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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Infermieri, in 3.000 per cinque posti a Torino mentre "all'estero ci bramano"

Il paradosso del concorso per un contratto indeterminato all'Humanitas di Gradenigo: in migliaia per cinque assunzioni, mentre in Gran Bretagna cercano 200 infermieri italiani e gli ospedali fanno fatica a trovarli

Saranno quasi tremila i candidati per i cinque posti da infermiere con contratto a tempo indeterminato per l'Humanitas di Gradenigo di Torino. Per la precisione le domande pervenute sono state 2.839, un numero comunque mastodontico se confrontato con quello delle posizioni libere. La prova di preselezione è prevista per martedì 22 maggio al PalaAlpitour: un'occasione importante, considerando che era dal 2010 che il presidio di corso Regina Margherita non bandiva un concorso pubblico per infermieri. Anche in quella occasione i posti da infermiere in palio erano cinque.

Ma se non fosse già paradossale la presenza di tremila candidati per cinque posti, il fatto diventa ancora più bizzarro se si pensa a quante opportunità lavorative si potrebbero trovare altrove, ma che vengono scartate per 'tentare' la via più comoda, che spesso non porta da nessuna parte. Alla fine del concorso, 2.834 candidati rimarranno ancora senza lavoro, mentre esistono posti come la Gran Bretagna, in cui le strutture sono alla ricerca di infermieri italiani e non riescono a coprire le posizioni libere. 

Un dato di fatto confermato da Giuseppe Biazzo, amministratore delegato Orienta Spa, agenzia per il lavoro italiana: “Mentre all'Humanitas Gradeniego di Torino si presenteranno in 3mila per 5 posti da infermiere, Orienta sta selezionando, anche per il 2018, 200 giovani per gli ospedali pubblici inglesi e non riesce a coprire il fabbisogno”. Un comportamento che non fa altro che ribadire i dati Eurostat sull'inclinazione allo spostamento all'estero dei giovani disoccupati italiani, di cui più della metà afferma di non essere disposto a cambiare residenza o Paese per trovare un'occupazione. Un po' come dire, meglio a casa senza lavoro, che altrove con un'occupazione stabile. Una considerazione applicabile anche al fattore concorsi, in cui è meglio tentarne uno quasi impossibile vicino casa, piuttosto che andare in Gran Bretagna (tanto per fare un esempio) dove fanno fatica a trovare infermieri.

Un fattore sottolineato da  Giuseppe Biazzo nella nota di Orienta: “Crescono, infatti, le opportunità di posti di lavoro per i giovani infermieri italiani in strutture sanitarie all'estero, soprattutto in Gran Bretagna. Da più di due anni, infatti, la Divisione Sanità di Orienta Spa (agenzia per il lavoro) ricerca e seleziona infermieri in Italia da mandare Oltre Manica. Sono partiti già oltre 200 giovani italiani e nel 2018 le ricerche attive sono di altre 200 come nel 2017. Si aggiungono, inoltre, richieste anche dalla Germania". 

"Si preferisce tentare un'impresa difficilissima come quella offerta dalle strutture sanitaria di Torino di questi giorni piuttosto che andare dove il lavoro c'è? La domanda è rivolta ai 2.834 ragazzi che non otterranno il posto da infermiere all'Humanitas Gradenigo di Torino il prossimo 22 maggio".

"La vera difficoltà -si legge ancora nella nota- non è nel trovare lavoro a questi giovani, ma nel coprire le tante richieste che arrivano. L'obiettivo è rendere più fluido possibile l'incontro tra le crescenti richieste che giungono soprattutto dall'Inghilterra e le ambizioni dei giovani infermieri italiani ancora disoccupati".

"Il paradosso, in questo periodo, è la difficoltà di far fronte alla grande richiesta di infermieri -spiegano ancora dall'agenzia per il lavoro- soprattutto per limiti legati alla conoscenza della lingua inglese. Ad oggi solo il 15% delle richieste che pervengono dalle strutture sanitarie inglesi vanno in porto. E, com'è ovvio, si tratta di tante occasioni perse perché inevitabilmente sono coperte da giovani provenienti da altri Paesi. Le opportunità, quindi, ci sono e di qualità ma l'unica barriera, se così si può dire, è la conoscenza della lingua inglese e per alcuni la volontà di non spostarsi all'estero".

"La parabola della professione infermieristica in questi anni in Italia ha subito un significativo ridimensionamento dal punto di vista degli sbocchi occupazionali - spiega Giuseppe Biazzo, amministratore delegato Orienta Spa -Dal 2010 c'è stato un grande cambiamento -continua Biazzo- e siamo passati da Paese 'importatore' di infermieri, soprattutto dall'Ucraina e dalla Romania, per far fronte alla forte domanda interna di queste professionalità, a paese esportatore".

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