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Sabato, 27 Aprile 2024

Marianna Ciarlante

Giornalista

Perché Keep Breathing su Netflix merita una chance

Lo diciamo subito, Keep Breathing non è una serie eccezionale, però, ci sono diversi motivi per cui merita di essere vista. Netflix ha scelto di puntare su una nuova serie di sopravvivenza in questo mese di luglio, una miniserie di sei episodi che si riesce a finire anche in una sola serate e che, al di là dell'aspetto "surviving", ha davvero tanto da dire. Tutto inizia con un incidente aereo dove a sopravvivere è una sola persona, una ragazza che è quindi costretta a cavarsela trovando cibo, acqua e una via verso la salvezza nel bel mezzo di una foresta. Non deve, però, solo sopravvivere fisicamente ma anche affrontare tutti i suoi demoni personali. Nonostante l'aspetto della sopravvivenza poco verosimile, sono diversi gli spunti riflessivi che rendono questa serie profonda e di spessore. Grazie a numerosissimi flashback che riempiono gli episodi, Keep Breathing riesce a trattare diversi temi, molto attuali e interessanti, che spingono a una profonda introspezione ed a un esame di coscienza non solo la protagonista della storia ma anche gli stessi spettatori. 

Uno degli aspetti più belli di Keep Breathing è come affronta il tema della maternità. Questa serie, infatti, racconta tutta l'imperfezione e il caos del trovarsi a essere un genitore senza che lo si sia davvero desiderato e dà spazio a un personaggio, quello della mamma della protagonista Liv, molto interessante proprio perché una mamma che superficialmente si considererebbe "sbagliata". "Sono una persona, sono un'artista e non solo una mamma" dice la donna al marito che l'accusa di ricoprire male questo ruolo e la donna dà, così, voce a tutte quelle mamme che, oltre a essere portatrici di vite umane, continuano a mantenere la propria individualità essendo anche "egoiste" per certi versi ma non abbandonando mai se stesse e la propria identità. Un tema delicato che viene messo in mostra in questa serie con l'esempio di quella che sarebbe considerata una "cattiva madre" ma che, alla fine, non fa altro che fare ciò che crede migliore per lei e sua figlia.

E poi c'è il tema della sindrome dell'abbandono, altro aspetto approfondito in modo molto interessante nella serie. La protagonista, donna dal cuore di ghiaccio, altro non è che un'adulta che si porta dietro gli strascichi di un'infanzia dove si è sentita abbandonata e, così, non lascia entrare nessuno nella sua vita e tiene alla larga qualsiasi forma di felicità per non restare delusa, rifugiandosi solo nel lavoro che diventa l'unica sua ragione di vita. Liv, infatti, è una "workaholic" che non lascia che le emozioni intralcino la sua vita schematica e regolare e, così facendo, "schiva gli spassi" e perde tutto ciò che potrebbe rendere la sua vita migliore.

Lasciando stare le continue cadute, le estenuanti camminate nel bosco, le ferite rimarginate miracolosamente, gli orsi e le bussole autocostruite che puntano sempre a Nord, Keep Breathing è una buona serie che spinge all'autoanalisi e dà un bell'esempio di lotta personale per restare, a tutti i costi, vivi e andare avanti. Per tutti questi motivi, e per il suo bellissimo finale aperto, Keep Breathing merita una chance su Netflix.  

Voto: 7

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