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Domenica, 28 Aprile 2024
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L'aumento dello stipendio per chi rinuncia alla pensione: come funziona

Arriva l'incentivo per chi, pur potendo sfruttare "quota 103", sceglie di restare in servizio. Pro e contro della misura e chi interessa

Arriva l'incentivo per chi, pur potendo andare in pensione anticipatamente sfruttando "quota 103", sceglie di continuare a lavorare. Chi chiede questa soluzione - il cosiddetto "bonus Maroni"  avrà una busta paga più ricca perché si ritroverà anche i contributi previdenziali a suo carico. La misura riguarda potenzialmente 45 mila lavoratori, tanti infatti sono coloro che hanno maturato i requisiti per quota 103 e che avrebbero deciso di continuare a lavorare. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Come funziona l'incentivo per chi rinuncia a "quota 103"

Con "quota 103" si permette al lavoratore di andare in pensione con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. La legge di bilancio 2023 prevede un bonus per chi rinuncia allo scivolo. Non riguarda tutti, ma solo i dipendenti (pubblici o privati) che abbiano raggiunto o raggiungano i requisiti entro il 31 dicembre 2023.

"Gli importi corrispondenti alla quota di contribuzione a carico del lavoratore - che il datore di lavoro avrebbe dovuto versare all'ente previdenziale, qualora non fosse stata esercitata la facoltà di rinuncia in esame - sono erogati direttamente al lavoratore dipendente con la retribuzione. Le somme così corrisposte sono imponibili ai fini fiscali ma non ai fini contributivi", si legge nella circolare dell'Inps che spiega il meccanismo dell'incentivo. Il bonus è pari alla quota di contributi a loro carico: si tratta del 9,19 per cento della retribuzione. Viene erogato per gli anni che mancano al raggiungimento dell'età pensionabile dei 67 anni. 

Ci sono però dei limiti precisi. L'esonero contributivo e l'erogazione della quota in busta paga non può avere una decorrenza antecedente al 1° aprile 2023 con riferimento ai lavoratori dipendenti di un datore di lavoro privato e al 1° agosto 2023 per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni.  

Usufruire del bonus ha pro e contro. Il lavoratore avrà una busta paga più alta per tutta la durata dell'incentivo, ma andrà in pensione con un assegno più basso. L'assegno sarà leggermente più basso di quanto si dovrebbe ricevere per aver lavorato più a lungo proprio perché manca la quota di contributi che è stata incassata mensilmente in aggiunga allo stipendio. 

Per il datore di lavoro tutto invariato: dovrà continuare a versare all'Inps la quota di contribuzione a suo carico sulla retribuzione pensionabile.

Quota 103, le tre scelte del lavoratore

Chi ha le carte in regola per "quota 103" deve quindi scegliere cosa vuole fare. Tre le opzioni:

  • lasciare il lavoro con Quota 103;
  • restare al lavoro senza utilizzare il bonus nello stipendio;
  • lavorare chiedendo l'incentivo.

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