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Sabato, 27 Aprile 2024
Un incubo ricorrente / Bologna

"Io, scampato a Igor il russo fingendo di essere morto: penso a lui 400 volte al giorno"

Lo scioccante racconto di Marco Ravaglia, l'assistente scelto della polizia provinciale di Ferrara che è riuscito a sopravvivere alla furia omicida di Norberth Feher: "La mia vita non è più la stessa"

Guardare in faccia la morte e poterlo raccontare. Un incubo vivo, anche ad anni di distanza, negli occhi e nella mente di Marco Ravaglia, sopravvissuto alla furia omicida del killer Norberth Feher, conosciuto come "Igor il russo". L’assistente scelto della polizia provinciale di Ferrara ha ripercorso i momenti in cui lui e la guardia ecologica volontaria Valerio Verri sono stati aggrediti dal criminale russo, un racconto scioccante al centro del podcast "A fari spenti", realizzato dall’Agenzia di Informazione e comunicazione della Regione Emilia Romagna, con la voce dello scrittore e presidente della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime di reato, Carlo Lucarelli. 

Il racconto: "Così sono scampato a Igor il russo"

Ravaglia torna a quegli attimi terribili dell'8 aprile 2017: "Giusto il tempo di aprire lo sportello dell’auto, mettere giù un piede, appoggiandomi con la mano alla portiera, che un primo proiettile entra nell’avambraccio e mi fa esplodere l’omero. Poi, in rapida successione, sento un pugno su una spalla, un morso nel collo e un pizzicotto nella schiena, cado a terra. A quel punto sento che anche Valerio esce dall’auto, e subito dopo un altro colpo di arma da fuoco". Quel giorno Verri venne ucciso a sangue freddo, mentre Ravaglia riuscì a sopravvivere facendo finta di essere già deceduto: "Dopo avere sparato a Valerio, Igor il Russo è tornato da me, mi sono finto morto. Mi ha spostato insultandomi ed è scappato via. A quel punto, con quattro colpi di pistola addosso, mi sono rialzato e sono andato a chiedere aiuto. La mia vita oggi, ovviamente, non è più la stessa; la mia cartella clinica si misura in chilogrammi, non posso più fare il lavoro che tanto amavo e ripenso a quel criminale e a Valerio dalle 300 alle 400 volte al giorno".

Ravaglia ha raccontato anche dell'incontro con la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime di reato grazie alla quale ha potuto costruire un bagno nuovo, adatto alle sue nuove esigenze, a una mobilità che non è più quella di prima: "Non è una banalità un bagno, ma è la vita che ricomincia - sottolinea Carlo Lucarelli -. Come una macchina riparata dopo un’aggressione, un percorso riabilitativo o psicologico dopo una rapina, i mobili dell’appartamento dopo una violenza subita, un paio di occhiali nuovi. Non sono cose piccole, sono quelle che servono, nell’immediato, per ritrovare vita e autonomia. La Fondazione fa questo da vent’anni”.

Davide Fabbri, il barista bolognese ucciso da Ivan il Russo

Come ricorda BolognaToday, non è invece riuscito a scampare alla ferocia di Ivan-Norbert il barista della Riccardina di Budrio, Davide Fabbri, ucciso da un colpo di pistola esploso da distanza ravvicinatissima, il primo aprile del 2017. Sette anni esatti, tra pochi giorni. Un omicidio rimasto impresso nella memoria. Come dimenticare le immagini restituite dalle telecamere di sorveglianza del bar che immortalarono tutta la drammaticità di quel sabato sera. Un uomo dal volto travisato e dalla corporatura robusta piomba nel locale di Fabbri con un fucile a canna lunga in mano, intimando e indicando qualcosa al barista.

Le immagini mostrano poi la vittima obbedire molto freddamente, ma quando la distanza tra i due si fa minima, reagisce di impulso tentando di strappare l'arma  dalle mani del rapinatore. L'intento riesce dopo una rapida colluttazione, ma nella lotta parte un colpo che ferirà uno dei clienti. Fabbri infine, fucile impugnato per la canna, cerca di colpire il suo aggressore, che scappa in cucina, inseguito dalla vittima. Qui parte un altro colpo  in direzione del barista. La moglie, con un la scopa in una mano e il cellulare nell'altra non può fare altro che chiamare i Carabinieri, mentre vede uscire il rapinatore, arma in pugno. Poi la fuga dell'omicida. Nelle campagne emiliane. I successivi agguati. Altro sangue. Si apre una caccia all'uomo che durerà a lungo, con tanto di taglia sulla sua testa. Poi Ivan-Norbert verrà braccato, incarcerato e processato

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