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Sabato, 27 Aprile 2024
Strage di Mestre / Venezia

Bus giù dal cavalcavia, 21 morti: "La tragedia peggiore è stata sopravvivere"

Mentre partono i primi risarcimenti per la strage del 3 ottobre a Mestre, Kateryna Morozova, 43 anni, che ha perso entrambi i genitori e la figlia di 12 anni, ricorda quei drammatici istanti: "Non ho mai perso conoscenza". L'incidente resta un giallo: perché il mezzo guidato da Rizzotto è precipitato?

Ventuno morti, senza un perché. Un incidente che resta incomprensibile, anche a distanza di cinque mesi. Perché quell'autobus guidato da Alberto Rizzotto è precipitato dal cavalcavia? Per la strage di Mestre, intanto, si apre il capitolo risarcimenti ai familiari delle vittime. In ballo ci sono decine di milioni. Sarà, come sempre, una vicenda lunga. Allianz, che tutela la società di bus La Linea, ha erogato i primi parziali risarcimenti.

In un caso, l’assicurazione avrebbe raggiunto un accordo per un acconto volontario di circa 200-300 mila euro con una famiglia coinvolta nell’incidente. Le trattative con altri familiari delle vittime e feriti sono in corso. Un segnale di vicinanza alle persone coinvolte, sebbene Allianz non si ritenga responsabile dell’incidente. Allianz, infatti, intende  versare questi "acconti volontari", ma senza addebito di responsabilità e senza pregiudizio rispetto all'inchiesta in corso. L'assicurazione paga, ma non si ritiene responsabile. Di qui la richiesta contestuale al Comune ritenuto, allo stato attuale dell’inchiesta, responsabile in quanto dall’amministrazione dipenderebbe la manutenzione del cavalcavia.

Le testimonianze

Intanto la società Giesse, che assiste alcuni sopravvissuti, racconta le loro testimonianze. Le riporta anche VeneziaToday. "Quello che è accaduto a Mestre il 3 ottobre scorso, quando il bus di linea è caduto dalla rampa, 21 persone sono rimaste uccise e altre 15 ferite, è per certi aspetti una tragedia nella tragedia. Due famiglie ucraine che assistiamo e che erano scappate da Cherson, quindi dalla guerra, rifugiandosi in Croazia hanno trovato la morte durante una gita a Venezia", scrive Giesse.

Kateryna che ha perso tutto

Kateryna Morozova, 43 anni, ha perso entrambi i genitori e la figlia di 12 anni. "La tragedia peggiore è stata sopravvivere all’incidente perché ho perso tutto - ricorda - tutta la mia vita è scomparsa in un istante e purtroppo ripenso a quell’inferno come se fosse ieri. Mia figlia era seduta nei sedili posteriori coi nonni. Stavamo tornando da una gita a Venezia, per la bambina doveva essere una giornata indimenticabile, invece si è trasformata un incubo. All’improvviso, ho sentito il rumore dell’autobus che grattava contro il muretto e poco dopo stavamo volando nel vuoto. Non ho mai perso conoscenza. Ho cercato di raggiungere i miei genitori, aggrappandomi ai sedili del bus, ma purtroppo erano già morti. Mia figlia, invece, era incastrata sotto il corpo di mio papà e non riuscivo a liberarla. Poi ha preso fuoco l’autobus. Ho sentito delle voci che mi chiamavano dall’esterno dell’autobus, dicendomi di uscire, ma ho risposto: “Io senza mia figlia non esco”. A quel punto una persona ha rotto il finestrino, è riuscita ad aggrappare la mano di mia figlia, e ci ha tirate fuori entrambe. Ripeto: la sofferenza più grande è stata sopravvivere a mia figlia".

"Sono storie terribili. Tutte chiedono a gran voce giustizia: scappate dalla guerra, hanno trovato la morte qui da noi. Non a causa di una bomba o di una mina anti-uomo ma a seguito di un incidente stradale sulle cui responsabilità penali sta indagando la Procura - continua ancora Gottardo -. Oltre alla tragedia che hanno vissuto, queste famiglie devono convivere dei disagi fortissimi perché da oltre due anni sono costrette a vivere all’estero, lontane dal loro paese, con tutte le difficoltà immaginabili anche in termini di cure. Kateryna, ad esempio, che ha riportato fratture gravissime, tra cui quelle del bacino, delle vertebre cervicali e dorsali, e del piede, si trova a 40 chilometri dall’ospedale più vicino ed è sola".

Le amiche d'infanzia che si erano ritrovate

Massimo Gottardo, consulente di Giesse, spiega che con i legali la società sta seguendo le indagini penali. "Ovviamente, in questa fase non è possibile alcuna costituzione di parte civile. L’unica perizia finora depositata è l’autopsia sul conducente, per il resto rimaniamo in attesa delle altre consulenze disposte dal pubblico ministero. Noi assistiamo due famiglie ucraine da Cherson e tre dal Donbass – aggiunge Gottardo, di Giesse – Di queste ultime, in particolare, fanno parte i genitori di tre ragazze di 30 anni, amiche d’infanzia, che si erano ritrovate a distanza di anni proprio per fare un viaggio insieme a Venezia e poi a Roma. Purtroppo, hanno trovato la morte a Mestre".

Sono storie terribili. "Tutte chiedono a gran voce giustizia: scappate dalla guerra, hanno trovato la morte qui da noi. Non a causa di una bomba o di una mina anti-uomo ma a seguito di un incidente stradale sulle cui responsabilità penali sta indagando la Procura - continua ancora Gottardo -. Oltre alla tragedia che hanno vissuto, queste famiglie devono convivere dei disagi fortissimi perché da oltre due anni sono costrette a vivere all’estero, lontane dal loro paese, con tutte le difficoltà immaginabili anche in termini di cure. Kateryna, ad esempio, che ha riportato fratture gravissime, tra cui quelle del bacino, delle vertebre cervicali e dorsali, e del piede, si trova a 40 chilometri dall’ospedale più vicino ed è sola".

Incidente a Mestre, foto LaPresse

L'incidente di Mestre resta un giallo

Nessun malore. Alberto Rizzotto, l'autista che si trovava alla guida del bus precipitato dal cavalcavia di Mestre il 3 ottobre scorso con un bilancio di 21 morti, stava bene e non si è sentito male prima dell'incidente. L'uomo non aveva problemi cardiaci e lo ha confermato la perizia eseguita sul cuore. Secondo i primi risultati medico-legali degli accertamenti condotti, Rizzotto è deceduto per lo sfondamento del cranio. Le indagini si sono concentrate su tre punti: lo stato di manutenzione del guardrail e del cavalcavia, un eventuale guasto meccanico e un possibile malore dell'autista. Risposte per ora non ce ne sono. 

L'incidente è avvenuto la sera dello scorso 3 ottobre, un giorno feriale come tanti. Il bus elettrico guidato da Rizzotto stava percorrendo il cavalcavia della bretella che porta verso Marghera e l'autostrada A4, portando turisti verso un camping del circondario. Senza motivo apparente, aveva sbandato verso destra per poi strisciare per una cinquantina di metri sul guardrail, quasi appoggiandovisi contro. Il tutto a una velocità molto ridotta, circa 5 chilometri orari, ma a causa della stazza aveva infine sfondato la barriera. Sono morti lo stesso Alberto Rizzotto e 20 turisti, tra loro anche una bimba tedesca di un anno e cinque mesi e una bimba ucraina di 10 anni. Altre 15 persone sono rimaste gravemente ferite.

Alberto Rizzotto

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