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Sabato, 27 Aprile 2024
Irriducibile della Camorra / Caserta

Francesco "Sandokan" Schiavone si è pentito: l'ex boss dei Casalesi ha deciso di collaborare con la giustizia (a 70 anni)

Ergastolano, detenuto da decenni al 41 bis, è in carcere ininterrottamente da 26 anni: era stato arrestato nel 1998 in un bunker nella "sua" Casal di Principe. Perché la decisione soltanto adesso? C'è un'ipotesi. Tutti gli aggiornamenti

Era uno degli "irriducibili". All'età di 70 anni, si è pentito il boss dei Casalesi Francesco Schiavone. Soprannominato "Sandokan", è considerato uno dei fondatori della sanguinaria camorra della provincia di Caserta.

Francesco "Sandokan" Schiavone ha deciso di collaborare

Secondo quanto apprende la stampa locale, ai familiari di Schiavone - originario di Casal di Principe - è stato offerto di entrare nel programma di protezione riservato ai familiari dei collaboratori di giustizia, come avvenuto già nel 2018, quando a pentirsi fu il figlio Nicola Schiavone. Ergastolano, detenuto da anni al 41 bis, Francesco Schiavone è in carcere ininterrottamente da 26 anni: è stato arrestato in un bunker nel 1998. Il bunker se l'era costruito sotto la sua enorme villa al centro di Casale: un appartamento di cento metri quadrati senza porte e finestre, ma con cunicoli e grotte naturali come vie di fuga. Si consegnò al capo della Dia di Napoli Guido Longo quando sentì sbriciolarsi il muro che divideva il suo rifugio dal resto della casa.

A confermare l'avvio della collaborazione con la giustizia sono anche la Direzione Nazionale Antimafia e la Direzione distrettuale Antimafia della Procura di Napoli, che da alcune settimane hanno avviato i primi colloqui con l'ormai ex boss del clan dei Casalesi.

Da principale imputato, è stato condannato nel maxi processo Spartacus. Tra i fatti accertati nel processo, l'illecita aggiudicazione di appalti pubblici da parte di imprese del clan, perfino per la costruzione del carcere di Santa Maria Capua Vetere. "Sandokan" Schiavone era ritenuto uno degli ultimi irriducibili della camorra casalese, custode di importanti segreti mai svelati. Sconta l'ergastolo per diversi omicidi; prima di lui hanno deciso di pentirsi il figlio primogenito Nicola, nel 2018, quindi nel 2021 il secondo figlio Walter. Restano in carcere gli altri figli Emanuele Libero, che uscirà di cella ad agosto prossimo, e Carmine, mentre la moglie, Giuseppina Nappa, non è a Casal di Principe.

Di "Sandokan" sono sempre circolate pochissime immagini. Durante il processo si oppose alle riprese video e agli scatti dei fotoreporter presenti: "Non sono una fiera da gabbia", disse.

Perché collabora solo adesso

Come mai arriva ora la decisione di "pentirsi"? La decisione di "Sandokan" potrebbe anche essere un messaggio a qualcuno a non provare a riorganizzare il clan, un modo per mettere una pietra tombale sulle aspirazioni di altri possibili successori. La collaborazione di Francesco Schiavone potrebbe far luce su alcuni misteri irrisolti, come l'uccisione in Brasile nel 1988 del fondatore del clan Antonio Bardellino, o sugli intrecci tra camorra e politica.

L'inizio con la collaborazione avviene al culmine di quello che sembra essere stato un passaggio graduale, iniziato già lo scorso anno, scrive CasertaNews. Era gennaio del 2023 quando, intervenendo nel corso del processo per il triplice omicidio di  Luigi Diana, Nicola Diana e Luigi Cantiello - avvenuto nel 1983 -, aveva chiesto il rito abbreviato. Era per la prima volta, un primo segno di stanchezza. Poi il trasferimento al carcere di L'Aquila, lo stesso dove era detenuto il boss siciliano Matteo Messina Denaro. Da lì ha chiesto di parlare con i magistrati e raccontare le sue "verità nascoste".

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