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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'intervista

"Stavamo meglio quando i tassi d’interesse erano fissi"

Tutti i problemi dell'attuale sistema monetario "non democratico, ingiusto e insostenibile" secondo Enrico Grazzini, autore del libro "Il fallimento della moneta"

Le banche centrali continuano ininterrottamente ad alzare i tassi d’interesse per contrastare l’inflazione, andando involontariamente a colpire imprese e famiglie alle prese con finanziamenti e mutui sempre più inaccessibili. Secondo Enrico Grazzini, autore del libro "Il fallimento della moneta" edito da Fazi Editori, si stava meglio quando i tassi d’interesse erano fissi, ovvero nei cosiddetti trenta gloriosi (1945-1975), i trenta anni del dopoguerra, quelli dopo gli accordi di Bretton Woods. Perché? Perché il sistema monetario con la globalizzazione è diventato instabile, è sempre più soggetto a crisi finanziarie che vanno a colpire non solo l’economia e le imprese ma soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Proviamo a capire meglio la sua teoria, definita da lui stesso "radicale, non perché estremista ma perché va alla radice del problema".

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Gli effetti (devastanti) della globalizzazione sulla finanza

Nei trenta gloriosi, i trent’anni del dopoguerra, non c’è mai stata nessuna crisi sistemica, perché il sistema di Bretton Woods regolava strettamente i movimenti dei capitali e i cambi erano fissi, ha spiegato in un’intervista a Today Enrico Grazzini, autore del libro "Il fallimento della moneta" edito da Fazi Editori. Il capitalismo è cresciuto esponenzialmente, c’è stato il miracolo economico italiano, la ricostruzione del Giappone e dell’economia tedesca. Grazie ai cambi fissi i capitali speculativi non potevano circolare e quindi c’era una certa stabilità. Negli ultimi decenni, invece, abbiamo assistito a crisi finanziarie cicliche.

Tutto è cambiato a partire dal 15 agosto del 1971, da quando il presidente americano Richard Nixon annunciò che il dollaro non sarebbe stato più convertibile e rimborsabile in oro. Il sistema è saltato, i movimenti di capitali hanno provocato la cessazione dei cambi fissi, creando turbolenza finanziaria. Così è nata la grande finanza, quella globalizzata, divenuta oramai incontrollabile.

L’esempio vincente della Cina

Da allora le crisi si sono moltiplicate e sono diventate ricorrenti, ha raccontato Grazzini specificando che solo la Cina è riuscita a scamparle tutte. Negli anni la Repubblica popolare cinese ha sempre seguito un percorso di grande sviluppo perché è sempre riuscita a controllare la moneta e il movimento dei capitali in entrata e in uscita, registrando tassi di sviluppo paragonabili a quelli dell’Europa e del Giappone nel dopoguerra.

"Il sistema va deglobalizzato", ha dichiarato Grazzini sottolineando che "controllare la finanza è importante, perché quando si dà libera circolazione ai capitali non si ha più il controllo di nulla". Da non sottovalutare poi il ruolo che le monete digitali potrebbero avere in futuro, vediamo perché.

"L’attuale sistema monetario non è democratico"

Le grandi società digitali del web, Facebook, Apple, Amazon, Alibaba, solo per citarne alcune, hanno cominciato a emettere valute digitali private che spaventano molto le banche centrali nazionali. A loro volta queste ultime, compresa la Bce, hanno cominciato a sperimentare monete digitali proprie per non mettere a repentaglio la sovranità nazionale monetaria degli Stati. Secondo Grazzini si tratta di un’occasione importante, perché con le monete digitali le banche centrali potrebbero aprirsi al pubblico, evitando l’intermediazione delle banche che di fatto rende il sistema monetario attuale “ingiusto e insostenibile”.

Pochi lo sanno ma oltre il 90 per cento della moneta viene creata dal nulla dalle banche commerciali per il loro profitto. Gli istituti di credito privati creano moneta fittizia, totalmente equiparata alle banconote di Stato, tramite i crediti. Lo fanno “con un’operazione assolutamente legale e legittima”, ci tiene a precisare il giornalista economico, sottolineando però che così l’attuale sistema monetario dipende totalmente dalle regole del profitto privato. "Un sistema basato sul profitto crea gravi disuguaglianze, perché le banche private concedono crediti a basso costo a chi offre più garanzie e finanziamenti ad alto costo a chi ne ha meno". Da considerare poi che nei periodi più difficili, quando c’è maggiore bisogno di denaro nell’economia, le banche commerciali lesinano sul credito per non rischiare, nei periodi migliori concedono più finanziamenti del dovuto creando surplus di debito. "Questo è un difetto genetico del sistema monetario, che tende ad amplificare i boom ma anche i crack". Un sistema del credito di questo tipo, basato sulla privatizzazione della moneta - spiega l’autore del libro – non solo non è democratico ma diventa un fattore di instabilità. In poche parole, "il sistema finanziario è il principale fattore di crisi dell’economia reale" in grado di generare disoccupazione e povertà.

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Monete digitali: chance per riconsegnare alle banche centrali la sovranità monetaria

Con l’avvento delle monete digitali "c’è l’opportunità di rinazionalizzare la moneta e di aprirla a tutto il pubblico, alle famiglie, alle imprese, agli enti pubblici, senza l’intermediazione delle banche", ha dichiarato Grazzini ricordando che la moneta è un bene pubblico e che le banche centrali hanno un ruolo istituzionale volto a tutelare gli interessi pubblici. Così facendo si lascerebbe la funzione creditizia alle banche private (che si occuperebbero di risparmi e investimenti) e quella monetaria alle banche centrali. “Attualmente il grande scandalo che nessuno vede è che le banche centrali emettono moneta solo per le banche private e non per il pubblico”, ha tuonato l’esperto.

Ma non è tutto: secondo l’autore del libro le banche centrali dovrebbero essere nominate dalla società civile, governate dalle associazioni dei lavoratori, degli imprenditori e dei consumatori, in accordo con le istituzioni democratiche. "Le banche centrali non possono più avere un potere assoluto sulla moneta, che è un bene comune fondamentale. Non possono più fare il bello e il cattivo tempo nell’economia, governando la moneta in maniera assolutamente autocratica, facendo il gioco del sistema bancario. La democratizzazione delle banche centrali – conclude - è fondamentale e deve essere sancita anche nelle costituzioni, perché questi organismi hanno un potere enorme sulla nostra vita quotidiana".

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