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Domenica, 28 Aprile 2024
La guerra nella Striscia / Israele

Corsa contro il tempo per un cessate il fuoco a Gaza, l'Oms: "Si rischiano 80mila morti"

Per la prima volta anche gli Stati Uniti, con la vicepresidente Harris, hanno chiesto lo stop alle ostilità. Per Hamas un accordo non potrà essere raggiunto prima del Ramadam, il prossimo 10 marzo

È ormai corsa contro il tempo per provare a raggiungere un cessate il fuoco a Gaza e fermare un conflitto che, se andasse avanti ancora a lungo, potrebbe portare a un catastrofico bilancio di oltre 80mila morti. Sul tavolo dei negoziati c'è una proposta per una tregua di sei settimane nei combattimenti, ma un via libera non sarà raggiunto "prima della fine della prossima settimana", ossia in concomitanza con l'inizio del Ramadan del 10 marzo. Lo sostiene il Wall Street Journal, citando una fonte interna di Hamas.

Con il tempo che passa, il numero dei morti che ha superato le 30mila unità, anche gli Stati Uniti sembra stiano perdendo la pazienza con il loro alleato e per la prima volta il governo di Washington ha chiesto un cessate il fuoco immediato. A farlo non è stato il presidente Joe Biden, ma la sua braccio destro, Kamala Harris. "La gente a Gaza sta morendo di fame. Le condizioni sono disumane e la nostra comune umanità ci obbliga ad agire", ha dichiarato la vicepresidente in occasione di un evento per commemorare il 59esimo anniversario della "Domenica di sangue" in Alabama. "Il governo israeliano deve fare di più per aumentare significativamente il flusso di aiuti. Non ci sono scuse", ha chiesto Harris. "Data l'entità delle sofferenze a Gaza, è necessario un cessate il fuoco immediato per almeno le prossime sei settimane, che è attualmente sul tavolo dei negoziati", ha continuato la vicepresidente, sostenendo che "questo permetterà di liberare gli ostaggi e di consegnare una quantità significativa di aiuti".

Le sue parole riflettono la frustrazione di Washington per il prolungarsi di questa guerra che sta danneggiando il consenso di Biden tra gli elettori di sinistra e quelli di origine araba. Nelle primarie democratiche in Michingan una protesta contro la linea del presidente in Medio Oriente ha addirittura raggiunto il risultato di portare ben 100mila persona a votare 'uncommitted', una sorta di scheda bianca, un gesto che era stato chiesto proprio per rendere visibile il dissenso. Ora Harris ha detto che Israele deve aprire nuovi valichi di frontiera, non imporre "inutili restrizioni" alla consegna degli aiuti, proteggere il personale umanitario e i convogli dal diventare bersagli, e lavorare per ripristinare i servizi di base e promuovere l'ordine in modo che "più cibo, acqua e carburante possano raggiungere chi ne ha bisogno". Sabato gli Usa hanno anche effettuato il primo lancio aereo di aiuti nella Striscia e oggi (4 marzo) Harris ha in programma un incontro con il membro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz alla Casa Bianca, dove ci si aspetta un messaggio altrettanto diretto.

Il rischio è anche di una estensione del conflitto in Cisgiordania e magari nell'intera regione. Durante la notte le forze israeliane hanno fatto irruzione nella capitale amministrativa palestinese di Ramallah, nella Cisgiordania occupata, uccidendo un sedicenne in un campo profughi durante quella che è stata la più grande incursione nella città da anni. Come riporta la Reuters, diversi testimoni che decine di veicoli militari sono entrati nella città, che è la sede dell'Autorità Palestinese guidata dal presidente Mahmoud Abbas. Dal 7 ottobre la violenza è aumentata in tutta la West Bank parallelamente alla guerra di Gaza, con almeno 400 palestinesi uccisi negli scontri con i soldati israeliani e i coloni. E le cose sembrano destinate solo a peggiorare.

Con la possibilità di un attacco a Rafah che incombe, la situazione umanitaria nella Striscia è sempre più catastrofica. "Se a Gaza non ci sarà un immediato cessate il fuoco e un incremento deciso degli aiuti umanitari, registreremo 85mila nuovi morti per traumi ed epidemie. Se invece il cessate il fuoco sarà raggiunto, possiamo aspettarcene 6mila", ha avvertito Richard Brennan, direttore regionale per le emergenze dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) parlando al Cairo alla delegazione italiana di parlamentari, ong e giornalisti che si è data appuntamento in questi giorni per raggiungere in valico di Rafah. Brennan ha citato recenti studi della John hopkins University e della London School of Hygiene & Tropical Medicin rispetto al "peggiore scenario del conflitto" avviato da Israele in reazione agli assalti dei commando di Hamas del 7 ottobre che, sostiene il funzionario dell'Onu, "è totalmente sproporzionato e viola ogni aspetto del diritto umanitario".

La mancanza di cibo, acqua e risorse fa sì che "assistiamo ad assalti e saccheggi di convogli di aiuti umanitari da parte di criminali comuni" denuncia Brennan. "Non è una novità nei contesti di conflitto, ma questo aggrava la situazione". Per dare un'idea della crisi, il responsabile dell'Oms fa sapere che a Rafah, dove attualmente si concentrano oltre un milione e mezzo di sfollati, su una popolazione totale dlela Striscia di circa due milioni e mezzo di persone, "c'è un solo bagno per 400-600 persone".

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