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Venerdì, 26 Aprile 2024
Il caso

Ci sono speculazioni sul prezzo del gas?

Diversi osservatori (e lo stesso ministro Cingolani) sostengono che la riduzione delle forniture russe non basti a spiegare un'impennata così importante del costo del combustibile. Le cause dietro la crisi però sono diverse e anche il price cap potrebbe avere delle controindicazioni

Il prezzo del gas continua a macinare record. Il costo del combustibile sul mercato di riferimento Ttf di Amsterdam è passato dai circa 27 megawattora (MWh) dello scorso agosto agli oltre 300 euro/Mwh di questi giorni. A cosa si deve questa impennata è presto spiegato: meno gas arriva dalla Russia (che taglia i flussi per rispondere alle sanzioni), più fibrillazioni ci sono sui mercati. Un altro motivo secondo gli esperti è il forte aumento della domanda che arriva da Cina, India e altri Paesi asiatici che contribuisce a generare un disequilibrio tra domanda e offerta. 

Di fronte a un prezzo decuplicato però anche alcuni esperti del settore hanno iniziato a chiedersi se dietro i rialzi non si nascondano anche manovre speculative. Il sospetto, in altre parole, è che qualcuno stia approfittando della situazione per lucrare ulteriormente sul costo del combustibile, facendo leva sulla necessità dei Paesi europei di fare scorta di gas in vista dell'inverno. A questo proposito, intervenendo pochi giorni fa al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, il premier Draghi ha sottolineato che il livello degli stoccaggi "ha ormai toccato l'80%, in linea con l'obiettivo di raggiungere il 90% entro ottobre". Non è detto però che la crisi del gas si risolverà con il riempimento dei serbatoi. La nostra capacità di stoccaggio è infatti di circa 17 miliardi di metri cubi, ma annualmente ne consumiamo tra i 70 e gli 80 miliardi.  

Cingolani e le presunte speculazioni sul prezzo del gas

Come uscire dalla crisi? Giorni fa il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani ha annunciato che all'inizio della prossima settimana a Bruxelles si terrà una riunione "a cui parteciperà una nostra task force" nel corso della quale si esaminerà la possibilità di fissare un tetto al prezzo del gas per evitare speculazioni".

È stato proprio Cingolani a parlare a più riprese di speculazione spiegando ad esempio a fine luglio che "i prezzi erano saliti alle stelle anche prima della guerra. Chiamalo nervosismo, domanda-offerta, mismatch, ma anche speculazione: si fa fatica a spiegare questo livello di prezzo per delle minacce di Putin". Per questo secondo Cingolani il "price cap è l'unica soluzione etica per dare una mano a livello europeo".

Già a giugno il ministro aveva affermato che "non siamo in un periodo di carenza di gas semplicemente è speculazione" e aveva parlato di "aumenti improvvisi assolutamente privi di senso". E ancora prima, a marzo, aveva detto in un'audizione al Senato: "Non c'è qualcuno in Italia che sta facendo qualcosa di sbagliato. Il problema è la grande speculazione in certi hub in cui si scambiano certificati e future: il Ttf a livello europeo e il Psv italiano (punto di scambio virtuale, ndr)".

Perché il prezzo del gas sta aumentando (non c'entra solo la Russia)

Secondo Matteo Villa dell'Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) parlare di speculazione è però fuorviante. Basandosi sui dati relativi ai prezzi del gas negli ultimi 12 mesi, Villa ha messo in evidenza una correlazione abbastanza palese tra il costo del combustibile al Ttf di Amsterdam e il sovrapprezzo che paghiamo rispetto al mercato asiatico. Dal momento che per sostituire il gas russo l'Europa si sta affidando (almeno in questa prima fase) principalmente al Gnl (ovvero il gas liquefatto), oggi siamo costretti a pagare di più per superare la concorrenza dei Paesi dell'Asia. Insomma, taglia corto Villa, "non è la borsa di Amsterdam a funzionare male. È la nostra dipendenza dal gas russo a non poter essere lasciata alle spalle con facilità. Per farlo servono anni, e sacrifici". 

Se nei mesi scorsi i vari lockdown in Cina hanno contribuito a contenere la domanda, ora che la richiesta di gas si è impennata anche a est per contendere il Gnl al mercato asiatico siamo costretti a pagarlo di più. In altre parole, spiega Villa, "per «rubare» più GNL all'Asia dobbiamo convincere fornitori con contratti rigidi, che chiedono di essere pagati anche per quello". 

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A ciò si aggiunge il fatto che la Russia continua ad aprire e chiudere i rubinetti per ricattare l'Europa facendo schizzare in alto i prezzi, mentre i Paesi europei si trovano di fronte alla necessità di riempire gli stoccaggi proprio nel momento in cui i mercati sembrano credere in un'interruzione definitiva delle forniture da parte di Mosca.

Un'altra ragione per cui il costo del gas è lievitato (lo sostengono vari analisti, tra cui Greg Molnar dell'Agenzia internazionale dell'energia) è che l'eccezionale ondata di caldo ha provocato un consumo anomalo di energia elettrica per raffreddare uffici e abitazioni private e allo stesso tempo, a causa della siccità, è diminuita la produzione di energia nucleare e idroelettrica (ricordiamo che il gas viene acquistato anche per produrre elettricità). Traducendo tutto in termini semplici potremmo metterla così: se la domanda aumenta e la quantità di materia prima si riduce (soprattutto a causa del calo delle forniture russe) il prezzo dell'energia non può che salire.

Manovre speculative o concorrenza dei Paesi asiatici?

Secondo alcuni osservatori neppure queste ragioni bastano però a spiegare un aumento così marcato del costo del gas che invece avrebbe anche una componente speculativa. E qui torniamo a parlare del mercato olandese Title Transfer Facility (il TTF) che si è imposto come hub di riferimento in Europa per la compravendita di gas benché ogni Paese abbia poi una sua "piazza" virtuale. Una parte consistente dei contratti di fornitura di gas, da cui poi dipende il costo finale delle bollette, è influenzato proprio dall'indice Ttf. 

Il fatto che si tratti di un mercato deregolamentato e dominato dai trader ha fatto sorgere il sospetto che il costo della materia prima sia in realtà gonfiato e che gli investitori stiano scommettendo sulla minore disponibilità di gas per fare più guadagni. Anche perché, dicono i sostenitori di questa tesi tra cui lo stesso Cingolani, oggi non c'è una vera penuria di materia prima o comunque non a livelli tali da provocare una simile impennata dei prezzi.

Per altri esperti di mercati il rialzo senza precedenti dei prezzi ha invece un motivo semplice: la relativà scarsità dell'offerta causata dalla riduzione dei flussi dalla Russia. Il risultato è che pur di riempire gli stoccaggi in vista dell'inverno è iniziata una vera e propria corsa al rialzo che ha visto i Paesi europei contendersi con quelli asiatici le scorte di Gnl.

Come funzionerebbe il tetto al prezzo del gas 

Di fronte a questo scenario la proposta di Draghi e Cingolani è quella di fissare un tetto europeo al prezzo del gas. In sostanza si tratterebbe di individuare un limite oltre il quale gli operatori non possono comprare così da fermare le presunte manovre speculative. Una proposta che i Paesi del nord Europa e i mercati non vedono di buon occhio e che secondo i critici potrebbe aver un effetto collaterale non di poco conto: la riduzione delle forniture in Europa. Il motivo è presto detto: non potendo alzare il prezzo per accaparrarsi il bene, quel bene verrebbe venduto altrove.

Non solo. Si parla insistentemente anche di un tetto nazionale e non europeo al prezzo del gas sulla falsa riga di quello introdotto dalla Spagna. Questo meccanismo però funziona in modo diverso. In un contesto simile, semplificando molto, lo Stato imporrebbe ai gestori della rete di vendere l'energia a un determinato prezzo ai clienti finali rimborsando a sua volta le aziende per i mancati guadagni. 

(Credit grafico in alto Icis)

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