrive oggi Repubblica - Perché durante il ricovero la donna, che in quei giorni viveva a stretto contatto col bambino - tutti gli accertamenti lo hanno decretato sano - aveva manifestato uno stato di grossa insofferenza. E un fatto più di altri aveva allarmato il personale medico. Un'infermiera ha sentito il piccolo piangere e l’ha trovata a stringere forte il bambino al petto, troppo. Tanto da intervenire per evitare il peggio. Un comportamento ritenuto anomalo e segnalato ai superiori". Furono attivati i servizi sociali.

Monia è stata arrestata sabato scorso

Monia Bortolotti venne fatta visitare da uno psicologo e anche da uno psichiatra: i professionisti non riscontrarono patologie, ma consigliarono ai famigliari di non lasciarla da sola con il bambino. Pochi giorni dopo, la tragedia. I carabinieri l'hanno arrestata un anno dopo i fatti, sabato scorso, a casa del papà, a Gazzaniga, dove era tornata a vivere da qualche tempo. Non ha pianto, e ora si trova nella cella di sicurezza del Papa Giovanni, dove è stata trasferita dopo che in carcere ha detto di volerla fare finita. L'interrogatorio di garanzia davanti al giudice è previsto quest'oggi.

"Capace di intendere e volere, nessuna patologia"

Per gli inquirenti Monia Bortolotti ha ucciso i propri figli "per l'incapacità di reggere alla frustrazione del pianto prolungato dei bambini, escludendone la possibile connotazione colposa". I carabinieri precisano che "non è emerso, dall'esame della documentazione sanitaria dell'indagata prima e dopo gli eventi criminosi, un disturbo di tipo psichico della donna". Per chi indaga, Monia, detta Mia, ha agito "nella piena capacità di intendere e di volere, apparendo lucida, ben orientata, con grande capacità di linguaggio, razionalizzazione e freddezza, caratteristiche palesate, tra l'altro, nell'organizzazione della propria difesa, dopo aver scoperto di essere sospettata dei due infanticidi". 

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