Crisi tra Ankara e Il Cairo sulla legittimità della destituzione di Morsi

I "giorni terribili" delle proteste per Gezi Park sono alle spalle, ma oggi per Recep Tayyip Erdogan non è stata una giornata affatto facile.
Dall'Egitto del dopo colpo di mano militare, che ha deposto "l'amico" presidente Morsi, esponente della Fratellanza Musulmana la cui ideologia è vicina a quella dell'islamismo moderato dell'Akp, sono arrivate forti critiche alle dichiarazioni del premier turco nelle quali si sosteneva come Morsi fosse "l'unico legittimo presidente egiziano".

Il governo del Cairo ha espresso "forte irritazione" per queste parole. "C'è una forte irritazione per le dichiarazioni ripetute dei dirigenti politici turchi sulla situazione interna egiziana", si legge in un comunicato del Ministero degli Esteri del Cairo che invita Ankara a "mettere gli intessi comuni e i legami storici fra i due Paesi al di sopra di ogni altra considerazione".

Turchia ed Egitto sono i due pesi massimi, per popolazione e influenza socio-politica, del Medio Oriente sunnita, e questa spaccatura non aiuta una regione in preda alle convulsioni dell'attuale guerra siriana e della crisi sul nucleare di Teheran.

E proprio dalla Siria arriva un'altra tegola, seppur solo simbolica, che testimonia dello iato sempre più profondo che divide i due paesi un tempo "vicini": l'università di Aleppo ha tolto al premier turco Recep Tayyip Erdogan il dottorato honoris causa che gli aveva assegnato nel 2009, a causa del suo sostegno ai ribelli siriani e per la violenta repressione delle proteste in Turchia.
Già ampiamente metabolizzata, questa divisione rischia di impedire sbocchi diplomatici a una situazione che, alla luce dello stallo nei combattimenti, con l'esercito lealista siriano che rafforza le sue roccaforti sul terreno e sembra pronto a sferrare il contrattacco, rischia di incancrenirsi sempre più.