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Martedì, 19 Marzo 2024
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In pensione a 64-65 anni, Quota 103 e Super Ape Sociale: chi potrà lasciare il lavoro

Pensioni: pressing su Draghi e Franco per modificare l'impostazione di Quota 102 e 104. Lo scalone non sarebbe annullato per tutti. Rischia la 'classe 1960'. La chiave di volta della trattativa potrebbe essere la Super Ape Sociale allargata da gennaio a molte più professioni

E' la prossima la settimana decisiva sul fronte pensioni, quella in cui si devono stabilire i punti fermi per traghettare il sistema previdenziale oltre Quota 100. Il governo Draghi  ha proposto una transizione di 2 anni con Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023: tuttavia ci sarebbe un tentativo di ammorbidire ulteriormente quello che nel Dpb viene definito "graduale ed equilibrato passaggio verso il regime ordinario". Una fetta della maggioranza e i sindacati stanno intensificando il loro pressing per provare a modificare in extremis la proposta del ministro dell’Economia, Daniele Franco. La ricerca di una mediazione deve tenere conto però del limite delle risorse, in tutto circa 1,5 miliardi in tre anni: nella trattativa tra governo e partiti sulle pensioni spunta Quota 103.

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Pensioni: spunta Quota 103

In mezzo alla proposta di Quota 102 e Quota 104, da conseguire con 64 e 66 anni di età anagrafica e 38 di contributi rispettivamente nel 2022 e nel 2023, ci potrebbe essere anche una opzione in più: ovvero Quota 103, sommando 65 anni di età ai 38 di contributi. Quota 103 rientrerebbe nell'ambito della mediazione più difficile, quella con la Lega di Salvini, che continua a dire "no a modifiche a Quota 100". L'ipotesi suggerita dagli emissari di Salvini allungherebbe al 2024 la transizione, prima di un eventuale ritorno della legge Fornero che stabilisce l'uscita a 67 anni. "Il negoziato andrà avanti nel fine settimana e a ridosso del Consiglio dei ministri che potrebbe essere convocato martedì o mercoledì per approvare la finanziaria - assicura oggi la Stampa -  La Lega sa che non può chiedere per le pensioni la stessa cifra che l'esecutivo ha messo nel 2022 per il reddito di cittadinanza (8 miliardi). Spingere un po' più in là lo spettro della Fornero, di un anno per ora, e ottenere una finestra in più e qualche tutela per lavori usuranti e lavoratori precoci, "sarebbe un buon compromesso".

Il pressing su Franco ha lo scopo di evitare una transizione di soli due anni tra la fine di Quota 100 e il ritorno integrale alla riforma Fornero con il ricorso a Quota 102 nel 2022 e a Quota 104 nel 2023, con la sola aggiunta di una proroga così com'è dell'Ape sociale. Quindi tra le ultime opzioni valutate, quella di una transizione più lunga salendo a tre (o quattro) anni potrebbe contare su un altro passaggio intermedio a Quota 103 nel 2023.

C'è un elemento molto importante da sottolineare: secondo il ministro dell'Economia Franco e il premier Draghi, le norme sul tavolo rappresentano già una mediazione. Nei fatti il governo ha rinunciato a disegnare una vera riforma, privilegiando un provvedimento temporaneo. A superare la legge Fornero in via strutturale ci penseranno i governi del futuro. La certezza è che è ampiamente saltata qualsiasi ipotesi di un anticipo della pensione con il ricalcolo contributivo (era il piano del presidente dell'Inps, Pasquale Tridico).

La coperta è però cortissima e anche con Quota 102 o 103 ogni intervento non potrebbe superare le risorse stanziate. Inoltre, evidenza Repubblica, il rischio scalone, ovvero l'aumento dell’età per la pensione sale dai 62 anni di Quota 100 ai 67 anni del requisito ordinario per la vecchiaia, non sarebbe annullato in toto dalle nuove quote. Anche Quota 102 con 64 anni e 38 di contributi - fanno notare i sindacati - non annullerebbe lo scalone: "Ad esempio un lavoratore nato il 15 gennaio del 1960 se arriva a quota 100 nel 2022 - quando raggiunge i 38 di contributi - resterebbe al lavoro altri quattro anni e alla fine uscirebbe con i requisiti per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi), sempre che non perda prima il lavoro. La “classe 1960” si candida a diventare la classe simbolo di questa trattativa". Un esperto come Alberto Brambilla, pur favorevole a Quota 102, osserva che passare l’anno successivo a Quota 104 è un "errore tecnico" che bloccherebbe molti lavoratori per 5 anni.

Roberto Ghiselli (Cgil) non ci sta: "La platea di Quota 102 è di poche migliaia di lavoratori, mentre Quota 104 è di fatto inutile perché vicina ai requisiti Fornero, con 66 anni e 38 di contributi. Evitiamo di fare anche stavolta un’operazione tampone, rinviando problemi e altri scaloni al futuro".

Dal Pd chiedono "uno stanziamento aggiuntivo". Magari per quella Super Ape Sociale, ovvero un anticipo pensionistisco allargato ad altri 30 gruppi di lavoratori gravosi, tra cui portantini, estetisti, forestali, fabbri ferrai, vasai, fonditori, poligrafici, magazzinieri. In base alle stime Inps, il costo sarebbe molto basso: 16,7 milioni nel 2022 e un massimo di 35 milioni nel 2026. "Se poi si considerano anche altre tre opzioni - proroga dell’Ape sociale fino al 2026, eliminazione del requisito dei 3 mesi dalla fine della Naspi, la riduzione da 36 a 30 anni di contributi del requisito per gli edili - il costo della Super Ape si alza a 127 milioni nel 2022, con un massimo di 805 milioni nel 2026" evidenzia Repubblica. La chiave di volta forse sta qui.

Infine, secondo il Sole 24Ore, la Lega starebbe lavorando a una proposta alternativa da sottoporre al governo e agli altri partiti della maggioranza: "Una proposta che, se non dovesse essere possibile scendere a Quota 101, potrebbe essere imperniata su una Quota 102 sostanzialmente “fissa”, con ampie deroghe per rendere più agevole il pensionamento anticipato ad alcune categorie di lavoratori o per fasce di reddito".

Pensioni: con Quota 102 nessuna penalità

Il 31 dicembre termina Quota 100. Il governo Draghi varerà la mini-riforma delle pensioni al prossimo Consiglio dei ministri. Sul tavolo c'è la proposta per attutire lo scalone stabilito dalla legge Fornero con due scalini nel biennio: Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023, che dovrebbero maturare con 64 e 66 anni di età anagrafica (per Quota 100 erano 62) e 38 di contributi. Nella trattativa con i partiti filtra l'ipotesi di aggiungere Quota 103.

Chi non vuole uscire anticipatamente potrà restare al lavoro fino a 67 anni. Con Quota 102 un dipendente pubblico o privato, con uno stipendio medio intorno ai 1.600 euro, che tra il 2019 e il 2021 è andato in pensione con Quota 100 - ossia con 62 anni di età anagrafica e 38 di contributi - prende un assegno mensile di circa 1.300 euro. Questo lavoratore è uscito dal lavoro senza penalità, come previsto da Quota 100, ma ha comunque versato 4-5 anni in meno di contributi. Con la legge Fornero, infatti, la pensione sarebbe scattata a 67 anni, o anche prima in base al requisito contributivo: 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 per le donne. Con la pensione di vecchiaia il lavoratore avrebbe potuto aggiungere 2-300 euro al mese al suo assegno. Con Quota 102 lo stesso dipendente che non è uscito con Quota 100 potrebbe farlo con 64 anni e 38 di contributi, beneficiando dello stesso trattamento. 

Il dibattito è ancora molto aperto

"Il dibattito è ancora molto aperto. Il governo ha chiara la necessità di non passare direttamente da Quota 100 alla situazione Fornero. Da qui l'idea di Quota 102-104, forse 103". Ma quella delle Quote "è una prospettiva che ha dei limiti, perché si richiede un periodo contributivo molto lungo che favorisce gli uomini e perché rappresenta comunque una soluzione transitoria, mentre sarebbe opportuno aprire alla flessibilità". Lo ha sottolineato la sottosegretaria al Mef, Maria Cecilia Guerra, a Radio Anch'io. L'esponente di Leu ha sollevato anche il problema dei lavori usuranti e gravosi, "che andrebbero considerati con particolare attenzione", oltre a quello dei giovani a cui "nel lungo periodo bisogna pensare". "Il governo ha proposto queste soluzioni limitando la questione alla transizione, - ha aggiunto - ma si è aperto un dibattito in cui bisogna provare a trovare soluzioni di più lungo respiro". Tuttavia "le risorse sono poche per fare una riforma. E' un discorso delicato che richiederà il confronto con le parti sociali", ha concluso.

L'indicizzazione delle pensioni nel 2022

Con la prossima manovra verrà rivista anche l’indicizzazione delle pensioni: non si tornerà del tutto al vecchio meccanismo più favorevole, ma ci saranno comunque miglioramenti rispetto al sistema di adeguamento parziale utilizzato negli ultimi tre anni.

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