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Venerdì, 26 Aprile 2024
Il caso / Ferrara

Sonia Diolaiti morta avvelenata nella sua casa, fermata la figlia Sara: cosa sappiamo e i punti oscuri

La vittima aveva 62 anni. Alcuni amici non riuscendo a contattarla hanno dato l'allarme, carabinieri e vigili del fuoco hanno trovato in cadavere. La figlia vive nello stesso stabile della madre. Il fermo dopo un lungo interrogatorio. Avrebbe detto di essere perseguitata dalla mamma

Sonia Diolaiti e Sara Corcione sono mamma e figlia, la prima ha 62 anni ed è pensionata mentre la seconda ne ha 38 ed è laureata ma disoccupata. Il marito di Sonia faceva il medico ed è morto nel 2018. Mamma e figlia sono di Ferrara e hanno due appartamenti, ognuna per conto suo, ma nello stesso stabile. Sonia è stata trovata morta in casa e adesso la figlia è in carcere: è accusata di avere ucciso la madre. Una vicenda che i carabinieri stanno ricostruendo. Sullo sfondo ci sarebbero dei rapporti familiari di "profondo disagio". Cosa sappiamo e i punti da chiarire.

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Sonia Diolaiti trovata morta nella sua casa

Una coppia di amici di Sonia si presenta dai carabinieri: sono preoccupati perché non riescono a contattare la donna da una paio di giorni. Non risponde al telefono, neppure al citofono. Non è da lei. La segnalazione fa scattare i controlli. Militari dell'Arma e vigili del fuoco vanno a casa della donna  in via Ortigara 28. Sonia Diolaiti da quando è rimasta vedova - era sposata con Stefano Corcione, medico dell'ospedale Sant'Anna e noto in città - vive sola in un appartamento al primo piano dello stabile. Quando le forze dell'ordine entrano fanno la terribile scoperta: è in corridoio, morta. E' nel corridoio, seduta. Il decesso risale a qualche giorno prima.Iniziano le indagini e si sospetta da subito che sia morta per avvelenamento.

Gli inquirenti iniziano a sentire gli amici e i parenti. L'attenzione è da subito sulla figlia Sara, anche lei inquilina del palazzo. Viene interrogata a lungo dagli uomini dell'Arma e dalla pm di turno, Lisa Busato. Nel pomeriggio di ieri, domenica 30 luglio, per lei si aprono i cancelli del carcere femminile di Bologna.

La donna - che ha rilasciato dichiarazioni poi confermate durante l'interrogatorio condotto dal pm di turno, alla presenza del difensore di fiducia, Gianni Ricciuti - avrebbe raccontato di sentirsi perseguitata dalla madre e di covare risentimento, nei confronti della genitrice, per vicende risalenti all'adolescenza fornendo un quadro di disagio familiare con radici profonde. "Noi - ha detto, interpellato dall'Ansa, l'avvocato Ricciuti - ci siamo messi a disposizione fin da subito degli inquirenti, rispondendo a tutte le domande e non nascondendo nulla. È emersa una situazione di disagio psicologico, che necessiterà di ulteriori approfondimenti clinici". Possibile quindi che venga chiesta una perizia psichiatrica. La 38enne - laureata e attualmente disoccupata - non risulta essere seguita dai servizi sociali o dai servizi di igiene mentale.

Tanti i punti ancora da chiarire. Primo fra tutti cosa ha ucciso Sonia. Le è stato dato del veleno? Un mix di farmaci? E come li ha assunti? Se è stata avvelenata, l'artefice era in casa quando la donna ha iniziato a stare male? Un intervento tempestivo dei medici, avrebbe potuto salvarla? E ancora: altri hanno avuto accesso all'appartamento nelle ultime ore? Molti interrogativi potranno trovare risposta dopo l'autopsia, già disposta, e dalle analisi che i carabinieri stanno svolgendo in casa.

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