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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'accaduto / Palermo

Terrore a scuola, insegnante si chiude in bagno con un bimbo disabile: lui finisce in ospedale, lei sospesa

Una docente di sostegno in pochi minuti avrebbe costretto il piccolo ad assumere un farmaco. Quando ha riaperto la porta, l'alunno di 9 anni era in stato di semi-incoscienza ed è stato trasportato al Di Cristina. Una mamma: "Avevamo segnalato i comportamenti sospetti di quella maestra...". Indaga la polizia

Delle prime avvisaglie, come emerso dal racconto di alcuni bambini, c'erano già state. Già da settimane si parlava di comportamenti "strani da parte di un'insegnante" che però non sarebbero "mai avvenuti in presenza di altri docenti o comunque di adulti". Venerdì l'ultimo episodio, quasi a confermare i timori: lei, insegnante di sostegno di 48 anni, si sarebbe chiusa dentro uno dei bagni della scuola, che si trova nel centro di Palermo, con un alunno disabile di 9 anni di cui avrebbe dovuto prendersi cura. Cinque interminabili minuti, vissuti con terrore dal piccolo, al termine dei quali sono intervenuti i poliziotti della squadra mobile e sanitari del 118 che hanno soccorso il bambino, trovato in stato di semi-incoscienza e ora ricoverato nel reparto di Neuropsichiatria del Di Cristina. Il sospetto, che sarebbe stato confermato dopo i primi esami medici, è che l'alunno sia stato costretto ad assumere qualche farmaco, forse un tranquillante, dall'insegnante. Le condizioni del piccolo però risultano in miglioramento.

L'allarme è scattato venerdì quando la docente di sostegno, come riferito da alcuni genitori, ha accompagnato il bambino in uno dei bagni della scuola (che non indichiamo per non rendere identificabile la vittima, ndr) e si sarebbe chiusa dentro con lui. Qualcuno si è accorto della scena e ha immediatamente contattato la dirigente scolastica e a seguire il 112. Poco dopo l'insegnante si sarebbe convinta ad aprire la porta e a fare uscire il giovane alunno, poi affidato ai sanitari del 118 con un'ambulanza senza medico. La situazione però è apparsa subito molto delicata e per questo è stato chiesto l'intervento di un'altra ambulanza con il medico a bordo. Il bambino, trovato in stato di semi-incoscienza, è stato subito soccorso e portato al Di Cristina dove i genitori hanno spiegato che il figlio non era sottoposto ad alcuna terapia farmacologica. In un momento successivo sono intervenute alcune pattuglie della squadra mobile che hanno ascoltato i testimoni e la dirigente scolastica.

"Avevamo mandato una Pec a inizio della scorsa settimana - spiega la mamma di un altro studente - con poche righe per segnalare gli atteggiamenti dell'insegnante che consideravamo sospetti. I nostri figli ci avevano riferito anche di alcuni schiaffi che lei avrebbe dato al bambino disabile. E tutti raccontavano il fatto allo stesso modo, mimando anche il gesto del ceffone". Il giorno stesso, cioè venerdì scorso, la preside è stata ascoltata dagli investigatori, rimasti fino a tarda sera nell'istituto scolastico, ma a tutela della sua comunità ha preferito non rilasciare dichiarazioni sulla vicenda, spiegando solo che "abbiamo attivato tutte le procedure previste dai protocolli" e, come rimarca, sarebbe stata anche inviata una relazione per ricostruire i fatti all'Ufficio scolastico regionale. Sulla scorta degli elementi acquisiti in prima istanza, la dirigente scolastica ha già disposto la sospensione temporanea della docente di sostegno.

"Ci auguriamo che la scuola, nel caso la polizia trovasse riscontri sulla dinamica, agisca di conseguenza ed eventualmente si costituisca parte civile in un eventuale procedimento penale", dice una mamma ancora un po' scossa per quanto successo. Secondo una prima ricostruzione, la docente sarebbe stata assunta di ruolo non molto tempo fa, ma in un altro istituto dello stesso quartiere, dove però non avrebbe mai insegnato. La donna infatti avrebbe chiesto e ottenuto il trasferimento in altre scuole, dove però non sarebbe mai rimasta fino alla fine dell'anno scolastico. Sembra inoltre che la maestra di 48 anni non sia mai stata al centro di alcuna visita collegiale. "Se l'avessero fatto, magarei avrebbero valutato l'ipotesi di spostarla in altri uffici o, per esempio in biblioteca", concluda un'altra mamma.

Gli investigatori della squadra mobile hanno avviato le indagini per chiarire l'episodio in attesa che la Procura decida se adottare dei provvedimenti o meno nei suoi confronti dell'insegnante. "Stiamo seguendo con attenzione la vicenda - spiega il direttore generale dell'Usr, Giuseppe Pierro - e, dopo le indagini della polizia, valuteremo se estendere il procedimento nei suoi confronti".

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