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Venerdì, 26 Aprile 2024
AFGHANISTAN / Afghanistan

Afghanistan, allarme infiltrati nelle forze di sicurezza

E' la nuova strategia adottata dai talebani, resa possibile da un sistema di reclutamento che non è in grado di controllare i profili delle nuove leve

Più si avvicina la data prevista per il ritiro delle truppe straniere dall'Afghanistan, più la situazione nel Paese sembra essere fuori controllo. Il nuovo allarme è stato lanciato proprio da Kabul. Secondo gli ultimi dati, sarebbero sempre di più gli insorti che riescono ad infiltrarsi tra le forze di sicurezza, riuscendo così a colpire dall'interno gli uomini della coalizione.  

Sono almeno 40 i soldati che dall'inizio dell'anno hanno perso la vita in questi attacchi, e nelle basi statunitensi ben il 10% dei decessi è da attribuire a questo fenomeno, come scrive il quotidiano francese Le Figaro.  

Misure contro gli inflitrati - Poprio due giorni fa il presidente Hamid Karzai ha chiamato a raccolta i membri del Consiglio Nazionale di Sicurezza per discutere del problema. Lunedì il generale Sher Mohammad Karimi, capo di stato maggiore dell'esercito nazionale afghano, aveva annunciato alcune misure per scovare gli infiltrati.

Decine di agenti saranno inviati nelle basi di tutto il Paese al fine di identificare elementi sospetti. Alle reclute sarà inoltre vietato l'utilizzo dei telefoni cellulari, e tutte le conversazioni telefonche di soldati saranno monitorate.

Lunedì a Kabul si sono presentati per discutere di questo problema anche i generali Martin Dempsey e James Mattis, rispettivamente capo di stato maggiore dell'esercito statunitense e capo delle operazioni militari americane nella regione. 

Strategia dei talebani - Zabihullah Mujahid, portavoce dei talebani intervistato dal quotidiano francese, ha ammesso l'utilizzo di questa nuova tattica. "Tutti gli anni studiamo i rapporti della Nato. L'anno scorso gli attacchi degli infiltrati si sono rivelati essere un mezzo preciso ed efficace per uccidere il nemico".  

Non tutti gli attacchi sarebbero però opera degli insorti. Spesso si tratta anche di persone "con problemi mentali, che li portano a colpire i compagni. Altri attacchi sono dovuti a dei litigi” spiega Najib Nectzad, portavoce del ministro dell'Interno afghano.  

Le falle del sistema di reclutamento - Questo fenomeno ha messo però in luce uno dei punti deboli di Kabul: un sistema di reclutamento che mira a raggiungere rapidamente le 352mila unità, numero richiesto per poter dare il via a quel periodo di “transizione” che permetterà di “restituire la sovranità” al governo afghano entro la fine del 2014.  

Siamo quindi di fronte ad un sistema che non permette di controllare chi siano effettivamente le nuove leve, facendo entrare nelle forze armate infiltrati e insorti. Questo problema potrebbe mettere a rischio proprio il periodo di transizione, durante il quale viene chiesto ai soldati afghani e a quelli stranieri di lavorare insieme.  

Anche i membri della coalizione iniziano a prendere i propri provvedimenti. Ai militari statunitensi è stato chiesto di girare sempre armati, una precauzione “in grado di far guadagnare 3 o 4 secondi” in caso di attacco, come spiega Amy Hession, addetto stampa dell'Isaf (International Security Assistance Force). Dal canto suo, Washington sta pensando di aumentare il numero dei cosiddetti “angeli custodi”, soldati responsabili della sicurezza dei compagni. 

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