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Venerdì, 26 Aprile 2024
Il processo / Treviso

Ha sgozzato e tagliato i polsi alla madre, ma Ippolito potrà evitare l'ergastolo

Disposta la perizia psichiatrica per Ippolito Zandegiacomo, il 57enne che ha ucciso la mamma Maria Luisa Bazzo in un raptus. L'orientamento è quello di riconoscere la semi infermità mentale

Ippolito Zandegiacomo, il 57enne che ha ucciso la mamma 87enne Maria Luisa Bazzo il 24 ottobre scorso a Parè di Conegliano (Treviso), potrebbe evitare la condanna all'ergastolo. Determinante sarà la perizia psichiatrica disposta per valutare se l'uomo al momento del delitto fosse capace di intendere e volere e la sua pericolosità sociale. 

L'esame è stato affidato ad Alberto Kirn e l'esito verrà depositato a marzo. Secondo TrevisoToday, da indiscrezioni sembra emergere l'orientamento della semi infermità mentale. La Procura sarebbe intenzionata a riconoscere le attenuanti generiche prevalenti o equivalenti alle aggravanti, questo potrebbe "salvarlo" dal carcere a vita. Nei confronti di Zandegiacomo inoltre i magistrati avrebbero voluto procedere col rito immediato, ma non è stato possibile perché è accusato un altro reato ovvero l'avere ucciso il gatto. Si deve quindi procedere con l'udienza preliminare. A quel punto, ottenuto il rinvio a giudizio, Zandegiacomo si presenterebbe al cospetto della Corte d'Assise che, acquisiti gli atti e le relazioni dei consulenti di parte, potrebbe arrivare alla sentenza in una sola udienza.

Il giorno dell'omicidio, Ippolito Zandegiacomo al culmine di una lite con la madre si è avventato su di lei e ha infierito sul suo corpo con un coltellaccio da cucina, poi ha chiamato i carabinieri: "Venite ho ammazzato mia madre" e ha tentato di barricarsi in casa. Adesso è nel carcere di Treviso, ricorda di aver ucciso la madre ma non i dettagli, l'accanimento: i polsi tagliati fino alle ossa nel tentativo di tagliarle le mani, i numerosi fendenti che hanno squarciato la gola dell'87enne. 

Zandegiacomo era già stato preso in carico dai servizi sociali ed era in cura al Sert per problemi legati all'alcolismo. Era anche stato denunciato per stalking da una donna. Il 57enne era convinto che lei fosse "la sua ragazza" e ricambiasse i suoi sentimenti e per questo la perseguitava. Uno stato definito dagli esperti come "delirio florido": una realtà fittizia, esistente solo nella sua mente. Non si trattava di atti persecutori violenti, per stessa ammissione della vittima che ha riferito ai carabinieri che l'uomo si presentava spesso, senza motivo, sul suo posto di lavoro. 

La perizia psichiatrica sarà determinante nella formulazione della sentenza per l'omicidio. Si deve stabilire anche se il 57enne, che rischia una pena comunque non inferiore ai 20 anni, sia da considerarsi socialmente pericoloso.

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