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Venerdì, 26 Aprile 2024
Il caso

Facciamo la "pacs": se lui cambia sesso, il matrimonio resta valido

La Consulta dichiara illegittima la norma che annulla le nozze se uno dei due coniugi cambia sesso. I giudici supremi: garantire alla coppia gli stessi diritti del matrimonio. Prima apertura verso Pacs e unioni civili

ROMA - Alessandra ha vinto. I diritti, secondo i giudici supremi, vinceranno. La "famiglia tradizionale", con buone probabilità, si avvia a "perdere". La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che annulla le nozze se uno dei due coniugi cambia sesso nella parte in cui non consente "ove entrambi lo richiedano, di mantenere in vita un rapporto di coppia giuridicamente regolato". 

La legge n. 164 nel 1982, contenente norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso, è incostituzionale perché - afferma la Consulta - sciolto il matrimonio in conseguenza del cambiamento di sesso, non prevede la possibilità che intervenga un'altra forma di convivenza giuridicamente riconosciuta "che tuteli adeguatamente i diritti ed obblighi della coppia medesima, con le modalità da statuirsi dal legislatore". 

Nella realtà non è apertura tot court ma è un primo passo storico. I giudici, con la sentenza, invitano il legislatore a trovare un altro vincolo legale - al di fuori del matrimonio - che possa garantire alla nuova coppia diritti e doveri di una qualsiasi coppia sposata uomo donna. Il pronunciamento può perciò essere letto come un forte invito a procedere nella direzione delle unioni civili o dei Pacs per regolare forme di convivenza al di fuori delle nozze tradizionali. 

A indirizzare i giudici su questa via è stato il ricorso di una coppia di Bologna il cui matrimonio, dopo il cambio sesso di lui, era stato annullato. Per Alessandra Bernaroli, un tempo Alessandro, e per la sua compagna, la donna che ha sposato nel 2005, la sentenza di mercoledì è una vittoria, anche se parziale, perché di fatto il matrimonio per ora resta nullo. 

Nella sentenza redatta dal giudice Mario Rosario Morelli si cerca un punto di equilibrio tra "l'interesse dello Stato a non modificare il modello eterosessuale del matrimonio (e a non consentirne, quindi, la prosecuzione, una volta venuto meno il requisito essenziale della diversità di sesso dei coniugi)" e l'interesse della coppia in cui uno dei due componenti cambia sesso, affinché "l'esercizio della libertà di scelta compiuta dall'un coniuge con il consenso dell'altro, relativamente ad un tal significativo aspetto della identità personale, non sia eccessivamente penalizzato con il sacrificio integrale della dimensione giuridica del preesistente rapporto". In pratica: se il coniuge cambia sesso con il consenso del partner, i due hanno il diritto ad avere un rapporto giuridicamente riconosciuto e della stessa importanza giuridica del matrimonio. 
 
Da qui un forte monito al legislatore, chiamato a introdurre "con la massima sollecitudine" una "forma alternativa (e diversa dal matrimonio) che consenta ai due coniugi di evitare il passaggio da uno stato di massima protezione giuridica ad una condizione di assoluta indeterminatezza".

La strada per Alessandra e sua moglie, nonostante una prima vittoria, resta comunque lunga. Ora il caso, infatti, tornerà in Cassazione. Da qui erano partiti gli atti in direzione della Consulta, perché la Cassazione - a cui la coppia era approdata dopo un iter che l'aveva vista vincente in tribunale e sconfitta in appello - ha dubitato della legittimità della norma e l'ha "impugnata" di fronte alla Corte Costituzionale. 

"La Cassazione dovrà chiudere il procedimento", spiega l'avvocato Giovanni Genova, che nell'udienza in Corte Costituzionale aveva chiesto di costituirsi a nome dell'Avvocatura per i diritti Lgbti, che tutela i diritti di lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali, non è stato ammesso. "Allo stato attuale - spiega il legale -, la Suprema Corte non ha uno strumento giuridico per farlo, perché le unioni civili non sono previste dall'ordinamento italiano". 

La protagonista di questa storia, al momento, è soddisfatta e ottimista. "Intanto abbiamo vinto e non è cosa da poco - esulta - e in Cassazione ci torniamo da vincitrici. Se la logica vale, allora voglio ricordare che la Cassazione è chiamata a decidere su caso singolo, un problema specifico e reale e in base a quanto ha detto la Corte Costituzionale, se scioglierà il matrimonio agirà contro Costituzione. Quindi, io mi aspetto che che la Cassazione prenda atto che sciogliere il nostro matrimonio viola la Costituzione italiana".

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