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Sabato, 27 Aprile 2024
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Accordi prematrimoniali: la proposta di legge sul patto prima del sì

L'iniziativa di introdurre nell'ordinamento italiano una norma che renda possibile discutere delle clausole di un eventuale divorzio ha trovato sostegno da parte di tutti gli schieramenti politici, per quanto non manchino i pareri discordanti

'Finché morte non ci separi' sarà anche la speranza di tutti i nubendi che ufficializzano il loro legame davanti ad un pubblico ufficiale, ma la possibilità che eventi imponderabili segnino la fine del matrimonio molto prima dell'ora fatale è un'evenienza che non può non essere considerata.

È questo il motivo per cui in Italia è stata avanzata la proposta di legge bipartisan volta ad introdurre nell'ordinamento i cosiddetti accordi prematrimoniali, ovvero i 'love contracts' anglosassoni tanto in voga tra le star di Hollywood, volti a stabilire i termini economici di un'inaugurabile, ma possibile, separazione.

L'iniziativa è dell’onorevole Alessia Morani, avvocato civilista del Pd, e del deputato di centrodestra Luca D’Alessandro, braccio destro di Denis Verdini in Parlamento, e mira a modificare l'articolo 162 del Codice Civile inserendo un articolo 162-bis in cui si stabilisce che "i futuri coniugi, prima di contrarre matrimonio, possono stipulare accordi prematrimoniali volti a disciplinare i rapporti dipendenti dall’eventuale separazione personale e dall’eventuale scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio".

Obiettivo del Pd è discutere della proposta subito dopo le unioni civili che tra l’altro consentono alle coppie di fatto di regolare per contratto gli aspetti economici e patrimoniali di un legame affettivo.

Se per la Morani questa novità potrebbe avvicinare al matrimonio tante coppie preoccupate da una rottura burrascosa ed esosa economicamente ("I patti chiari fanno matrimoni più felici" ha spiegato), per molti cattolici la misura rischierebbe di rendere l'istituzione del matrimonio né più né meno di una stipula sciolta da qualsiasi valore affettivo. "Credo che il matrimonio sia qualcosa di più di un contratto di lavoro o di un acquisto salvo buon fine" ha detto Beppe Fioroni, democratico in prima linea al Family Day pronto a boicottare la legge, perché "con questi presupposti la cosa migliore sarebbe non sposarsi affatto evitando di far perdere tempo agli avvocati e alla giustizia".
 

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